Una donna come modello di riferimento. Una donna capace di vivere la sua vita fuori dagli schemi affidandosi totalmente all’amore. Un amore che sa accogliere, non possessivo, ma sensuale (attinente ai sensi) e spirituale insieme. Amore che nasce dall’incontro, dalla relazione ed è in grado di esistere anche nella lontananza, di estendersi all’intero genere umano, di elevarsi alla vette più alte della spiritualità. Un modello difficile da comprendere, se non addirittura ostico (fino al rifiuto) quando a prevalere è l’ideologia raziocinante ed edonista che variamente anima la liturgia comportamentale del nostro tempo. Ma col quale si può entrare in sintonia spirituale, persino istintuale, quando l’istinto d’amore sa essere davvero libero e il suo naturale intreccio con l’intimo che ci abita diventa un sovrapporsi indistinto di vita e di pensiero.
Stiamo parlando della figura di Maria Maddalena, che da duemila anni attraversa la storia e la cultura del mondo occidentale e dell’Oriente cristiano. Un vero e proprio archetipo del femminile che ha innervato il pensiero, la letteratura, la musica, le arti figurative, il teatro. Maddalena è colei che, segnata dalle asperità della vita e dalle consuetudini sociali più deteriori, fa dell’amore una modalità di cambiamento, la chiave del suo riscatto umano e sociale. Attraverso l’amore valica il confine del dolore, si libera della rabbia nei confronti di chi le ha fatto del male e dalle gabbie culturali che pretendono di sottometterla. L’amore le cambia la vita perché diventa un modo di “essere nella vita” attraverso il quale leggere ogni relazione con l’umano e col divino, fatta di anima e di corpo, sensuale e spirituale insieme, in equilibrio, senza conflittualità. In Maddalena lo spirituale resta fortemente radicato nella carne e il corporeo non cessa di vivere un inestinguibile slancio verso il divino.
Un vero e proprio archetipo del femminile innervato dalla grazia divina, come scrive la nota psicoterapeuta junghiana Giulia Valerio in un attualissimo articolo pubblicato nel 2014 sulla rivista di psicoantropologia Atopon, per citare uno dei tanti testi, di varia ispirazione culturale, che negli ultimi decenni stanno riscoprendo questa affascinate figura evangelica. Fra i più recenti, di evidente ispirazione mistico-religiosa, è da sottolineare Passione secondo Maria Maddalena. L’esperienza del deserto, edito in Italia da Lindau (pagine 219, euro 21, da poche settimane in libreria) scritto da Antonella Lumini, una delle più originali, libere ed efficaci autrici di spiritualità del panorama contemporaneo.
La Maria Maddalena che emerge dal libro di Lumini è una donna forgiata in una sapiente concretezza di gesti, di sentimenti e di parole. La sua bellezza, che la tradizione ci rimanda come eccezionale, non è quel che emerge di lei, perché da secoli sono le sue azioni a colpire lo sguardo dell’osservatore, per restare scolpite nei cuori. Lei è la donna del silenzio che è rivoluzione, del cambiamento che si nutre d’amore, delle lacrime che lavano e generano vita nuova. È il primo essere vivente al quale Gesù si svela da risorto ed è la donna credente che annuncia agli apostoli, increduli, la vita che non muore, al punto di meritarsi il titolo di Apostola degli apostoli.
Lumini segue il percorso di questa donna nei Vangeli, dove viene citata ben dodici volte (in particolare Gv 19,25, Mc 16,9-11 e Gv 20,1-18). Segue anche la tradizione, che fin dai primi secoli, dai Padri della Chiesa a Gregorio Magno, rilegge quel percorso intrecciando la sua figura con quelle, in vario modo contemplative, della peccatrice, che si siede ai piedi di Gesù lavandoli con le lacrime, asciugandoli con i capelli (Lc 7,36-38), la donna anonima che a casa di Simone il lebbroso cosparge di nardo la testa di Gesù (Mt 26,6-13; Mc 14,1-9) e di Maria di Betania, sorella di Marta e di Lazzaro.
L’autrice fa inoltre riferimento a tre significative storie-leggende che interpretano la vita di Maddalena negli anni che seguono la morte di Gesù. Una si lega al cosiddetto Vangelo di Maria, diffuso in area copta fin dal secondo secolo. Di ispirazione gnostica, vede la Maddalena come portatrice di una conoscenza straordinaria e sconosciuta agli apostoli, derivata dalla sua intima relazione con lo Spirito, legata al valore sapienziale del femminile. Vi è poi una tradizione orientale, che vede la Maddalena seguire l’evangelista Giovanni a Efeso insieme a Maria la madre di Gesù. Infine, quella che più coinvolge Antonella Lumini è la cosiddetta tradizione occidentale, secondo la quale Maria Maddalena con Marta e Lazzaro sarebbero fuggiti alle persecuzioni via mare per giungere a Marsiglia. Qui Maria avrebbe annunciato il Vangelo in Provenza e si sarebbe spinta fino al massiccio della Sainte-Baume, dove per trent’anni avrebbe condotto vita contemplativa in una grotta. Proprio in questa zona, del resto, sorge un famoso e visitatissimo santuario a lei dedicato eretto dopo il ritrovamento nel 1279 di resti mortali a lei attribuiti.
In questa significativa rete di vicende, Antonella Lumini si muove seguendo la sua specifica vocazione al silenzio e alla preghiera contemplativa, intesa come dialogo-con e apertura-alla azione dello Spirito. Ne vien fuori un testo in cui la riflessione spirituale personale si intreccia con la figura della Maddalena in una sorta di identificazione e, nei fatti, di una originale autobiografia mistica. In particolare Lumini dopo una prima parte ricca di spunti storici, teologici e spirituali con due monologhi poetici dedicati a “Maddalena che vede il Risorto” e a “Maddalena penitente”, fa seguire, adeguatamente rivedute, alcune sue meditazioni redatte fra la metà del 1988 e la fine del 1990.
Erano quelli gli anni in cui, dopo la conversione e un lungo periodo di avvicinamento alla vita contemplativa, Lumini ha trovato in Maddalena un modello praticabile di radicale cambiamento, guidato dallo Spirito, nel silenzio. Così Maddalena diventa Antonella e Antonella diventa Maddalena, secondo la classica spiritualità del dialogo dei cuori, della comunione dei santi. L’amore per Gesù di Maddalena si fa itinerario mistico per Antonella, cioè accettazione dei propri limiti e del proprio dolore, vita quotidiana, strada che conduce alla piena umanità, all’amore e alla condivisione con l’umanità intera. Perché di fronte a un ostacolo che sembra invalicabile, a un dolore o una ferita che appare impossibile da accettare, scrive Lumini, «si può portare nel silenzio quanto si è visto e si è vissuto affinché lo Spirito, che possiede la chiave, possa operare». Quindi, sintetizzando con efficacia il senso di preghiera vissuta e di vita nella preghiera che pervade il suo libro, conclude: «Da questa vicinanza con Maria Maddalena ho scoperto l’immenso mondo che si apre imparando ad amare di lontano, la forza redentiva che si attiva attraverso la preghiera interiore, attraverso la misteriosa esperienza dello Spirito. Amare di lontano, amare spiritualmente, raggiungere ogni più lontana distanza di chiusura e di assenza. Amen».

Maria di Magdala, apostola fra gli apostoli
Quilisma 13.04.2025, 10:00
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