Arte e Spettacoli

Dieci anni di LAC

Ai festeggiamenti del fine settimana è presente anche la RSI, tra dirette radio e racconti per immagini, per raccontare il tempo vissuto e quello che potrà accadere

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Lugano: visita guidata al LAC con l' architetto Ivano Gianola. Nella foto, atrio interno del LAC di Lugano. © TiPress / Samuel Golay

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Di: Mattia Cavadini 

Dieci anni sono un tempo sufficiente per capire se un’idea ha attecchito, se uno spazio ha trovato voce, se una struttura ha saputo diventare spazio. Il LAC di Lugano, in questo decennio, ha attraversato fasi, tensioni, entusiasmi, e ha finito per imporsi come una delle presenze culturali più riconoscibili della Svizzera italiana. Non per effetto di una retorica istituzionale, ma per sedimentazione: di progetti, di linguaggi, di relazioni.

La forza del LAC non sta soltanto nella monumentalità dell’edificio, quanto nella capacità di aver generato una trama. Il centro culturale luganese è diventato col tempo un punto di convergenza, dove le arti sceniche, la musica, le arti visive e la riflessione contemporanea si sono intrecciate con continuità.

Dal 12 al 14 settembre, in un fine settimana di festa ricco di proposte gratuite, il LAC festeggia il suo anniversario, con concerti e spettacoli (e una giornata di porte aperte al Museo d’arte della Svizzera italiana). La RSI è Media Partner dell’evento, in particolare con la presentazione, venerdì dalle 16.30 alle 20, di LAC10. Un luogo che non c’era, un documentario di Lorenzo Buccella e Sviluppo&Innovazione con la regia di Dimitris Statiris.

In questi dieci anni il LAC ha ospitato produzioni di rilievo, ha dato spazio a voci locali e internazionali, ha costruito collaborazioni, ha cercato una propria postura nel panorama culturale svizzero e internazionale. Ha avuto il merito di non restare chiuso nella logica dell’evento, cercando invece una relazione più profonda con il territorio, con le istituzioni, con il pubblico. A volte con slanci visionari, altre con esitazioni, ma sempre con coerenza.

Sin dai suoi esordi il LAC è stato un luogo poroso. Non una roccaforte, ma una soglia. Ha accolto il teatro, la musica, la danza, la parola, la luce. Ha saputo essere verticale e orizzontale, intimo e monumentale. Ha costruito ponti tra generazioni, tra lingue, tra sensibilità. Ha fatto della cultura un tempo condiviso, un ritmo comune, una forma di ascolto.

Ai festeggiamenti è presente anche Rete2, con uno studio radiofonico da cui trasmette in diretta nei pomeriggi di venerdì e sabato. Sandra Sain, Moira Bubola, Enrico Bianda e Giovanni Conti si alternano ai microfoni del piccolo studio mobile, accogliendo alcune presenze che hanno fatto la storia del LAC (Carmelo Rifici, Michel Gagnon, Daniele Finzi Pasca, Antonio Catalano, Diego Fasolis).

I festeggiamenti sono l’occasione per ascoltare voci, per restituire prospettive, per interrogare il senso di questa presenza culturale oggi. Perché dieci anni non sono solo una ricorrenza: sono un’occasione per fare il punto, per chiedersi cosa resta, cosa evolve, cosa manca. Il LAC non è una risposta definitiva. È un processo. E forse il suo valore sta proprio qui: nella capacità di restare permeabile, di non irrigidirsi, di continuare a cercare. In un tempo che tende a semplificare, il LAC ha scelto – e continua a scegliere – la complessità.

La fabbrica del LAC

10 candeline per il Centro Arte e Cultura, raccontato da cinque artisti

  • Igor Horvat (1./5)

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  • Cristina Galbiati (2./5)

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