Cinema

I grandi attori alla prova del metodo

De Niro, Marylin, Daniel Day-Lewis: il metodo Stanislavskij-Strasberg non perde la sua attualità

  • 9 febbraio, 17:00
  • 15 febbraio, 16:02
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Attori & Metodo

Di: Lorena Pianezza

L’Actors Studio è una scuola leggendaria diretta per oltre trent’anni dal guru della recitazione Lee Strasberg, sotto la cui guida si sono formati attori del calibro di Marlon Brando, Paul Newman, Marylin Monroe, Dustin Hoffman, Al Pacino, Nicole Kidman e molti altri. 

A Lee Strasberg si deve il “Metodo” che porta il suo nome; è basato sulla “recitazione immedesimata” e fornisce ancora oggi le basi che sono i pilastri della recitazione moderna. Tanti gli attori che lo utilizzano, non tutti lo portano all’estremo come Daniel Day-Lewis. Prima di mettersi di fronte alla macchina da presa l’attore inglese deve conoscere ogni singola sfumatura del suo personaggio, dall’accento fino al modo in cui cammina. Qualsiasi professione interpreti, dal pugile al sarto, Day Lewis deve essere in grado di svolgerla con competenza.

Daniel Day-Lewis

Lorena Pianezza e Debora Huber 06.02.2024, 11:41

Strasberg ha adattato alle esigenze dello showbusiness americano il “Sistema”, insieme di tecniche recitative messe a punto dal regista russo Konstantin Stanislavskij, agli inizi del ‘900.

Il Sistema Stanislavskij

I fugaci momenti di vita sulla scena, cioè quei momenti irripetibili in cui l’attore deve infondere passione vera nella circostanza data, non sono affatto momenti di casuale balenio di ispirazione, ma frutto di un lungo lavoro su sé stessi e dello studio della natura delle passioni.

Fu questa l’intuizione che spinse Stanislavskij a dare una decisa svolta alla recitazione classica e convenzionale, teorizzando i processi mentali che bisogna compiere per arrivare a ricreare lo stato d’animo di un personaggio, rendendolo vivo e credibile.   La tecnica si rendeva necessario poiché gli attori teatrali, dovendo esibirsi sera dopo sera nella stessa pièce, correvano il rischio di risultare meccanici e distaccati. Stanislavskij fu il primo a chiedere agli attori di interiorizzare il personaggio, scavando dentro di sé alla ricerca di emozioni e ricordi che potessero collegarsi a quelli provati dal personaggio da interpretare.

Per il maestro russo l’attore non doveva fingere, ma credere ad ogni gesto che compiva e immedesimarsi nelle situazioni.La verità in scena si poteva raggiungere grazie a due strumenti fondamentali: le circostanze date e il magico se.

Le prime sono l’insieme dei fatti e delle situazioni che si possono ricostruire a partire dal testo, e riguardano l’epoca, l’ambientazione, il passato e il futuro del personaggio. Si tratta cioè di ricostruire nei minimi dettagli la vita del personaggio, anche ciò che non viene detto nel testo; l’immaginazione è in questo senso fondamentale nel mestiere dell’attore

“Il magico se” è la domanda che un attore dovrebbe porsi continuamente. “Se io mi trovassi nelle sue condizioni, come mi comporterei?”

Per raggiungere questo risultato Stanislavskij mise a punto una serie di esercizi e di tecniche che col passare degli anni crearono un vero e proprio “Sistema”, ufficializzato attraverso la pubblicazione de “Il lavoro dell’attore su se stesso”, nel 1938.

Il Metodo Strasberg

Strasberg raccolse l’esperienza russa a piene mani, adattandola alla cultura americana e sviluppando nuove tecniche e esercizi per lavorare su quelle che Stanislavskij definiva le quattro abilità fondamentali di un attore: rilassamento, concentrazione, memoria dei sensi e memoria emotiva.

In particolare, la memoria emotiva è diventata negli anni uno dei pilastri del “Metodo”: l’attore deve ricreare le circostanze che in passato l’hanno portato a vivere un’emozione forte, in modo tale da riuscire a riprovare la medesima emozione anche nel presente, con tutte le reazioni fisiche del caso (pianto, riso, rossore, tremolii, ecc.)  

L’obiettivo di Strasberg era proprio far sviluppare all’attore l’abilità di scovare e rievocare le esperienze più intime e private, in modo da avere una sorta di inventario da cui attingere quando si trattava di interpretare un personaggio

Un’importante differenza tra Metodo e Sistema

Per Stanislavskij l’attore deve chiedersi: “Che cosa farei io se mi trovassi in quella situazione?” In questo modo, grazie alla sua immaginazione, l’interprete si calerà nelle circostanze date dell’opera, rivivendo ciò che vive il personaggio.

Secondo Strasberg, tuttavia, c’è un limite in questo approccio: in che modo l’attore potrebbe calarsi in una situazione lontanissima dalle sue esperienze reali?

È il motivo per cui Strasberg suggerisce una versione alternativa del magico se. L’attore dovrà infatti porsi una domanda diversa: “Se le circostanze della scena indicano che il personaggio si comporta in un particolare modo, che cosa motiverebbe me, personalmente, a comportarmi in quel modo particolare?”.  Questo significa che l’attore non si mette in diretta relazione con le circostanze date dell’opera, ma con il comportamento del personaggio. Grazie alla memoria emotiva lo porta in scena facendo ricorso ai suoi ricordi, alla sua interiorità, al suo inventario emozionale, che può sostituire nella sua immaginazione ai dati della stessa opera.

Robert De Niro, altro attore noto per l’incredibile disciplina con cui affronta i ruoli, ha dichiarato che il metodo Strasberg è l’unico metodo che ha dimostrato di riuscire a trasformare un attore mediocre in un grande attore.

Robert De Niro

Cultura 06.02.2024, 11:46

L’Actors Studio e il Metodo hanno indubbiamente esercitato una grande influenza sul cinema statunitense: ne hanno rinnovato profondamente lo stile di recitazione, hanno dato dignità e coscienza di sé alla categoria degli attori e hanno formato tre generazioni di interpreti divenuti poi celebri.

Secondo una ricerca del 2001, i suoi allievi hanno vinto oltre 150 edizioni dei tre massimi premi americani per il cinema, il teatro e la televisione (Oscar, Tony ed Emmy).

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