Cinema

La persona peggiore del mondo

Ritratto femminile e spaccato generazionale

  • 2 febbraio, 09:45
  • 5 febbraio, 15:34
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Di: Davide Staffiero

Il film è disposizione sul Play RSI per 14 giorni

Strong female lead. È con questa formula che gli americani amano sottolineare la presenza di una donna forte al centro della trama. Come tutte le etichette, la denominazione è a serio rischio sterilità, specie se poi il lungometraggio in questione non mantiene le promesse e alla figura femminile, in barba a spessore e approfondimento psicologico, è affidata la ribalta per mere questioni di calcolo. Dalla Norvegia, arriva invece un’opera che sviluppa il concetto alla lettera, in un film-ritratto da cui molti, oltreoceano e non, avrebbero da imparare.

Terzo tassello della cosiddetta “Trilogia di Oslo” (dopo “Reprise” e “Oslo, 31. August”), “La persona peggiore del mondo” è un racconto di formazione che dietro a una trama apparentemente semplice porta con sé una moltitudine di strati e significati. Forte di una libertà formale che il Cinema mainstream può giusto sognarsi e complice qualche incursione nel realismo magico (il film è co-sceneggiato da Eskil Vogt, che con il coevo “The Innocents” ha fatto il giro dei festival specializzati), il regista Joachim Trier delinea il vibrante ritratto di una donna alle soglie dell’età adulta, presentata in tutte le sue sfaccettature. L’ancora poco nota Renate Reinsve, in una prova di bravura di quelle in grado di svoltare una carriera, interpreta – anzi, dà vita a – una quasi trentenne irrequieta, perennemente insoddisfatta ma non certo per capriccio; una giovane anima alla ricerca del proprio posto nel mondo, piena di contemporanee incertezze ma anche aperta al prossimo e dalla vivacità contagiosa. Il suo percorso di crescita e affermazione è raccontato senza reticenze, per cui il sesso, come è naturale che sia, gioca un ruolo centrale. Nonostante le etichette di cui sopra e il fatto che dal ‘68 ci separi ormai oltre mezzo secolo, non è cosa comune, oggi, incontrare personaggi così liberi, così affrancati da perbeniste sovrastrutture morali e in definitiva così sinceri. In una parola: reali.

Demolendo dall’interno i luoghi comuni della commedia romantica come siamo abituati a intenderla, “La persona peggiore del mondo” appassiona, sorprende e per un paio d’ore ricorda allo spettatore, indipendentemente da sesso ed età anagrafica, cosa significhi essere giovani e vivi.

Festival di Cannes 2021 – Migliore attrice
Oscar 2022 – Candidatura come Miglior sceneggiatura e Miglior film straniero
Premio Goya 2022 – Miglior Film Europeo

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