“L’origine delle specie” del naturalista inglese Charles Darwin ha rivoluzionato il mondo della biologia e il modo di studiare e di avvicinarsi alla scienza. Ma il saggio, pubblicato nel 1859, ha conosciuto una gestazione lunghissima, a causa della riluttanza dell’autore nel mettere le sue ricerche nero su bianco. E quando lo ha fatto, il suo lavoro è inizialmente passato inosservato.
Il divulgatore scientifico David Quammen, ospite di Laser, ripropone il suo fortunato “L’evoluzionista riluttante”, ritratto privato di Charles Darwin e la nascita della teoria dell’evoluzione, a vent’anni dalla prima pubblicazione (Raffaello Cortina editore). Una nuova traduzione e la prefazione del professor Telmo Pievani arricchiscono questa edizione, che mira a far comprendere come quella figura che ha riscritto la storia del mondo naturale sia ancora oggi largamente incompresa.
«Non si può collocare Darwin al di fuori del suo tempo e della realtà vicino a lui», spiega Quammen. «È necessario comprendere dubbi, incertezze, ritrosie del naturalista ed esploratore britannico per posizionare davvero il suo pensiero nella giusta prospettiva».
Darwin non divenne un evoluzionista dall’oggi al domani. Il suo percorso verso la teoria dell’evoluzione fu lungo e tortuoso, segnato da dubbi e incertezze. «Darwin non era un genio che ebbe un’intuizione improvvisa», sottolinea Quammen. «Scoprì questa grande idea un passo alla volta, con un lavoro duro e coscienzioso durato anni».
Il giovane Darwin, appena tornato dal viaggio sul Beagle, si trovò a elaborare le sue idee in un contesto sociale e scientifico ostile. L’Inghilterra di metà ‘800 era profondamente religiosa e la biologia era considerata “teologia naturale”.
«Quando Darwin si imbatté in questa spiegazione molto diversa dell’origine della diversità biologica, non si mise solo contro la Chiesa, ma contro l’intero establishment scientifico del suo tempo», evidenzia Quammen. «Ci volle un coraggio straordinario».
Tra l’idea iniziale del 1838 e la pubblicazione de “L’origine delle specie” nel 1859 passarono oltre 20 anni. Darwin esitava, in parte per timore delle reazioni, in parte per perfezionare le sue argomentazioni.
Un ruolo importante lo ebbe anche la moglie Emma, molto religiosa. «Era uno dei motivi per cui era riluttante a pubblicare, sapeva che le avrebbe fatto male», racconta Quammen. «Ma alla fine lo fece comunque: amava profondamente la verità».
La presentazione della teoria dell’evoluzione avvenne in modo quasi fortuito. Il 1° luglio 1858, durante una riunione della Linnean Society a Londra, furono letti estratti del lavoro di Darwin insieme a quelli di Alfred Russel Wallace, che era giunto indipendentemente a conclusioni simili. «Nessuno dei due era presente», ricorda Quammen. «E dopo la presentazione non ci furono domande o reazioni. Nessuno sembrò sorpreso, indignato o entusiasta».
Secondo l’autore, comprendere Darwin come persona aiuta a capire la scienza in generale: «Non è un insieme di fatti consolidati, ma un processo umano svolto da persone con insicurezze e dubbi». Un messaggio importante in un’epoca in cui la scienza è spesso messa in discussione.
«Penso che ora più che mai sia fondamentale che le persone capiscano che la scienza è questo», afferma Quammen. «Perché come sapete, nella nostra epoca, in questo momento storico, la scienza viene messa in discussione, viene negata, viene ignorata».
L’autore sottolinea anche l’importanza di studiare la storia della scienza, criticando il fatto che in molte università sia possibile ottenere un dottorato in biologia senza aver letto “L’origine delle specie”. «Penso che sia davvero molto importante che le persone capiscano la storia di dove nascono le grandi idee e da dove proviene la scienza», sostiene.
Quammen difende infine Darwin dalle recenti accuse di razzismo e misoginia: «Era un uomo del suo tempo, ma questo non cancella l’importanza del suo contributo. Possiamo continuare a combattere per l’uguaglianza senza dimenticare i grandi pensatori del passato, pur con i loro limiti».
«È un segno di maturità e saggezza rendersi conto che possiamo continuare a combattere le battaglie per la giustizia e uguaglianza di ogni tipo, senza dimenticare tutti i grandi pensatori e gli eroi del passato che erano persone del loro tempo, ma sembrano imperfetti se misurati con gli standard del nostro tempo», conclude Quammen.



