Il dossier della trasmissione di Rete Due Alphaville, dedicato all’occulto, ci permette di approfondire la tematica dell’irrazionale e dell’irrazionalismo: termini simili, ma con significati molto diversi, come vedremo.
L’Europa, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, ha visto l’emergere di una spiccata sensibilità nei confronti delle tematiche esoteriche e dell’occulto: l’irrazionalismo europeo. Parallelamente a questa tendenza, si sviluppò sempre di più l’approccio delle scienze umane, come l’antropologia e l’etnografia, verso quelle conoscenze veicolate dalle espressioni della cultura popolare, come fiabe, miti e religioni: le discipline dell’irrazionale. Quali sono le differenze? Perché l’interesse verso studio umanistico delle discipline dell’irrazionale e le correnti dell’irrazionalismo sorsero parallelamente? A quale esigenza culturale rispondevano?
Il mercato editoriale del primo Novecento è diretta testimonianza del rinnovato interesse verso le discipline esoteriche. Ad esempio, la casa editrice barese Laterza istituì la Collezione di studi religiosi, iniziatici ed esoterici dove poté accogliere quei contributi - esoterici, appunto - che all’inizio del Novecento godevano di ampia popolarità e che per questo era un’importante fonte di guadagno.
L’irrazionalismo europeo
L’emergere dell’irrazionalismo come corrente di pensiero è collocabile storicamente tra la seconda metà dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, nel momento in cui, stabilitosi il positivismo come fondamento del sentire e del sapere europeo, alcuni autori si ersero come antagonisti della cultura vigente con l’obiettivo di smascherare i limiti e i grandi debiti che essa prospettava per il futuro dell’Europa: autori che esprimevano, dunque, un’avversione e una negazione dei valori del razionalismo europeo, appellandosi alla vita, al genio, alla forza, alla libertà e al sentimento. Capostipiti della corrente dell’irrazionalismo sono Friedrich Nietzsche, Oscar Wilde, Charles Baudelaire, Lev Tolstoj:
Strana la mia religione, e la religione del progresso. Chi ha detto che il progresso è buono? È solo l’assenza di fede e il bisogno di un’attività cosciente rivestita di fede. L’uomo ha bisogno di uno slancio (...). Sono necessarie idee più generali (...): un’idea di poesia (...). L’ideale è l’armonia. Solo l’arte sente questo (...). Chi è felice ha ragione! (...) Perché il cane ha un punto d’appoggio così piccolo? Perché mangia non tutte le lepri, ma giusto quanto basta? Questa è la saggezza di Dio: ma non è saggezza, non è intelligenza. È l’istinto divino. Questo istinto è in noi. L’intelligenza è invece la capacità di deviare da questo istinto e di teorizzare queste deviazioni.
L. Tolstoj, Note di un cristiano (in Diari 1847-1910)
Tolstoj, quindi, definisce la scienza e il progresso come dei tentativi di dare un senso ad una realtà che ne è essenzialmente priva, dove l’intelligenza, facoltà prettamente umana, aiuta l’uomo a trovare lo slancio che gli permette di creare uno scopo della sua esistenza. Tuttavia, in questo sforzo razionale, l’uomo perde di vista la sua intrinseca natura sentimentale, artistica, intuitiva, poetica, abbandonando l’armonia a cui dovrebbe aspirare in quanto parte di un tutto. Allo stesso modo, Nietzsche, con la “morte di Dio” e quindi di tutti i valori che sorressero l’umanità per duemila anni, individua lo scopo ultimo della vita non nelle costruzioni del razionalismo, bensì in tutto ciò che non può essere governato dalla ragione.
Il risultato di questa tendenza intellettuale, di ribellione alla visione razionalistica e materiale della realtà, fu l’esplosione delle correnti esoteriche dell’occulto come lo spiritismo, il teosofismo, il magismo, l’astrologia, la negromanzia, l’antroposofia, l’alchimia, il misticismo e molte altre ancora.
Lo studio umanistico dell’irrazionale
Dall’altro lato, come ulteriore risposta all’imperante razionalismo, emerge lo studio umanistico delle discipline dell’irrazionale. Nel contesto italiano, un esempio fondamentale di questo approccio è la Collana di studi religiosi, etnologici e psicologici fondata da Cesare Pavese ed Ernesto De Martino, anche conosciuta come Collana viola. La chiave di lettura che la Collana viola proponeva era molto diversa rispetto all’irrazionalismo, nonostante fosse come quest’ultimo un’alternativa al dominio logico e materialistico della cultura europea. Si trattava, in pochissime parole, di utilizzare delle scienze e delle indagini umanistiche - come l’etnologia, l’antropologia, la storia delle religioni - che dessero validità storico-scientifica alle conoscenze trasmesse dalla cultura popolare nei secoli. Le discipline dell’irrazionale che rientrano in questo campo di studio sono le religioni, il mito, il patrimonio fiabesco, il folclore, e l’obiettivo era quello di rinnovare la tendenza europea che separa troppo semplicisticamente e nettamente la cultura alta, accademica dalla cultura popolare.
Possiamo fare almeno due esempi di questo approccio, che permise all’Italia, tra gli altri benefici, di aprirsi al dibattito culturale europeo. Pensiamo all’antropologo russo Vladimir Propp (1895-1970), autore delle Radici storiche dei racconti di fate, pubblicato per la prima volta nella traduzione italiana all’interno della Collana viola con l’editore Einaudi. Propp tenta, partendo da un corpus di racconti tramandati dalla cultura popolare, di individuare quei motivi che più si ripetono all’interno di esse ed trovare così un patrimonio di usanze, riti, liturgie di cui i racconti di fate sono portatori. Un patrimonio che, se non fosse per le fiabe, sarebbe inaccessibile: ricostruire, insomma, l’origine delle fiabe nel costume primitivo e selvaggio delle popolazioni antiche e preistoriche. La chiave di lettura di conoscenze che sono sempre state considerate irrazionali è dunque in questo caso l’etnologia, che permette di storicizzare quelle conoscenze, liberandole dall’essere considerati prodotti di pura fantasia.
Il secondo esempio dell’approccio umanistico verso le discipline dell’irrazionale è il libro di uno dei fondatori della Collana viola, l’antropologo e storico delle religioni italiano Ernesto De Martino (1908-1965), che scrisse Il mondo magico: prolegomeni a una storia del magismo, anch’esso pubblicato all’interno della Collana viola. L’obiettivo di De Martino è quello di utilizzare gli strumenti della storia e dell’etnologia per studiare il fenomeno, etichettato oggi come irrazionale, del magismo. Facendo ciò, De Martino ha l’intenzione di allargare l’autocoscienza della civiltà al fine di formare un più ampio umanesimo ed uscire finalmente da un sapere meramente naturalistico e materialistico della realtà. Ampliare, insomma, la capacità di comprendere i fenomeni che hanno segnato le epoche della storia umana, tanto vicine quanto remote:
La magia è la “Storia come pensiero e come azione” dei primitivi: e se la natura è, come voi dite, storia senza storia da noi scritta, la magia è una storia della natura rappresentata ed agita se non proprio dalle piante e dagli animali che l’hanno fatta, da uomini molto prossimi alle piante e agli animali, e perciò in grado di rifarla più di noi.
E. De Martino, Dal laboratorio del Mondo magico
Dossier: “Il fascino senza tempo dell’occulto”
Contenuto audio
Dossier: “Il fascino senza tempo dell’occulto” (1./5)
Alphaville 21.10.2024, 12:05
Dossier: “Il fascino senza tempo dell’occulto” (2./5)
Alphaville 22.10.2024, 12:05
Dossier: “Il fascino senza tempo dell’occulto” (3./5)
Alphaville 23.10.2024, 12:05
Dossier: “Il fascino senza tempo dell’occulto” (4./5)
Alphaville 24.10.2024, 12:05
Dossier: “Il fascino senza tempo dell’occulto” (5./5)
Alphaville 25.10.2024, 12:05