Cristianesimo

Maria inedita, uno sguardo femminista

L’Osservatore Romano prova a riscoprire la Madre di Gesù oltre i dogmi e le idealizzazioni

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  • Keystone
Di: Ansa/Rod 

La figura di Maria, da secoli al centro della devozione popolare e della riflessione teologica, sta vivendo una nuova e stimolante fase di ripensamento, in particolare grazie all’apporto del pensiero femminista. L’inserto dell’Osservatore Romano “Donne Chiesa Mondo” ha recentemente ospitato un articolo della teologa Marinella Perroni che getta luce su questa prospettiva inedita, evidenziando come teologhe contemporanee stiano rileggendo la Madre di Gesù con uno sguardo critico e innovativo, liberandola da stereotipi e idealizzazioni.

Per troppo tempo la narrazione su Maria ha oscillato tra l’esaltazione e la modellizzazione esemplare, categorie che, sebbene con buone intenzioni, hanno spesso allontanato la sua figura dalla realtà storica e umana. Come sottolinea Perroni, «la storia della devozione mariana ci dimostra che parlare della Madre di Gesù è molto meno semplice di quanto si pensi perché è facile confondere il trono della Sapienza con la Sapienza stessa». Questa confusione ha portato a un allontanamento dal testo biblico e a forme di devozione non sempre in linea con la tradizione teologica cristiana.

Tuttavia, il confronto con il pensiero femminista e l’ecumenismo ha aperto nuove strade. Negli ultimi decenni, il dialogo con le teologhe protestanti ha evidenziato l’importanza di un ritorno alle Scritture e di un ripensamento critico della mariologia. In questo contesto, l’interesse per una riflessione mariologica di qualità, che non veda le donne solo come “pie destinatarie”, sta prendendo sempre più piede.

Due figure di spicco in questo panorama sono Linda Pocher e Teresa Forcades, le cui recenti pubblicazioni su Maria stanno generando un vivace dibattito. Entrambe partono dalla decisiva indicazione del Concilio Vaticano II, che scelse di non dedicare a Maria un documento separato, ma di inserirla nell’ultimo capitolo della Costituzione dogmatica sulla Chiesa, la Lumen gentium. Questa scelta intendeva ribadire che «del mistero dell’incarnazione sono protagonisti unicamente il Padre e il Figlio», e che il ruolo di Maria nella vita della comunità ecclesiale è prima di tutto simbolico in rapporto alla Chiesa stessa.

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In altre parole 03.11.2025, 08:18

  • © Alberto Novelli
  • Mattia Pelli

Eppure, il percorso delle due teologhe si differenzia. Linda Pocher, con il suo Maria di Nazaret. Una biografia teologica (Edb), invita il lettore a seguire la “peregrinatio fidei” di Maria, un pellegrinaggio di fede che la libera dalla “inarrivabile fissità” in cui è stata imprigionata. Per Pocher, la storia di Maria è una “biografia teologica”, un racconto che rispetta «una caratteristica fondamentale del racconto biblico» che «pur narrando le vicende dell’unico Dio e del suo Unigenito, si infrange di fatto in una moltitudine di storie».

Teresa Forcades, invece, nel suo Queer Mary. Il futuro dell’esperienza cristiana (Castelvecchi), dichiara che per lei riflettere su Maria ha significato ricostruire la propria biografia teologica. La monaca benedettina catalana, medico e teologa femminista, propone una rilettura dei quattro dogmi mariani, individuando nella teologia mariana «un crocevia, divenuto ineludibile nel XXI secolo per recuperare i tratti autentici dell’esperienza cristiana». Forcades arriva a suggerire che Maria possa aiutarci ad «andare più in profondità nella nostra piena umanità e a scoprire una chiamata alla queerness che non esclude nessuno».

Questi nuovi approcci ricordano l’antico detto “De Maria, nunquam satis” (Di Maria non si dirà mai abbastanza), che ha spesso legittimato secoli di eccessiva devozione. Oggi, però, si aggiungono voci nuove, quelle di teologhe cattoliche che, senza timore, si confrontano con il pensiero femminista, arricchendo la nostra comprensione di Maria e aprendo nuove prospettive per la fede cristiana contemporanea.

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