dall'inviato a Zurigo Silvio Reclari
"Sono delle scelte che bisogna fare. Avevo a disposizione Lussemburgo e Francia, poi ho scelto col cuore e ho scelto il mio paese". La frase è di Miralem Pjanic, che nel post partita ha spiegato con chiarezza quanto sia grande l'attaccamento alla maglia all'interno della Nazionale bosniaca. Ma pure all'esterno, tra i tifosi, l'amore per la loro squadra è immenso, tanto che ieri sera al Letzigrund sembrava che fossero gli ospiti a giocare in casa.
"I nostri tifosi sono sempre con noi, siamo abituati a essere seguiti dappertutto. Sembrava di giocare in casa... come al solito"
Senad Lulic
Gli appassionati rossocrociati si stanno invece progressivamente disaffezionando alla loro Nazionale, nonostante i risultati siano incontestabili e lì da vedere con le brillanti qualificazioni in serie ai grandi eventi. Il motivo perché questo accade è presto detto: i tifosi non si riconoscono più nei giocatori che li rappresentano o che almeno dovrebbero farlo. Addirittura sui social si leggono frasi del tipo "meglio non partecipare a Mondiali ed Europei ma avere gente che lotta e suda per la maglia".
La questione ora si sposta su Danijel Milicevic. Uno che ha apertamente dichiarato di voler giocare per la Svizzera e che dopo i tre gol in Champions League di quest'anno con il suo Gent avrebbe ampiamente meritato una chance di dimostrare il suo valore, quanto meno in queste due amichevoli. L'ex Lugano e Yverdon non sarà, a meno di clamorosi ripensamenti di Vlado Petkovic (che tra l'altro lo conosce bene), preso però in considerazione e probabilmente finirà a giocare per la Bosnia, già dal prossimo giugno.
"Il ragazzo deciderà da solo. Non si devono mettere pressioni, ma per la Nazionale si deve giocare col cuore, quella è la cosa più importante. Se sceglie noi, saremo molto contenti"
Miralem Pjanic
Nessuno pretende che un giocatore preferisca la Svizzera al suo paese d'origine, o a quello dei suoi genitori. In passato sia Mladen Petric che Ivan Rakitic hanno preferito difendere i colori della Croazia dopo aver fatto tutta la trafila nelle selezioni rossocrociate giovanili. Certo non una mossa che ha attirato le simpatie degli appassionati elvetici, ma almeno è stata rispettata.
Se un calciatore però decide di indossare la casacca rossocrociata deve esserne convinto, come ciascun uomo, nella vita, dovrebbe essere convinto di tutte le scelte che man mano è costretto a fare. Bisogna correre, sudare, impegnarsi perché nello sport la prestazione è tutto e nel calcio un giocatore svogliato rischia di compromettere la prestazione della squadra prima ancora che della Nazionale (o della nazione). Sarebbe bello inoltre che tutti cantassero l'inno prima delle partite ed esultassero dopo i gol, non tanto perché questo sia indice di vero patriottismo o distintivo dell'essere "svizzeri", piuttosto perché quando gioca la Nazionale un paese intero ti sta guardando, un paese intero sta tifando, ed i simboli di questa fede sportiva sono l'inno e la bandiera rossocrociata. Se la scelta è fatta con il cuore certamente si ha voglia di fare tutte queste cose, poiché cuore non mente.
Euro 2016, l'intervista a Miralem Pjanic (29.03.2016)
RSI Sport 30.03.2016, 01:52
Euro 2016, l'intervista a Senad Lulic (29.03.2016)
RSI Sport 30.03.2016, 01:53