L’abbinamento fra jazz e religione sembra a prima vista improbabile, eppure sono moltissimi i musicisti jazz che hanno composto Messe, opere sacre o legate al mondo spirituale. La Messe des Saintes-Maries-de-la-Mer, scritta negli anni ‘40 da Django Reinhardt per celebrare il popolo Rom, è rimasta inedita a lungo, ma le cose cambiano dagli anni ‘60 in poi. Jazzisti come Lalo Schfrin, Dave Brubeck, J.J. Wright, Mary Lou Williams e, più vicini a noi, Enrico Intra e Giorgio Gaslini, si lanciano nell’impresa, anche se la tipologia più diffusa di Sacred jazz (o Jazz Mass) è quella un genere suonato perlopiù in forma concertistica e discografica che negli ambienti specifici del culto.
Potrebbe il jazz essere accettato nella Messa moderna? Il suo ingresso nella liturgia potrebbe gettare una nuova luce sul culto e aprirlo a un nuovo pubblico?
Domande che Patricia Barbetti e Giovanni Conti porranno a Guido Michelone, scrittore e docente di Storia, Analisi ed Estetica della Musica Jazz al Conservatorio Vivaldi di Alessandria e all’Università Cattolica di Milano e a Gerlando Gatto, giornalista musicale e insegnante di Storia del Jazz e Analisi delle forme presso il Conservatorio Respighi di Latina.
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