Cinema

Lontano da Hollywood: in memoria di Roger Corman

Definito il re dei B-Movie, Roger Corman ha saputo regalare al suo pubblico piccoli cult di ogni genere, offrendo un trampolino di lancio a future star e a grandi registi

  • 16 maggio, 08:01
Roger Corman
Di: Nicola Lucchi 

Se dopo esserti sudato una laurea ti bastano quattro giorni per comprendere che il lavoro da ingegnere non fa per te, qualche dubbio sulle tue scelte di vita è legittimo. Negli Stati Uniti è però molto facile reinventarsi, soprattutto se si hanno idee. Se c’era qualcosa che non mancava a Roger William Corman, classe 1926, erano proprio quelle. Se ne accorsero per primi alla 20th Century Fox, dove ripiegò come fattorino dell’ufficio postale per guadagnarsi presto il ruolo di lettore. Fu proprio a questo punto che nacquero le sue prime intuizioni, perché quando una sceneggiatura non funzionava al meglio, Corman offriva suggerimenti che potessero migliorarla. Tra questi script imperfetti capitò quello di William Bowers e William Sellers, un western con Gregory Peck che non avrebbe riscosso grande successo, ma al quale Corman fornì alcuni spunti. Quando Romantico avventuriero (1950) di Henry King uscì nelle sale, il nome di Roger Corman non apparì tuttavia nei crediti. Fu per questo che, defraudato dei propri meriti, scelse di abbandonare la Fox.

È forse attraverso questa esperienza negativa che si può tracciare la traiettoria di uno dei più grandi e prolifici produttori d’America, nonché le coordinate della sua idiosincrasia per l’industria. Hollywood, a Roger Corman, non andò mai a genio. I B-movie, al contrario, sembrarono calzargli a pennello fin dagli esordi, quando vendendo il soggetto di FBI operazione Las Vegas (1954) guadagnò i suoi primi 2000 dollari da sceneggiatore. Per imparare il mestiere, si offrì persino di lavorare gratuitamente come producer. Un’attività che mise a frutto quasi nell’immediato per produrre il suo primo film. Con Monster from the Ocean Floor (1954) di Wyott Ordung aprì così le porte alla sua lunga carriera.

Trovare soldi per realizzare un film può risultare talvolta un’operazione più creativa che scriverlo, ma non contento di fare già entrambe le cose, Corman decise anche di mettersi alla regia. Accadde l’anno successivo al suo esordio da produttore, quando con Cinque colpi di pistola (1955) diresse la sua opera prima con un budget di soli sessantamila dollari. Era ormai chiaro che la sua vita sarebbe stata dedicata al cinema, e per non farsi mancare nulla aprì una casa di distribuzione con cui importare negli Stati Uniti registi internazionali del calibro di Fellini, Bergman e Truffaut.

“L’horror è il genere più sicuro,” era solito sostenere. “Perché anche se il tuo film horror non è molto bello, basterà qualche urlo del pubblico per renderlo passabile. Con una commedia, se non ridono, sei morto.” Non è un caso che proprio nell’horror, Corman avrebbe trovato terreno fertile, nonché i suoi maggiori successi. Tra il 1959 e il 1964 produsse e diresse infatti alcuni dei suoi film più amati, tra i quali una serie di pellicole tratte dai racconti di Edgar Allan Poe e quel cult intitolato La piccola bottega degli orrori (1960), che girato in soli due giorni si sarebbe trasformato, 22 anni più tardi, in un musical Off-Broadway.

Piccola bottega degli orrori

“Qualche volta, per errore, Corman riusciva a fare un buon film, ma non ne ho mai fatto parte,” ironizzò Jack Nicholson, che fece i suoi primi passi nel cinema proprio grazie a Corman. Nicholson non fu il solo a essere scoperto dal produttore che, lungo tutta la sua attività, lanciò o condivise il cammino con future star quali William Shatner, che prese parte in L’odio esplode a Dallas (1962), o Robert De Niro, che recitò ne Il clan dei Barker (1970), per non parlare di Sandra Bullock, Dennis Hopper e Peter Fonda. Proprio questi ultimi due, Corman li fece incontrare con Jack Nicholson sul set del film Il serpente di fuoco (1967), portandoli a quell’alleanza che un giorno avrebbe dato vita a Easy Rider (1969).

Anche molti registi incontrarono la sua strada, e proprio grazie a lui trovarono l’occasione per farsi notare. Corman produsse America 1929 – Sterminateli senza pietà (1972), secondo lungometraggio di Martin Scorsese; Sweet Kill (1973), opera prima di Curtis Hanson; in Battle Beyond The Sun (1962) lavorò Francis Ford Coppola, in Hollywood Boulevard (1976) Joe Dante e con Femmine in gabbia (1974) esordì Jonathan Demme. La lista sarebbe lunga, e fra i molti che passarono dalla sua scuderia, Peter Bogdanovich gli fece da assistente, Ron Howard ebbe un ruolo da protagonista in Eat My Dust (1976) e James Cameron dichiarò di “essersi formato nella scuola di Corman.” Non è un caso che molti di questi registi lo abbiano in qualche modo omaggiato inserendolo in alcuni film di successo, come quando interpretò il ruolo di Hayden Burke, direttore dell’FBI ne Il silenzio degli innocenti (1991), o comparve come senatore all’udienza ne Il padrino – Parte II (1974).

Roger Corman

Malgrado certe incursioni nell’industria Hollywoodiana, il suo rapporto con le major non fu mai tra i più rosei. La libertà di essere un indipendente gli permise però di realizzare pellicole altrimenti irrealizzabili. Saltando da un genere all’atro senza troppe difficoltà si dimostrò un genio dell’intrattenimento ma, allo stesso tempo, riuscì talvolta a porre attenzione a importanti temi sociali, come quando affrontò il problema della segregazione razziale di un’America estremamente razzista nel film L’odio esplode a Dallas.

Abbastanza umile da non ritenersi un artista, ma perfettamente conscio della propria influenza, dichiarò di essere semplicemente un artigiano che cerca di esercitare il proprio mestiere nel migliore dei modi. “Padre spirituale della Nuova Hollywood”, Roger Corman riuscì a farsi strada nella storia del grande cinema pur restando sempre fedele alla propria filosofia da outsider, dimostrandosi molto più di un semplice “re dei B-movie”.

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Addio a Roger Corman

Alphaville 14.05.2024, 11:30

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