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Una vita per un’altra

Consenso presunto o consenso informato per “Favorire la donazione di organi e salvare vite umane”?

  • 14.10.2019
  • 36 min
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Sono oltre 1400 le persone in Svizzera in attesa di una donazione di organi. E in media, dovranno aspettare un anno prima di poter ricevere l’organo che può salvare loro la vita. E per molti di loro, l’attesa sarà troppo lunga. E ogni anno un centinaio di persone muoiono in attesa di trapianto.

Oggi in Svizzera, la donazione di organi è possibile soltanto con il preventivo consenso esplicito della persona deceduta. Nonostante negli ultimi sei anni il numero di donatori è in aumento, grazie anche al programma di sensibilizzazione avviato dalla Confederazione, nelle statistiche internazionali il nostro Paese si situa la di sotto della media.

Secondo i promotori dell’iniziativa “Favorire la donazione di organi per salvare vite umane”, occorre passare dal cosiddetto “consenso informato” al “consenso presunto”. Vale a dire, tutti sono donatori, tranne chi segnala esplicitamente la propria opposizione. I contrari a questo cambiamento citano le cifre: nei cantoni dove si è cambiato sistema, da uno all’altro e nelle due direzioni, la percentuale dei donatori è rimasta invariata. Inoltre, sottolineano, il "consenso presunto" può trasformare il sentimento profondo e intimo del dono in una sorta di estorsione.

Un cambio invece necessario, secondo gli iniziativisti. Nonostante oltre l’80 per cento della popolazione si sia dichiarata, in un sondaggi del 2015, favorevole alla donazione di organi, al momento pratico soltanto nel 5 per cento dei casi è disponibile una decisione documentata del potenziale donatore, e soltanto un terzo dei famigliari più stretti conosce le volontà del defunto. E nella maggior parte dei casi i famigliari rifiutano una donazione di organi, anche se in molti casi non rispecchia il desiderio del defunto.

Ma lo scorso 13 settembre, il Consiglio federale ha giudicato che l’iniziativa è troppo radicale, poiché non considera adeguatamente i diritti dei congiunti. Per questo, ha presentato e messo in consultazione un controprogetto indiretto all’iniziativa, secondo il principio del consenso presunto in senso lato: mancando una dichiarazione del donatore, spetterà ai famigliari decidere.

Modem ne discute con
Paolo Merlani, Responsabile Servizio Medicina Intensiva EOC, Direttore sanitario Ospedale di Lugano, Membro del Consiglio di fondazione Swisstransplant
Sebastiano Martinoli, co-presidente dell’associazione “Insieme ricevere e donare”, medico chirurgo in pensione, pioniere in Ticino della sensibilizzazione alla donazione d’organi
Alberto Bondolfi, professore onorario di etica Università di Ginevra

Modem su Rete Uno alle 8.20, in replica su Rete Due alle 19.25. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app: RSINews e RSIPlay

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