Cinema

Liz Taylor

Una diva tra pubblico e privato

  • 27 febbraio 2023, 00:00
  • 5 febbraio, 16:01
liz taylor
Di: Fabrizio Coli 

È stata forse l’ultima grande diva dell’era degli Studios a imporsi prima che il mondo del cinema attraversasse un cambiamento radicale. Regina del grande schermo così come delle pagine dei rotocalchi, pronta a fare notizia per l’ultimo film, l’ultimo marito o l’ultimo divorzio, è stata una delle prime figure a indossare la propria fama nel modo in cui è comune farlo oggi, senza barriere fra pubblico e privato. È stata una filantropa che ha dedicato tanti soldi ed energie alla causa della lotta all’AIDS e una donna d’affari dal buon fiuto, che ha rimpinguato le sue fortune grazie a profumi e gioielli, simboli anch’essi di quello stile di vita sfarzoso legato alla sua immagine. Sono tanti i ruoli incarnati da Elizabeth Taylor, nata il 27 febbraio 1932.

La bellezza, il leggendario fascino dei suoi occhi dalle sfumature viola, non esauriscono la ricchezza di dettagli con cui ha modellato i personaggi che ha interpretato. La sensibile moglie del patriarca ne Il Gigante (George Stevens, 1956); l’infelice consorte soffocata in un groviglio di colpe familiari in La gatta sul tetto che scotta (Richard Brooks, 1958); la ragazza depositaria di segreti inconfessabili e per questo quasi lobotomizzata in Improvvisamente l’estate scorsa (Joseph Makiewicz, 1959)… O ancora, la promiscua call girl alla ricerca di rispetto e amore di Venere in visone (Daniel Mann, 1960), un ruolo che detestò ma che le portò il primo Oscar come migliore attrice. Il secondo lo vinse con un altro intenso ritratto di una tormentata figura femminile, quello dell’alcolizzata moglie in crisi di Chi ha paura di Virginia Woolf? (Mike Nichols, 1966).

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Liz Taylor e Riichard Burton in 'Chi ha paura di Virginia Woolf?'

  • KEYSTONE

La stella di Elizabeth Taylor ha brillato fulgida per tutti gli anni Cinquanta e Sessanta. Nata da genitori americani in Inghilterra il 27 febbraio 1932, era tornata con la famiglia negli Stati Uniti all’avvicinarsi dello scoppio della seconda guerra mondiale. Con il padre facoltoso mercante d’arte e la madre ex attrice ritiratasi dalle scene, i contatti con la gente che contava, anche a Hollywood, non mancavano. La carriera della piccola Liz cominciò così come quella di tante attrici bambine, prima sotto contratto con la Universal che però non ne vide il potenziale e poi sotto l’ala della MGM. Dopo il debutto in There’s One Born Every Minute (Harold Young, 1942), ci furono film per famiglie come Torna a casa Lassie (Fred Wilcox, 1943) o Gran Premio (Clarence Brown, 1944). Ma nel giro di pochi anni, mentre da ragazzina diventava una donna e la sua sensualità si rivelava, passò a commedie brillanti e di cassetta (come Il padre della sposa nel 1950 o Papà diventa nonno nel 1951, entrambe di Vincente Minnelli) e poi a ruoli in film drammatici come in Un posto al sole (George Stevens, 1951), spalancando le porte a una carriera che la porterà a recitare al fianco di altri numerosi grandi protagonisti, da James Dean a Montgomery Clift, da Marlon Brando a Henry Fonda.

Fin dagli inizi però, un posto al sole Elizabeth Taylor se lo guadagnò anche fuori dallo schermo. Convolò a nozze la prima volta appena diciottenne, con Conrad Hilton Jr. l’erede della famosa dinastia alberghiera. Durò meno di un anno e fu il primo di otto matrimoni. Dopo le nozze e il seguente divorzio dall’attore inglese Michael Wilding (Chris e Michael Jr. sono i figli nati da questa unione), sposerà il primo dei suoi due veri grandi amori, il produttore Mike Todd con il quale avrà una figlia, Elizabeth Frances. Ma nel 1958, pochi mesi dopo il matrimonio, la loro storia finirà in tragedia, con la morte di Todd in un incidente aereo.

L’altro grande amore di Elizabeth Taylor è naturalmente Richard Burton. Con l’attore gallese visse una storia passionale e burrascosa entrata nella leggenda. Entrambi erano sposati quando si incontrano sul set di Cleopatra (1963). Lei aveva già la fama di rovinafamiglie. Devastata dopo la morte di Mike Todd, era stata consolata dall’attore e cantante Eddie Fisher, amico della coppia che l’aveva sposata lasciando la moglie, l’attrice Debbie Reynolds, dalla quale aveva avuto due figli, fra cui la futura principessa Leila di Star Wars Carrie. Anche Burton era sposato e padre di famiglia quando incontrò Liz Taylor. Ma la passione che nacque in Italia all’ombra del monumentale film di Joseph Mankiewicz– all’epoca il kolossal più costoso della storia e non solo per il contratto dall’esorbitante cifra di un milione di dollari ottenuto dalla Taylor – fu torrida e irrefrenabile. Si sposarono una prima volta nel 1964. La storia fra Liz & Dickey, come la stampa li ribattezzò, diede scandalo tanto da essere perfino stigmatizzata dal Vaticano. Ma come una soap opera appassionò anche milioni di lettori di riviste e di spettatori, fra liti furibonde, fiumi di alcol (un problema che negli anni porterà più volte la Taylor in riabilitazione) e l’esibizione di uno stile di vita da super-ricchi-e-famosi. Adotteranno una bambina, Maria, e nonostante la loro tempestosa vita sentimentale rimarranno assieme per oltre dieci anni. Divorzieranno nel 1974. Si risposeranno l’anno seguente e divorzieranno per l’ultima volta nel 1976.

L’era Burton è stata probabilmente quella della massima esposizione mediatica per Liz Taylor, che però non smise di far parlare di sé neanche in seguito. Nel 1976 sposò il senatore John Warner, al cui fianco rimase sei anni allontanandosi dalle scene per supportarne la carriera politica. In quel decennio la sua popolarità cinematografica iniziò lentamente ad affievolirsi e anche negli anni Ottanta i suoi ruoli per il grande schermo andarono diradandosi ulteriormente. Tra Assassinio allo specchio (Guy Hamilton, 1980) – da un giallo di Agatha Christie dove la Taylor recita la parte di un’attrice sul viale del tramonto regalando un’altra riuscita interpretazione – e il cameo nella commedia I Flintstones (Brian Levant, 1994) tratta dalla popolare serie di cartoni animati, c’è solo la partecipazione a Il giovane Toscanini nel 1988, sua seconda collaborazione con Franco Zeffirelli che già l’aveva diretta nel 1967 nella scespiriana La bisbetica domata, uno dei numerosi film in cui recitò in coppia con il suo adorato Richard Burton, undici compreso Chi ha paura di Virginia Woolf?.

Oltre a partecipazioni televisive in serie come General Hospital, La valle dei pini o Nord e Sud, dagli anni Ottanta Elizabeth Taylor utilizzò altrove il suo tempo e le sue energie. Prima di tutto ci fu il suo impegno nella causa della lotta contro l’AIDS, malattia che le portò via il carissimo amico e compagno di set Rock Hudson nel 1985. Con la fondazione da lei creata Elizabeth Taylor sostenne con molto denaro e molte azioni concrete sia la ricerca che i malati. Per questo impegno, l’Academy le conferì il Premio umanitario Jean Hersholt nel 1992. Nel periodo di relativa lontananza dai set ci fu spazio anche per attività imprenditoriali. I profumi col suo nome creati con la compagnia Elizabeth Arden riscossero un enorme successo commerciale, a cui la fortuna economica della Taylor fu debitrice forse anche più dei grandi successi cinematografici. La sua rinomata passione per i gioielli portò poi alla creazione di un proprio marchio. Intanto era venuto il tempo anche per l’ultimo matrimonio, quello con l’operaio Larry Fortensky, conosciuto durante un periodo di disintossicazione in clinica. Si sposeranno nel 1991 a Neverland, il ranch di Michael Jackson, grande amico della Taylor. Divorzieranno nel 1996.

Protagonista sullo schermo e in privato, Elizabeth Taylor ha lottato tutta la vita con problemi di salute che l’hanno accompagnata fin dal suo esordio nel mondo del cinema, fra infortuni alla schiena, polmoniti, operazioni, compresa quella al cervello per l’asportazione di un tumore benigno. Alla fine, a portarsela via a 79 anni, è stato il suo cuore, da tempo malandato. Proprio quel cuore i cui dettami aveva sempre seguito e che l’ha fatta amare da milioni di persone.

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