Calcio

Le storie di Alberto Cerruti

Costa Rica è una delle tante sorprese dei Mondiali

  • 22.06.2014, 12:24
  • 06.06.2023, 19:45
Costa Rica

Un paese in delirio

  • Keystone

di Alberto Cerruti

Il Mondiale, come il mondo, è bello perché è vario. Alla fine, più che all’Europeo, vincono i più forti ma prima può succedere di tutto, con brucianti eliminazioni delle principesse ed emozionanti promozioni delle cenerentole. Storie belle o bellissime, dalla prima impresa del Galles, che nel 1958 in Svezia riuscì a eliminare la Grande Ungheria vicecampione del mondo quattro anni prima in Svizzera, all’ultimo capolavoro della Costa Rica già in testa nell’albo d’oro delle sorprese. Prima il 3-1 in rimonta al favoritissimo Uruguay, poi l’1-0 all’Italia quattro volte campione del mondo. Nel cosiddetto “girone della morte”, completato dall’Inghilterra, la Costa Rica sembrava la vittima designata e invece è già qualificata agli ottavi, grazie alla regia del tecnico colombiano Jorge Luis Pinto e ai gol di Campbell e Ruiz.

Una lezione atletica e tattica ma anche di umiltà a chi si sente più forte, specie alla nuova e fin troppo elogiata Italia di Prandelli, perché la Costa Rica è un paese di appena 5 milioni di abitanti, più piccolo della Svizzera, grande quanto Roma e dintorni. Non sappiamo fino a dove arriverà la Costa Rica che ha fatto esplodere la "fiesta" dalla capitale San Josè fino al vulcano Arenal, uno dei pochi ancora in eruzione. Ma sappiamo già che non si può parlare di "prima volta" perché Ruiz, l’uomo del gol vittoria contro l’Italia, aveva quattro anni quando un’altra Costa Rica aveva anticipato l’impresa di questi giorni.

Era il mondiale del 1990 in Italia, che evidentemente porta fortuna ai centroamericani, quando Bora Milutinovic, il serbo giramondo di panchine delle Nazionali, guidò la Costa Rica a una storica promozione agli ottavi. Vittoria per 1-0 sulla Scozia, sconfitta di misura 0-1 contro il Brasile e seconda vittoria per 2-1 contro la Svezia. Il sogno si interruppe agli ottavi con un 1-4 contro la Cecoslovacchia, ma il ricordo rimane come rimangono altre belle storie di piccole squadre capaci di superare la barriera corallina della prima fase.

Nel 1986, in Messico, ho assistito a un clamoroso 3-1 del debuttante Marocco sul Portogallo, che gli garantì il primato nel girone, senza sconfitte, con la prima promozione agli ottavi di una squadra africana seguita da un’onorevolissima eliminazione (0-1) contro la Germania Ovest, poi battuta in finale dalla MaraArgentina. E infine è impossibile dimenticare la madre di tutte le sorprese che resiste più di Blatter: quell’1-0 della Corea del Nord all’Italia che nel 1966 regalò il primo ingresso agli ottavi a una nazionale asiatica. Passano gli anni e passano le squadre ma non le storie belle. E allora è proprio vero: il Mondiale, come il mondo, è bello perché è vario.

Alberto Cerruti

Il giornalista della Gazzetta dello Sport Alberto Cerruti

Alberto Cerruti, da 40 anni a “La Gazzetta dello Sport”, ha seguito come inviato e prima firma del calcio otto mondiali, dal 1982 in Spagna al 2010 in Sudafrica. Attualmente collabora con la RSI, come commentatore in studio.

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