Cultura

Aspettando l’Orso d’oro

Ultime ore e ultimi film alla 74esima Berlinale prima della cerimonia di premiazione

  • 23 febbraio, 12:12
  • 26 febbraio, 12:33
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"Architecton" di Victor Kossakovsky (Germany/France, 2024 - 98')

Di: Alessandro Bertoglio

Tra i film che meritano attenzione, non scordiamo i due documentari in gara nel concorso internazionale. Un anno fa vinse a sorpresa “Sur l’Adamant” di Nicolas Philiber. Quest’anno “Architecton” e “Dahomey” hanno catturato l’interesse di pubblico e stampa, ma non arrivando al livello di coinvolgimento e di apprezzamento dell’Orso d’Oro 2023.

“Architecton” del regista russo Victor Kossakovsky, è un racconto a più livelli che ha come idea di base una riflessione sul futuro della proposta architettonica e il suo impatto sulla nostra sopravvivenza ambientale. Sfruttando il contrasto tra due metodologie di costruzione: una storica e sostenibile, usando la pietra; una moderna e poco ecologica, usando il cemento. Al centro il designer e architetto italiano Michele De Lucchi, che realizza una installazione in pietra.

“Dahomey” della regista francese di origine senegalese Mati Diop, prende spunto dalla restituzione, avvenuta nel 2021 da parte del governo francese, di alcuni tesori d’arte appartenenti al regno che fu di Dahomey, oggi il Benin. Lo fa allestendo le sue riprese nell’Università del Benin, dove gli studenti dibattono sul significato di questa operazione politica e culturale, proponendo diversi punti di vista che sfociano in un confronto sul senso dell’arte e sul colonialismo.

Gli ultimi film del Concorso:
“Black Tea” segna il ritorno al cinema a 10 anni da “Timbuctu” del regista mauritano Abderrahmane Sissako. Un film che ha una forte dimensione politica, mescolata ad una storia di liberazione femminile e di amore interrazziale. La parte politica riguarda le interconnessioni, economiche e culturali, tra diverse nazioni in questo contemporaneo ordine mondiale globalizzato. La storia inizia in Costa d’Avorio, dove una donna, Aya, il giorno del matrimonio, pronuncia uno scandaloso “no” all’unione. E ci trasporta, sempre al suo seguito a Guangzhou, in Cina, metropoli che ha la più grande popolazione africana dell’Asia: qui, misteriosamente e perfettamente integrata (parla già fluentemente mandarino) Aya lavora nel negozio di tè di Wong Chai, raffinato uomo di mezza età, divorziato con un figlio. Tra una cerimonia del the e un impegno di lavoro, tra i due scocca la scintilla.

Straordinarie immagini per il quasi documentario “Shambahla” del regista nepalese Min Bahadur Bham, che racconta la storia di una donna, Pema, sposata con Tashi ma anche e contemporaneamente con i suoi due fratelli. Quando Tashi scompare, per lei inizia un viaggio di ricerca del marito, ma anche alla ricerca di se stessa e della sua libertà.

Gli ultimi film Fuori concorso:
“Spaceman”, di Johan Renck prodotto da Netflix dove sarà disponibile dal 1 marzo, è un film di fantascienza più filosofica che spettacolare. Sandler è un astronauta della Repubblica Ceca mandato in missione solitaria nei pressi di Giove per analizzare una strana formazione, una sorta di nuvola rosa, visibile fin da Terra. Nel corso del suo lungo viaggio, viene assalito dal timore che il suo già complicato matrimonio possa non sopravvivere. Finché improvvisamente nella navicella compare una strana creatura, un ragno parlante di nome Hanuš che, dopo i primi momenti di paura e diffidenza, diventa un confidente e un fondamentale compagno di viaggio.

“Seven Veils” nuovo film del regista armeno-canadese Atom Egoyan gli permette di continuare il suo percorso di narrazione di famiglie distrutte da tradimenti e perdite e lo fa sfruttando il teatro d’opera. Quella che prevede la messa in scena di “Salome” da parte della Canadian Opera Company che, dopo la morte del suo fondatore, viene appaltata ad una giovane regista che è stata anche l’allieva prediletta dell’uomo. Per Jeanine, una splendida e perfetta Amanda Seyfried sarà un percorso che la porterà, oltre a superare le difficoltà relazionali e professionali nell’allestimento dell’opera, a riesaminare la sua storia personale, il lascito emotivo del suo mentore e la sua stessa vita famigliare.

“The Stranger’s Case” di Brandt Andersen (noto produttore, al debutto da regista) è un film fuori concorso molto convincente che ci racconta la globalità della guerra attraverso la tragedia che colpisce una famiglia siriana ad Aleppo, dando il via ad una reazione a catena di eventi che coinvolge cinque famiglie in quattro paesi diversi e lontani. Il film è raccontato dalle prospettive dei personaggi: un medico siriano (la straordinaria Yasmine Al Massri) in fuga dalla guerra civile; il soldato dell’esercito siriano con una crisi di coscienza che aiuta lei e la figlia; un trafficante di esseri umani (Omar Sy) sul cui gommone le due donne finiscono per imbarcarsi dopo aver faticosamente raggiunto la Turchia; un capitano della guardia costiera greca che con la sua vedetta è chiamato a soccorrere durante una tempesta propeio quella imbarcazione.

Ultimi film visti a Berlino

RSI Cultura 23.02.2024, 13:30

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