Cinema

Lo Zurich Film Festival diventa grande

21ma edizione del festival col tappeto verde: da stasera al 5 ottobre, 115 film e tante star a Zurigo. Le parole del direttore Christian Jungen

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I Goldenes Augen assegnati dallo Zurich Film Festival

  • Keystone
Di: Alessandro Bertoglio 

Nuvole e (speriamo di no) pioggia: sarà il cielo grigio di questo inizio autunno ad accogliere le prime star, stasera, sul green carpet, il tappeto verde, dello Zürich Film Festival, che si inaugura con la prima serata di gala alla Kongresshaus. Film di apertura è l’attesissima commedia dolceamara Splitsville, di Michael Angelo Covino con Dakota Johnson: i due sono i primi ospiti di questa 21ma edizione.

Quella che si inaugura oggi è una edizione importante per il festival zurighese, come sottolinea Christian Jungen, direttore artistico dal 2020 ma da quest’anno anche co-proprietario del festival: «Lo ZFF è appartenuto per 10 anni alla NZZ che ha deciso di rinunciare per la difficoltà di avere sovvenzioni. Essendo una casa editrice liberale potevano esserci anche difficoltà con i giornalisti che potevano magari criticare gli sponsor del Festival. Hanno cercato qualcuno per comprarla: io e la nostra vice direttrice Reta Guetg abbiamo trovato un accordo e l’abbiamo acquisito insieme ad altri tre investitori. Per noi è importante che si continui nello stesso spirito come nei primi 20 anni: siamo degli avvocati per la settima arte, promuoviamo il cinema, scopriamo dei nuovi talenti e non vogliamo che giri tutto solo intorno al tappeto...»

Saranno in totale 115 i film presentati, 28 dei quali in concorso, con una quarantina di prime mondiali o internazionali. Tante le star attese a Zurigo: oltre a Dakota Johnson, riceveranno il «Golden Eye Award» Claire Foy, Benedict Cumberbatch e Wagner Moura; Colin Farrell sarà premiato con il Golden Icon Award; Russell Crowe riceverà il Lifetime Achievement Award mentre le altre due onorificenze speciali andranno al regista e sceneggiatore americano Noah Baumbach ed alla compositrice islandese premio Oscar Hildur Guðnadóttir.

Spazio ovviamente anche al cinema svizzero, presente con 16 titoli nelle diverse sezioni. Tra i più attesi c’è Wolves di Jonas Ulrich, unico in concorso: la storia un’insegnante di asilo nido che decide di seguire la band di black metal del cugino come social media manager. Nel concorso dedicato ai documentari ci sono invece La beauté de l’âne di Dea Gjinovci e I Love you, I Leave you di Moris Freiburghaus, che racconta il viaggio del musicista Dino Brandão in Angola per tenere un concerto nel paese natale di suo padre. Dei 16 film svizzeri, 8 sono coproduzioni firmate dalla SSR: tra questi, oltre a La Beauté de l’Âne c’è anche Stiller, di Stefan Haupt.

Oltre 3’000 i film presentati per la selezione. Un numero ormai comune a tutti i grandi festival: ci spiega Christian Jungen che «oggi basta un cellulare per girare un film... e poi ci sono delle regioni emergenti, come il Middle-East, dai quali ci arrivano tanti film, dall’Arabia Saudita ad esempio. E anche dall’Asia: Noi cerchiamo di vederli tutti: per quelli di cui non sappiamo niente abbiamo due studenti che guardano i film, ne fanno una piccola analisi e se i pareri di tutti e due sono favorevoli, il film arriva nella nostra commissione di programma: 5 persone che guardano i film e decidono quali invitare. Il fatto che lo ZFF abbia una selezione di poco più di 100 film è proprio una scelta di qualità, vogliamo far vedere il meglio di tutto quello che ci hanno inviato. Non andiamo all’inseguimento delle star o di particolari tematiche perché alla fine il pubblico vuol solo vedere dei buoni film ed è questo che ci ha permesso di crescere di anno in anno».

Anche la vicinanza di festival importanti come quello di San Sebastian e di Londra, può essere un’opportunità: «abbiamo per quattro giorni una concomitanza di date con San Sebastian: collaboriamo con loro, guardiamo insieme i film, anche con il London Film Festival. Per avere gli ospiti e i film possiamo anche dividere i costi: la filosofia è che invece di lavorare uno contro l’altro possiamo collaborare».

24:10

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Radiogiornale 25.09.2025, 12:30

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