Ciclismo

Un sovrano che non ama restare fermo

Il commento di Stefano Ferrando sul successo di Primoz Roglic al Giro d'Italia

  • 28 maggio 2023, 19:03
  • 24 giugno 2023, 08:18
  • SPORT
Primoz Roglic

Ora tocca a lui festeggiare

  • Keystone

dall'inviato Stefano Ferrando

Primoz Roglic è un sovrano che non ama restare fermo, allarga i suoi confini e sposta al contempo l'orizzonte dei suoi possedimenti che si fanno sempre più vasti. Proprio lui che per molti, fino a ieri, era "quello che vince sì, ma le brevi corse a tappe": Tirreno, Catalunya, Baschi, Romandia, Delfinato, Parigi-Nizza (gli manca solo il Tour de Suisse, occhio alle sorprese). Ha aggiunto tre Vuelta consecutive, un oro olimpico a cronometro, una Liegi. Eppure, ogni volta salta fuori il ritornello "ma al Tour de France e al Giro". Detto che il Giro da oggi è cosa fatta, detto che al Tour probabilmente ci pensa e ci riproverà, a noi piace pensare che Roglic sia una delle cose migliori che è capitata al ciclismo di questo secolo.

No, non ritiriamo fuori la storia (incredibile comunque) del saltatore con gli sci che diventa campione in sella ma guardiamo semplicemente all'epica che la sua presenza in corsa ha regalato al ciclismo: voltiamoci agli ultimi anni e scegliamo tre momenti, nella storia dei Grandi Giri… avete già capito, vero? Lui c’è sempre, sempre con ruoli diversi, sempre a farci sgranare gli occhi. Planche des Belles Filles: un Tour già in tasca, un crollo verticale davanti allo scatenato ragazzino connazionale e che (forse) aveva sottovalutato giorni prima lasciandolo andare in fuga. Il casco storto, lo sguardo perso: Primoz diventa, quel giorno, manifesto della sconfitta e della crudeltà dello sport. Tour de France 2022: arrivano Galibier e Granon, la storia della Grande Boucle si arricchisce di un giorno eroico dove le attese e la tattica sono dimenticate dai nuovi eroi su due ruote. Vingegaard strappa la maglia a Pogacar ma chi mette il danese in rampa di lancio? Roglic, ammaccato, acciaccato, ferito, che si sacrifica per la squadra, si spreme, attacca, spaventa il ragazzino della Planche facendolo inseguire e sfinire. Poi si ritira e si cura le nuove ferite comparse sul corpo e nell'anima per un altro Tour svanito ma vinto da un compagno di squadra.

Quindi Lussari: sta recuperando ma Thomas resiste. Thomas collega, avversario, vicino di casa, persona verso cui nutre rispetto esagerato che è a pochi chilometri da diventare il più anziano vincitore del Giro. Primoz frulla sul cemento del Lussari, le urla di tutti quei suoi tifosi arrivati solo per lui lo spingono a crederci davvero. In più conosce ogni albero di quel bosco e di quella salita rifatta all'alba del grande giorno, in silenzio, con le gambe stanche da tre settimane di logoranti attese e chilometri fra acqua, salite e pericolose discese. Sta per spiccare il volo quando… sbaglia. Sbaglia a toccare la leva del cambio mentre la bicicletta vibra per un avvallamento in quel cemento ruvido. La catena scende e lì, tutto cambia. La paura è in chi guarda incredulo, il silenzio di chi sul Lussari è presente dalle prime ore di sabato solo per lui, di chi davanti alla TV urla "non è possibile, ancora un problema". Roglic, si ferma, rimette a posto la catena, riparte spinto da un meccanico in panico e da un tifoso, un suo vecchio compagno di squadra nella Nazionale di salto con gli sci che, vai a capire perché proprio lì e perché proprio lui, si ritrova a pochi metri, in un tratto senza pubblico. Il resto è puro "Rogla": il resto sono 2'200 metri di autentica follia, di muscoli tesi, potenti che girano sprigionando watt e sogni, meravigliosi sogni rosa che gli fanno guadagnare in pochi minuti i secondi necessari a prendersi finalmente la maglia e una storia a lieto fine, anche per lui.

Il commento di Stefano Ferrando (Rete Uno Sport 28.05.2023, 18h30)

RSI Ciclismo 28.05.2023, 20:03

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