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Le esperienze di premorte: cosa dice la scienza

Le NDE sono esperienze intense vissute in condizioni critiche. La scienza le interpreta come fenomeni neurobiologici generati da specifiche dinamiche cerebrali attivate in situazioni estreme

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Di: Mat 

Le esperienze di premorte, o Near Death Experiences (NDE), rappresentano uno dei fenomeni più enigmatici della ricerca contemporanea sulla coscienza. Migliaia di persone riferiscono vissuti intensi durante arresti cardiaci, traumi gravi o stati di incoscienza profonda: uscita dal corpo, tunnel luminosi, incontri con entità, revisione della vita, sensazione di pace assoluta. La scienza, oggi, cerca di comprendere se tali esperienze siano interamente spiegabili attraverso i meccanismi cerebrali o se indichino qualcosa di più profondo.

Le NDE come fenomeno neurobiologico

Una delle linee di ricerca più solide proviene dalle neuroscienze. Un recente modello unificato, sviluppato dal Coma Science Group dell’Università di Liegi, propone che le NDE siano episodi di “coscienza disconnessa” generati da specifici meccanismi cerebrali attivati in condizioni critiche. Secondo questo approccio, l’ipossia, l’anestesia profonda o l’arresto cardiaco possono alterare l’attività del lobo temporale e della corteccia parietale, regioni coinvolte nella percezione del corpo e dell’ambiente. Anche il rilascio massiccio di neurotrasmettitori in situazioni di pericolo estremo può contribuire a stati di coscienza alterata.

È importante sottolineare che un elettroencefalogramma piatto non implica necessariamente assenza totale di attività cerebrale: alcune dinamiche profonde o transitorie possono sfuggire agli strumenti clinici attuali. Questo punto è cruciale per interpretare le testimonianze di percezioni “esterne” durante l’arresto cardiaco.

La coerenza delle testimonianze

Le NDE presentano caratteristiche ricorrenti in culture diverse: luce intensa, tunnel, incontri con defunti, revisione della vita. La Division of Perceptual Studies dell’Università della Virginia, guidata da Bruce Greyson, ha catalogato migliaia di casi, evidenziando la sorprendente coerenza dei contenuti e l’impatto trasformativo sulle persone che li vivono.

Questi elementi hanno portato alcuni ricercatori a ipotizzare che le NDE non siano semplici allucinazioni, ma esperienze strutturate con una logica interna. Tuttavia, la scienza non considera la coerenza narrativa come prova di un’origine extracorporea: anche sogni, stati dissociativi o esperienze indotte da sostanze possono mostrare schemi ricorrenti.

Le interpretazioni non locali della coscienza

Accanto ai modelli neuroscientifici, esiste una corrente di ricerca che interpreta le NDE come indizi di una coscienza indipendente dal cervello. Il medico Jeffrey Long, ad esempio, sostiene che alcune testimonianze – come percezioni accurate durante l’arresto cardiaco – suggerirebbero la sopravvivenza della coscienza oltre la morte clinica. Anche il cardiologo Pim van Lommel ha proposto che la coscienza possa essere “non locale”, cioè non prodotta dal cervello ma mediata da esso.

Queste posizioni, pur affascinanti, non rappresentano il consenso scientifico: la verifica oggettiva di tali percezioni è estremamente complessa e spesso controversa. La maggior parte dei neuroscienziati ritiene che non esistano prove conclusive a sostegno di una coscienza separata dal substrato biologico.

La proposta di Federico Faggin: una tesi speculativa

Nel dibattito contemporaneo si inserisce anche la posizione di Federico Faggin, fisico e inventore, che propone una visione radicale: la coscienza non sarebbe un prodotto della materia, ma la sua origine. Secondo Faggin, la coscienza avrebbe una natura quantistica e preesisterebbe al mondo fisico; il cervello funzionerebbe come un’interfaccia che permette alla coscienza di fare esperienza della realtà materiale.

È fondamentale sottolineare che questa tesi, pur stimolante, appartiene al campo speculativo. Non esistono oggi evidenze sperimentali che colleghino i fenomeni quantistici alla coscienza in modo diretto, né che dimostrino l’esistenza di una coscienza indipendente dal cervello. La proposta di Faggin si colloca quindi più nella filosofia della mente e nella metafisica che nella scienza empirica, pur offrendo un contributo importante al dibattito teorico.

Il punto di convergenza attuale

La scienza contemporanea non ha ancora una risposta definitiva. Tuttavia, alcune conclusioni provvisorie emergono con chiarezza:

  • Le NDE sono esperienze reali e significative, non semplici illusioni casuali.

  • Possono essere spiegate, almeno in parte, da meccanismi neurobiologici attivati in condizioni estreme.

  • Non esistono prove conclusive che dimostrino la sopravvivenza della coscienza dopo la morte, ma neppure che la escludano.

  • Le teorie non locali, come quelle di van Lommel o Faggin, sono ipotesi speculative, non modelli scientifici verificati.

Le NDE rappresentano dunque un terreno fertile per esplorare i limiti della coscienza e il rapporto tra cervello e mente. La ricerca sta riportando la coscienza al centro del dibattito scientifico, aprendo un dialogo sempre più ricco tra neuroscienze, filosofia e fisica teorica.

Bibliografia scientifica:
Greyson, B. After: A Doctor Explores What Near-Death Experiences Reveal About Life and Beyond. St. Martin’s Press, 2021.
Parnia, S., et al. “AWARE—AWAreness during REsuscitation: A prospective study.” Resuscitation, 2014.
Parnia, S. What Happens When We Die? Hay House, 2006.
Laureys, S., Gosseries, O., & Tononi, G. (eds.) The Neurology of Consciousness. Academic Press, 2015.

Ricerche e interpretazioni non locali della coscienza
van Lommel, P. Consciousness Beyond Life: The Science of the Near-Death Experience. HarperOne, 2010.
Long, J. Evidence of the Afterlife: The Science of Near-Death Experiences. HarperOne, 2010.
Ring, K. Life at Death: A Scientific Investigation of the Near-Death Experience. Coward, McCann & Geoghegan, 1980.

Prospettive teoriche
Faggin, F. Irriducibile: La coscienza, la vita, i computer e la nostra natura. Mondadori, 2022.
Penrose, R. The Emperor’s New Mind. Oxford University Press, 1989.
Hameroff, S., & Penrose, R. “Consciousness in the universe: A review of the ‘Orch OR’ theory.” Physics of Life Reviews, 2014.

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La vita oltre la vita

RSI Archivi 05.11.1982, 11:13

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