Arte e Spettacoli

La svolta vegetale dell’arte

Arte e botanica sono grandi alleati da molto tempo, ma negli ultimi decenni questa alleanza si sta facendo sempre più intensa e simbiotica

  • Oggi, 08:54
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Mendoza Walking, de Richard Long (2014), Técnica: Instalación con productos naturales

  • Faena Arts Center
Di: Francesca Rodesino, Marco Pagani/Red. 

Negli ultimi decenni nell’arte si sta assistendo all’esplosione di una particolare sensibilità botanica ed ecologica. Artiste e artisti sono sempre più coinvolti nella creazione di opere incentrate sul mondo vegetale e sulle sue specificità e sul legame che noi costruiamo con piante, foglie, alberi, ...

Questa sensibilità nei confronti del mondo botanico deriva certamente anche dalla crisi climatica che stiamo vivendo, ma le sue radici sono antiche. Raffigurazioni di arbusti, di piante, di petali, di fiori si trovano già nelle tombe egizie. Anche gli erbari hanno una lunga storia tra il Seicento e l’Ottocento. Con la rivoluzione scientifica, questi cataloghi diventano sempre più ricchi di illustrazioni di piante.

E allora cerchiamo di esplorare le ragioni, le pratiche, le teorie della svolta botanica che sembra coinvolgere l’arte contemporanea. E lo facciamo innanzitutto con Angela Vettese, critica d’arte, docente d’arte contemporanea alla Iuav di Venezia:

L’attenzione alla natura inizia soprattutto nei tardi anni 60. Mi sembra indicativo segnalare come inizi proprio in concomitanza con l’uscita del rapporto sullo stato del pianeta, quel libro del MIT che fece molto scalpore perché era il primo libro in cui si parlava di inquinamento e dei pericoli che il pianeta correva.

I pionieri di questa svolta in campo artistico sono, ad esempio, Richard Long, artista inglese che ha incominciato a utilizzare il passeggiare come pratica artistica, come performatività. Dalle passeggiate riportava semplicemente dei sassi, delle foglie, dei tipi di fango con i quali poi dipingeva le gallerie. La pratica del camminare è centrale anche per un altro artista inglese e cioè Hamish Fulton, il quale però si rifiuta di riportare indietro alcunché. Dice semplicemente: “il camminare è l’opera, è l’esperienza che si deve vivere. Io non posso che fare la mia”, e invita tutti gli altri a fare la propria, cioè ad avere un rapporto immediato e individuale con la natura. Poi ci sono altri pionieri, tra cui il numero uno è Joseph Beuys, il quale, ben prima che Renzo Piano ci invitasse a piantare degli alberi, fece piantare (come sua forma di partecipazione alla grande mostra Documenta del 1982) a Kassel e in tutta l’Assia, 7000 querce. Si riconoscono perché hanno vicino una pietra di basalto. Sono state messe a dimora con il contributo di persone che desideravano essere coinvolte in questa operazione. Naturalmente un’operazione meravigliosa, perché si trattava di restaurare il regime botanico di una regione che era stata profondamente bombardata in quanto luogo di produzione di armi. Non si pensa mai che oltre alle case e alle persone, anche le piante vengono distrutte: tutto un ecosistema di tipo vegetale viene ferito e bisogna restaurarlo perché anch’esso ha bisogno di noi e noi soprattutto abbiamo bisogno di lui.

(Angela Vettese, critica d’arte, docente d’arte contemporanea alla Iuav di Venezia)

Arte e botanica sono grandi alleati da molto tempo. Su questa lunga alleanza proponiamo qui anche l’opinione di Nicola Schönenberger, biologo, genetista delle piante, direttore del Conservatorio del Giardino Botanico di Ginevra:

In passato scienza e arte erano molto più mischiate fra di loro e questo lo si vede sin dall’antichità. Oggi quello che cambia è l’elemento della crisi: la crisi climatica, la crisi della biodiversità. Questi temi interessano moltissimo gli artisti e secondo me negli anni recenti c’è stato un aumento dell’interesse da parte degli artisti: pittori, musicisti, performancer, fotografi, video, eccetera si interessano sempre di più al mondo vegetale.

Al di là della crisi il mondo vegetale è bello per natura. Un fiore incarna la bellezza per antonomasia e quindi l’occhio dell’artista ne è attratto. E non è un fatto nuovo: l’utilizzo di elementi di botanica nell’arte si ha già con i capitelli corinzi dell’antichità che emulavano le foglie di acanto.; oppure, altro esempio, l’Art Nouveau a cavallo tra il 19.º e XX secolo, che si è ispirata alla stile floreale. Infine penso ai codici scientifici che abbiamo in alcune biblioteche, che sono fatti per descrivere il mondo vegetale, che sono di una bellezza incredibile, dove l’illustrazione viene fatta non da botanici ma da veri e propri artisti.

(Nicola Schönenberger, biologo, genetista delle piante, direttore del Conservatorio del Giardino Botanico di Ginevra)

25:50

La svolta botanica nell’arte

Alphaville 23.04.2025, 12:35

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  • Francesca Rodesino e Marco Pagani



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