Cinema

Marco Bellocchio

Turbatore di coscienze

  • 09.01.2024, 08:35
  • 10.01.2024, 11:22
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Marco Bellocchio

Di: Michele dell’Ambrogio, Circolo del cinema Bellinzona 

Marco Bellocchio è il protagonista di un’imperdibile retrospettiva promossa dai Circoli del cinema del Canton Ticino, che si terrà tra Mendrisio, Lugano, Locarno e Bellinzona dal 9 gennaio al 27 febbraio 2024. Il titolo della kermesse (Turbatore di coscienze) si riferisce a una dimensione fondamentale del cinema di Bellocchio e si riallaccia a ciò che Pasolini augurò al regista emiliano, ossia di continuare a «turbare sempre più le coscienze dell’Esercito, della Magistratura, del Clero reazionario, e insomma della Piccola Borghesia italiana». Le proiezioni al Cinema Forum di Bellinzona si terranno il martedì (ore 20.30) e il sabato (ore 18.00), al Cinema Iride di Lugano solo di martedì (ore 20.30), al Multisala Teatro di Mendrisio il mercoledì (ore 20.45) e al Gran Rex di Locarno il lunedì (ore 18.30) e il venerdì (ore 20.30). Maggiori informazioni sulla rassegna e le schede film dettagliate, sono disponibili online.

Quando nel 1965 uscì lo “scandaloso” I pugni in tasca, primo lungometraggio dell’allora venticiquenne Bellocchio (rifiutato dalla Mostra di Venezia, ma premiato a Locarno), il cinema italiano ebbe uno scossone forse paragonabile solo a quello che gli era stato inferto nel 1943 da Luchino Visconti con Ossessione, film che segnò la nascita del Neorealismo.

Pier Paolo Pasolini, approdato alla regia qualche anno prima, scrisse allora a Bellocchio definendo il suo film come non appartenente alla categoria del “cinema di poesia” da lui difesa, un cinema cioè in cui lo stile deve avere un valore primario, che sovrasti il contenuto, ma a quella del “cinema di prosa”, dove prevale il racconto, il personaggio, la psicologia; anche se riconosceva che si trattasse di una prosa “che spesse volte sbava e sfuma nella poesia”. Il carteggio tra i due rivela senz’altro delle cortesi divergenze d’opinione, ma Pasolini concludeva quello che chiamava un “dialogo di isolati” con l’augurio a Bellocchio di continuare a “turbare sempre più le coscienze dell’Esercito, della Magistratura, del Clero reazionario, e insomma della Piccola Borghesia italiana, a cui abbiamo il disonore di appartenere”.

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Marco Bellocchio a gonfie vele

RSI Archivi 02.08.1965, 09:54

Crediamo che Bellocchio, nella trentina di film realizzati dopo I pugni in tasca (l’ultimo, Rapito, è uscito nelle nostre sale alla fine del 2023, e quindi non è incluso nella nostra rassegna) si sia sempre attenuto a questa dimensione fondamentale del suo cinema, rimanendo, pur con una continua ricerca di forme espressive diverse, un vero turbatore di coscienze. Nel mirino dei suoi film c’è innanzi tutto la famiglia borghese, ma non sono risparmiati lo Stato, la Chiesa cattolica, le istituzioni in genere (e quelle “totali” in particolare: il collegio, l’esercito, il carcere, il manicomio). E poi c’è sempre di mezzo l’inconscio, e non solo nel periodo in cui viene infatuato (molti dicono addirittura plagiato) dallo psicoanalista Massimo Fagioli, che collabora con lui alla sceneggiatura per La condanna (1991) e Il sogno della farfalla (1994), ma che è l’ispiratore anche di altri film di quel periodo. Nei suoi film, gli attacchi alle istituzioni sono però spesso affrontati a partire da esperienze vissute in prima persona o assorbite nell’ambito familiare. Come ha ben notato Goffredo Fofi, Bellocchio si è mosso “sempre attorno al proprio io, al proprio nucleo intimo e privato di interessi”: sono sì frequenti i confronti con la realtà esterna, “anche seri e serissimi, ma solo in quanto utili al perseguimento di uno scavo, di una ricerca e definizione di sé”. Tutto questo è già evidente ne I pugni in tasca (non a caso girato nelle case di famiglia del Piacentino), ma lo si può vedere in sottofondo in quasi tutti i suoi film e sarà esplicitato con chiarezza in quello splendido documentario familiare che è Marx può aspettare (2021).

Nella sua lunga carriera Bellocchio ha realizzato film di altissimo valore e altri meno memorabili: ognuno è libero di scegliere i suoi preferiti, ma tutti sono il frutto di una assidua ricerca (tematica e stilistica) su se stesso in relazione con la realtà e obbligano lo spettatore a intraprendere lo stesso cammino e a porsi dubbi e domande sul proprio essere nel mondo. Questa rassegna dei cineclub ha potuto per forza di cose (numero di date disponibili, grosse difficoltà a reperire gli aventi diritto) presentarne solo una parte, tuttavia sufficiente, crediamo, per testimoniare la coerenza del suo percorso artistico.

Nota: Le citazioni da Pasolini e da Goffredo Fofi sono tratte dal bel volume che ha accompagnato la Retrospettiva dedicata a Bellocchio dal 51° Festival del film di Locarno: Marco Bellocchio – Catalogo ragionato, a cura di Paola Malanga, Milano, Edizioni Olivares, 1998.

09:25

Rassegna su Marco Bellocchio

RSI Cultura 09.01.2024, 18:00

  • Keystone
  • Cristina Artoni

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