Arte

Pierino Selmoni, artista libero e felice

Un ricordo del grande scultore originario di Pedrinate, a otto anni dalla scomparsa

  • Oggi, 11:07
"Uomo semisommerso" e "Fontana mobile" tra le sue opere ticinesi

"Uomo semisommerso" e "Fontana mobile" tra le sue opere ticinesi

  • © Ti-Press
Di: Vito Calabretta 

Il 22 maggio 2017 moriva a Mendrisio, all’età di 89 anni, Pietro, detto Pierino, Selmoni, il noto scultore, nato a Ventimiglia ma originario di Pedrinate, lasciava un’eredità artistica importante, ricordata qui da Vito Calabretta.

Nel 1946, a 19 anni, Pierino Selmoni produce un autoritratto a china (39,5 x 31 cm) e studia, credo, attraverso la morfologia del proprio volto, se stesso e al contempo la psicologia della figura umana. Il volto sembra creato con una certa rapidità e si definisce in un campo scuro tracciato sul foglio di carta bianco, accompagnato, in basso a destra, dalle proprie sigle - P. S. 4 - 46. La parte sinistra del volto è sommersa dall’ombra nella quale si riescono a distinguere l’occhio, l’orecchio, i contorni del labbro e della testa; la parte destra è nitida in chiaroscuro e macchie bianche danno luce alla gota, ai lobi dell’orecchio, all’angolo dell’occhio, al labbro inferiore e alla parte alta della tempia. I capelli sono neri quasi come la parte più scura del campo che circonda il volto. La testa è lievemente reclinata sulla sinistra, cioè adagiata sull’ombra che ci appare un contro volume; anche il collo non è dritto ed è disposto su un vettore che contrasta in tensione la torsione della testa. La tensione è lieve, non c’è sforzo, le labbra non compongono una smorfia ma, insieme agli occhi, propongono una espressione di mestizia, di sospensione che sembra non tanto tristezza quanto una posa interlocutoria con la quale l’immagine interroga l’autore di se stesso: chi sono io immagine (e io artista); chi sei, volto costruito di segni e chi sei tu artista che mi hai dipinto; chi siamo noi due che insieme, persona e immagine, stiamo lavorando a capire come rappresentarci in quanto realtà? Non manca una componente psicologica, per il desiderio di comprendere la realtà attraverso la ricostruzione per segni di una personalità. Il disegno delle labbra è quello del sorriso di Pierino quando ti accoglieva a Mendrisio per strada o a casa o, nell’ultimo periodo, nella sua stanza dove spiccava un mobile di legno portato da casa e dove egli continuava a disegnare le mani delle persone.

Artisti nel Ticino: Pierino Selmoni

Nel 1956 nasce Paolo che del sistema di produzione Selmoni è anche una componente strutturale e un erede che sviluppa la personalità artistica del padre in una soggettività autonoma e ulteriore (di nuovo abbiamo un io, un tu, un noi del sistema di produzione Selmoni).

Nel 1959 e nel 1962 Pierino Selmoni crea altre due chine che hanno lo stesso titolo e la stessa dimensione: Madre e figlio, 29,5 x 20,5 cm. È evidente il piglio di indagine, qui concentrato sul modo in cui due corpi congiunti come possono esserlo dalla maternità si configurano in termini volumetrici. L’opera del 1959 indugia sulle masse cubiche composte in un unico blocco come se si trattasse del disegno di una pietra. Le due teste si intagliano l’una con l’altra in continuità: le fronti, il sopracciglio del bimbo nell’occhio della madre, l’occhio nel naso. Le braccia dei due, impegnate in un reciproco abbraccio, sono trattate come bracci di una macchina attivi in un meccanismo in relazione produttiva con gli altri bracci meccanici: le gambe di lei, l’abbozzo delle gambe del bimbo. C’è un unico elemento sferico: il seno sinistro della madre mentre nell’opera del 1962 tutto viene affidato alla sfera e il risultato è carnascialescamente allegro: seni, natiche, pancia, volti; le stesse dita delle mani e dei piedi sono contrassegnate da valori curvilinei.

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Pierino Selmoni, Eco, Parco delle sculture al Belvedere - Lugano

  • © Ti-Press / Pablo Gianinazzi

Colpisce, in questi studi, l’inclinazione a intraprendere una indagine su come la morfologia dei segni e delle forme possa rappresentare la realtà, lasciando che tale indagine generi risultati espressivi anche giocosi e ludici, purché non sia traditrice rispetto all’esigenza di restituire il valore primario della rappresentazione, in questo caso la maternità. Pierino Selmoni ha una attitudine analoga quando affronta temi tragici e, mentre nei tre esempi qui evocati vediamo lirismo, interlocuzione, gioco, in quei casi è la caricatura grottesca che interagisce con il valore della tragedia storica.

22:53

Pierino e il gigante

RSI Archivi 21.10.1981, 01:00

Pierino Selmoni è (poco) conosciuto per il suo lavoro nella scultura, con il quale ci ha mostrato come la libertà e l’onestà dell’indagine siano leve generatrici di una produzione felice. Conoscere la sua produzione pittorica e i suoi disegni, come è stato possibile per esempio grazie alla recente mostra presso la Galleria della Vecchia Posta di Brusino Arsizio, ci aiuta a capire quanto feconda e generosa sia l’articolazione nei vari ambiti compositivi e quanto sia felice l’esito di tale suo impegno.

Felice è la libertà, intesa come impegno nell’indagine senza preclusioni e con piglio analitico disposto ad accogliere ciò che il lavoro, creato come soggetto espressivo, autonomamente restituisce.

«Seduti a un lungo tavolo contro la parete a cui era appeso, quasi altrettanto lungo, un di quei vecchi specchi appannati, i giocatori di tresette si facevano i loro segni buffi, guardandosi negli occhi con una fissità da capre».
(In: Giorgio Orelli, Gente di lago. Pubblicazione del Comune di Brusino Arsizio a cura di Flavio Poli; Brusino Arsizio, 2023).

Sera a Bedretto
Salva la Dama asciutta. Viene il Matto.
Gridano i giocatori di tarocchi.
Dalle mani che pesano
cade avido il Mondo,
scivola innocua la Morte.
Le capre, giunte quasi sulla soglia
dell’osteria,
si guardano lunatiche e pietose
negli occhi,
si provano la fronte
con urti sordi.

Giorgio Orelli, L’ora del tempo. Mondadori, Milano, 1962

14:58

“Gente di lago” di Giorgio Orelli

Alice 10.02.2024, 14:40

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  • Massimo Zenari

Giorgio Orelli era amico di Pierino Selmoni. Gente di lago è il frutto della loro comune frequentazione dell’osteria di Brusino Arsizio, dove Pierino viveva e la cui ostessa, Mafalda, protagonista del racconto di Giorgio, è stata da Pierino ritratta. Sera a Bedretto è invece citata da Fabio Pusterla in una recente riedizione di Gente di lago perché, ambientata in un’altra osteria di un altro canto del Cantone, dice la stessa realtà, analizzandone componenti che diventano forme; il gioco (tresette, tarocchi) è la meta-forma che le contiene, le ambienta, le proietta nella descrizione che è rappresentazione.

È ciò che intendiamo per libertà e felicità e che abbiamo già evocato: la libertà di lavorare con impegno nella analisi, la felicità di disporsi affinché il lavoro di analisi, perseguito con metodo, restituisca la realtà nei termini di prodotto artistico.

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Pietro Selmoni in mostra a Brusino

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