In occasione del centenario della morte di Félix Vallotton (Losanna, 1865 - Neuilly-sur-Seine, 1925) il Kunst Museum di Winterthur gli dedica una mostra. Oltre 100 opere esposte in due sedi - nella sede centrale, Reinhart am Stadtgarten, e a Villa Flora.
Anche il Museo Castello San Materno di Ascona dedica al pittore e artista grafico losannese un’approfondita mostra temporanea che si inserisce nel programma 2025 | Année Vallotton.
La mostra ha per titolo Félix Valloton, Un monumento alla bellezza, è curata da Harald Fiebig e chiude il 7 settembre.
I miei obbiettivi non stanno laddove si ritrovano le tendenze in corso e prevedo ancora pubbliche delusioni, nondimeno farò ciò che sento.
Félix Vallotton. Documents pour une biographie et pour l’histoire d’une œuvre, Paris, La Bibliothèque des arts, 1973-1975
Tra la fine del 2016 e il 2017 il Museo d’arte di Ginevra acquisisce due quadri di Félix Vallotton, lasciati in eredità da un cittadino. Uno dei due è una natura morta. Si intitola Anémones et Mandarines, è un olio su tela del 1914 di 54 x 61 cm. Vallotton, che era nato a Losanna nel 1865, lo ha dipinto quasi cinquantenne, attivo ormai da molto tempo in una carriera che sarebbe stata stroncata da una malattia nel 1925.
Il tema della natura morta è classico; l’autore sceglie però di accostare un frutto che è anche un colore, l’arancione, a un mazzo di fiori, gli anemoni, la cui fattura evidenzia quanto essi siano destinati a durare poco; la decorazione del vaso che li contiene ha un tono infantile. I tre soggetti, i frutti, i fiori, il vaso con la sua decorazione, sono allo stesso tempo dipinti con vivido realismo e anche proposti con toni evocativi, come se rimandassero a qualcosa, come se fossero simboli. Viene da pensare che siano una metafora di come la pittura possa indagare il concetto di equilibrio tra oggetti e forme non imponenti; realtà, se non effimere, temporanee come lo sono i frutti, destinati a essere consumati, i fiori recisi, destinati a consumarsi, la decorazione che evoca un’età passeggera, destinata a essere cancellata dalla maturazione. I soggetti sono poi distribuiti su piani e fondali che sembrano contraddire l’idea di prospettiva: i due piani del muro retrostante, il piano del tavolo con la sua tovaglia a righe, in verticale, che dovrebbe dare l’idea di profondità e invece fa traballare la nostra percezione tra verticalità e profondità. Tutto ciò conferisce al quadro una connotazione, se non inquietante, non pacificata e si capisce che il pittore non abbia voluto cimentarsi in una forma di ripresa o celebrazione delle proprie fonti e dei propri riferimenti ma usarli per produrre qualcosa di diverso, di distinto dalla realtà, di gradevole senza essere appagante, addirittura di potenzialmente ironico, destabilizzante.
In tutt’altro contesto molti anni dopo Mario Merz avrebbe proposto un atteggiamento espressivo simile rappresentando in modo ambivalente un tavolo da biliardo (Biliardo, 1981), “disassando” gli spigoli e facendolo attraversare da un neon acceso che scardina il rapporto tra piani verticali e piani prospettici.

Félix Vallotton, Poivrons rouges, 1915
C’è un’altra natura morta, Poivrons rouges (1915), conservata presso il museo di Soletta e convogliata nella bellissima mostra dedicata a partire dalla primavera del 2025 a Félix Vallotton dal Kunst Museum di Winterthur. Propone dei peperoni e anche qui l’arancione e il verde hanno un ruolo dominante; ritroviamo il gioco di fuga dalla prospettiva, cioè di appiattimento del piano prospettico. La rappresentazione degli ortaggi è piuttosto fedele, così fedele per l’abbinamento tra forme e colori da essere stata definita pornografica: una presentazione che per alcuni aspetti ci appare realistica si ammanta di mistero e di ambivalenza.

Felix Vallotton, Femme aux Coussins, 1897
Abbiamo brevemente indugiato su due quadri specifici, coevi e ambientati nello stesso tema, per dire di alcune delle caratteristiche del lavoro di un autore che continua ad ammaliare per la sua propria inclinazione a contenere le tensioni e le pulsioni, anche all’interno delle rappresentazioni, elaborando una tecnica che al contempo semplifica alcune componenti pittoriche e le utilizza proliferando le allusioni e le potenziali letture, o meglio implicazioni emotive.
Nei vari generi trattati, per esempio nei paesaggi, nei ritratti, nei nudi, le scelte pittoriche cambiano lungo le varie fasi della biografia artistica. Per questo, vivere l’arte di Félix Vallotton nella sua articolazione è una traversata ricca e stupefacente.

Félix Vallotton, Le mensonge, 1897 (da: "Intimités")
Oltre ai più di 1700 quadri, ai disegni e alle sculture, Félix Vallotton ci ha lasciato un corpo di incisioni e in particolare di xilografie di enorme interesse per la loro qualità e per il ruolo che esse hanno avuto nella definizione della poetica stilistica dell’artista. La mostra a lui dedicata al Castello San Materno del Museo di Ascona ci propone, all’interno di un florilegio generale, preziose testimonianze nel settore della xilografia, tra cui la serie Intimité, nella quale il rapporto donna - uomo (il rapporto di scambio, relazione, dominio e potere nella società domestica borghese) viene rappresentato con una modalità potente: le immagini e le scene affondano nei neri così come era successo in un celebre dipinto, il ritratto di Félix Jasinski del 1887, che aveva procurato all’artista la rottura con l’accademia Julian di Parigi.

Félix Vallotton, Ritratto di Félix Jasinski, 1887
Il piglio critico e ironico che l’artista ha nella descrizione dei tratti comportamentali della società domestica borghese viene trasferito in un ambito espressivo sintetico, simbolico, decorativo: viene cioè tradotto in una rappresentazione artistica autonoma. È probabilmente ciò che Félix Vallotton intende quando annota nel suo diario che anziché seguire le tendenze, preferisce fare ciò che gli sembra opportuno.

Félix Vallotton, L'accident, 1893 (da: "Paris intense")
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Voci dipinte 15.06.2025, 10:35
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