Oltretevere

Abusi, monito del Vaticano alla Chiesa italiana: troppe resistenze

Il Rapporto annuale della Commissione pontificia per la tutela dei minori: «Notevole resistenza culturale nell’affrontare gli abusi»

  • Ieri, 14:00
676934425_highres.jpg
  • Keystone
Di: Rod 

Le parole sono inequivocabili ed entrano nel cuore di un problema atavico. La Commissione pontificia per la tutela dei minori, in sostanza l’organo della Santa Sede più autorevole quanto ad abusi sessuali commessi dal clero, nel Rapporto annuale presentato ieri, 16 ottobre 2025, in Vaticano, «rileva una notevole resistenza culturale in Italia nell’affrontare gli abusi». E ancora: «I tabù culturali possono rendere difficile per le vittime/sopravvissuti-e e per le loro famiglie parlare delle proprie esperienze e denunciarle alle autorità». Ma non solo. Sempre secondo il Rapporto, a un questionario quinquennale inviato dalla stessa Commissione alle 226 diocesi della Conferenza episcopale italiana hanno risposto soltanto in 81. Poco, davvero troppo poco.

È impietoso il quadro che la Commissione della Santa Sede mostra sullo stato della lotta agli abusi sessuali all’interno della Chiesa cattolica. Il Paese che “ospita” il Vaticano al suo interno, e che dunque dovrebbe essere più di altri sensibile alla linea della “zero tolleranza” messa in campo da Ratzinger prima, quindi da Bergoglio e ora da Prevost, latita, confermando resistenze ormai strutturali.

Non è facile spiegare il motivo di questa situazione. Di certo, il clero composto da soli uomini, vescovi e cardinali inclusi, favorisce coperture e opposizioni alla pulizia tanto indigeribili quanto reali. Inoltre, pesa il fatto che in Italia la Chiesa non abbia l’obbligo di denuncia alle autorità civili se viene a conoscenza di casi di abusi. Ed anche se le sue linee guida incoraggiano le persone coinvolte ad avviare un’azione legale - e i vescovi ad avviare un’indagine preliminare interna e ad invitare le vittime a rivolgersi alle autorità giudiziarie - non sempre una strada si apre in questo senso. Di fatto, non sono pochi gli uomini di Chiesa che ancora oggi sminuiscono il problema, ritenendolo non centrale e decisivo, sottovalutando la criminosità di certi comportamenti e insieme la sofferenza della vittime.

18:48

Abuso spirituale: un problema trasversale alle chiese

Tempo dello spirito 05.10.2025, 08:00

  • Ahtziri Lagarde/ Unsplash
  • Luisa Nitti

Al contrario, la Commissione pontificia nel Rapporto annuale «raccomanda» alla Chiesa italiana, ai vari livelli, proprio di «ampliare la collaborazione formale con le autorità civili nella risposta alle denunce, per garantire un esame più efficace delle accuse e una maggiore trasparenza». Insieme, vi è la raccomandazione a «proseguire lo sviluppo di un dialogo congiunto tra la società civile, i gruppi di difesa e sostegno delle vittime/sopravvissuti-e, le forze dell’ordine e le università, per promuovere opportunità di formazione che migliorino le competenze interne della Chiesa locale, ne dimostrino l’impegno verso la trasparenza e le consentano di essere un referente ancora più visibile all’interno della società». Inoltre «i protocolli locali dovrebbero garantire che le vittime/sopravvissuti-e siano informati del fatto di poter presentare denuncia alle autorità civili e che la Chiesa locale è disposta a facilitare tale denuncia». E ancora: «È buona norma includere una nota di conferma di tale comunicazione nella documentazione relativa alla denuncia».

«Ascoltare vittime e sopravvissuti è il primo passo verso la realizzazione di una Chiesa più sicura per i nostri figli», ha detto ieri in conferenza stampa Maud de Boer-Buquicchio, giurista incaricata del Rapporto annuale. Che ha continuato: «Dobbiamo una risposta onesta alle innumerevoli vittime e sopravvissuti, noti e sconosciuti, che hanno avuto il coraggio di lanciare l’allarme sugli abusi, nonostante ostacoli inimmaginabili».

Il documento vaticano ovviamente va oltre il caso italiano. E rileva che mentre alcune Chiese delle Americhe, dell’Europa e dell’Oceania mostrano un forte impegno nelle riparazioni, rimane «un eccessivo affidamento» al risarcimento economico, che rischia di limitare «una comprensione integrale» del processo di guarigione. Inoltre, in molte aree dell’America Centrale e Latina, dell’Africa e dell’Asia mancano ancora risorse adeguate per l’accompagnamento delle vittime/sopravvissuti-e. Tuttavia, vengono segnalate prassi esemplari come: la tradizionale pratica di guarigione comunitaria Hu Louifi a Tonga; il rapporto annuale sui servizi di accompagnamento per le vittime negli Stati Uniti; i processi di revisione delle linee guida in corso in Kenya, Malawi e Ghana; e il progetto di ricerca della verità Il coraggio di guardare, nella Diocesi di Bolzano-Bressanone.

02:27

Abusi: la denuncia di una fisioterapista

Il Quotidiano 07.10.2025, 19:00

Ti potrebbe interessare