L’intervista

Jung? “Non ha mai rinnegato Freud”

A 150 anni dalla nascita di Jung, Luigi Zoja riflette ad Alphaville su inconscio collettivo, crisi d’identità e bisogno di spiritualità in un’epoca dominata da solitudine e semplificazioni

  • Ieri, 14:00
12:33

L’inconscio che ci unisce

Alphaville 28.07.2025, 11:45

  • Keystone
  • Natascha Fioretti
Di: Red. 

Sabato 26 luglio si sono celebrati i centocinquant’anni dalla nascita di Carl Gustav Jung e noi vogliamo credere che il suo pensiero, i suoi archetipi, parlino ancora al nostro presente.

Per ricordare la figura del grande psicoanalista svizzero, Alphaville ha incontrato Luigi Zoja, psicoanalista e sociologo formatosi al Jung Institute di Zurigo, già presidente del Centro Italiano di Psicologia Analitica e del Comitato Etico Internazionale dell’Associazione Internazionale per la Psicologia Analitica.

Zoja è autore di numerosi saggi. Tra i più recenti, segnaliamo Paranoia. La follia che fa la storia (Bollati Boringhieri, 2023) e Narrare l’Italia. Dal vertice del mondo al Novecento, sempre per Bollati Boringhieri.

L’inconscio collettivo: una forza che ci unisce

«L’inconscio collettivo è la parte di attività psichica che unisce tutti gli individui, non solo il singolo», spiega Zoja. «Un esempio? Il Fascismo esaltava l’eroe romano, pretendendo che anche gli italiani fossero tutti eroi. Ma nel 1945, con il crollo del regime, è emersa un’esigenza culturale diversa, che ha dato vita al neorealismo: storie di antieroi, di persone umili. Era l’inconscio collettivo che parlava».

Archetipi e politica: semplificazioni pericolose

Nel mondo globalizzato e digitale, l’inconscio collettivo non ha perso la sua forza. «La post-politica di oggi, fatta di slogan semplificatori, ricorre agli archetipi», osserva Zoja. «Gli immigrati diventano “poveri diavoli” o “diavoli veri”, i patrioti si trasformano in eroi che difendono il paese. Sono immagini mitiche, hollywoodiane, che semplificano temi complessi».

Disorientamento e identità: Jung come bussola

Il pensiero junghiano può offrire una guida nell’epoca del disorientamento. «La persona disorientata aderisce più facilmente agli slogan», dice Zoja. «Oggi siamo più soli di prima, comunichiamo formalmente di più, ma sostanzialmente di meno. Jung ci invita all’individuazione: “Tu chi sei?” è la domanda fondamentale. Prima di aderire a proposte generiche, dobbiamo capire di cosa abbiamo veramente bisogno».

Zoja sottolinea anche il rischio di proiezione: «Se non ci guardiamo dentro, vediamo il male solo fuori. È il meccanismo della paranoia: pensiamo che eliminando i nemici esterni risolveremo i nostri problemi. Ma non è vero».

La dimensione spirituale: Dio invocato o non invocato

In conclusione, Zoja richiama la dimensione spirituale del pensiero junghiano, partendo dalla frase incisa sopra la porta della casa di Jung: Vocatus atque non vocatus, Deus aderit – “Invocato o non invocato, Dio sarà presente”.

«Jung non ha mai rinnegato Freud, ma ha riconosciuto che oltre agli istinti c’è una dimensione superiore, spirituale, innata nella natura umana», afferma Zoja. «Oggi, nei paesi avanzati, soffriamo di solitudine anche per l’eccessivo materialismo. Non possiamo trascurare la dimensione spirituale dell’uomo».

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Luigi Zoja

Gli Incontri di Rete Uno 21.12.2024, 09:05

  • Luigi Zoja, photograph Michal Cizek
  • Michela Daghini

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