C’è uno stato intermedio, una condizione spirituale in cui non sai più dov’eri prima ma neppure dove sarai dopo; non ti senti a casa da nessuna parte. È una via di mezzo che può spaventare, un sentimento che va ascoltato e, soprattutto, accettato perché, in fin dei conti, è sopportabile.
One Sentence.Supervisor chiudono il cerchio della “musica temporanea”, una serie di 3 dischi completata il 22 marzo con la pubblicazione di “Temporär Musik 20-29” (Irascible). È una celebrazione della continua e inesorabile trasformazione individuale e globale. La temporaneità come unica costante nei tempi di crisi.
One Sentence.Supervisor, negli anni, ci hanno abituato a costanti cambiamenti di formazione, e in tutto questo entusiasmante divenire dinamico, resta immutata la fede nell’approccio sperimentale e indie verso un rock ipnotico e riverberato, costruito sulla ripetizione di riff di chitarre e linee di basso e batteria galoppanti che riescono, ogni volta, a catturare lo spirito della nostra epoca. È un approccio che definisce l’atmosfera unica di questa musica, più che il genere.
Sandra Romano ha incontrato il frontman e fondatore Donat Kaufmann
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