«Nel mio lavoro cerco di trasformare il vuoto in uno spazio in cui il silenzio non significhi oppressione, ma ascolto. Ed è proprio lì che può nascere la guarigione». Julia Krahn in passato ha studiato medicina, ma è attraverso la sua attuale professione che cerca di lenire le ferite, quelle dell’anima. Artista multidisciplinare, Julia Krahn è riuscita con una sua “rivoluzionaria” fotografia ad animare la discussione nella comunità luterana, e non solo, di Hannover, capoluogo della Bassa Sassonia, nel nord della Germania.
Si tratta di un ritratto di donna che ha preso il posto, sull’altare della chiesa della Trinità (Dreifaltigkeitskirche), dell’antica pala dell’Ottocento.
Fino al 6 gennaio, il Cristo intento a salvare Pietro dalle acque burrascose è riposto nella sacrestia. Chi entra lungo la navata come fedele o semplice visitatore non può non portare lo sguardo sul corpo femminile nudo, se non per un drappo bianco di lino, che gli si presenta davanti.

backstage hin und weg (unfassbar) - Julia Krahn + 3FK Hannover 2025
Un’opera che «invita a lasciare andare ciò che è familiare e ad aprirsi a nuove prospettive, facendo nascere un dialogo sulla mancanza e sulla presenza, ma soprattutto sul cambiamento. Ed è proprio quella pelle e quel tessuto a riempire l’architettura gotica con un’intimità insolita», come spiegato nei suoi intenti e che allarga a una serie più ampia di immagini denominate unfassbar, inconcepibile, perché inconcepibili sono le storie che Julia Krahn ha raccontato attraverso il suo obbiettivo: ragazze e donne abusate e vittime di violenza sessualizzata. «Cerco di trattenere ciò che l’occhio non vede, per rifletterlo nello spettatore. Non si tratta tanto dell’immagine, quanto dell’esperienza di sentimenti condivisi», ha spiegato Julia Krahn a Segni dei tempi nella sua abitazione-studio di Milano. «La violenza sessuale non è infatti un fenomeno marginale, ma parte della realtà sociale. Una delle partecipanti lo ha espresso con queste parole: “…chi esercita la violenza non sono mostri. Sono padri, vicini di casa, insegnanti, religiosi, persone di fiducia. Se li demonizziamo, disumanizziamo anche questi atti. Così però tutto diventa ancora più inconcepibile e viene ulteriormente rimosso. Accade. Ogni giorno. Nascosto, eppure in mezzo a noi”. L’altare diventa perciò una cassa di risonanza per le voci di tutte le donne. La violenza sessualizzata non lascia solo ferite, ma anche tanto vuoto, un silenzio difficile da sostenere. L’opera esposta rende dunque visibile questa esperienza: un corpo, vulnerabile e al tempo stesso potente, troppo grande per restare contenuto nella cornice. Non sostituisce Cristo, ma amplia lo spazio, dal simbolo al corpo vissuto, dal sacro all’umano. Così il silenzio può trasformarsi in voce e aprirsi, come detto, a un luogo di guarigione e sollievo».
Avviata nel 2025, la serie di ritratti unfassbar offre a donne che hanno subito violenza sessuale uno spazio di autorappresentazione ed empowerment. Per questo Julia Krahn ha lavorato in un contesto protetto, con il supporto del centro di consulenza specializzato Violetta, con sede ad Hannover, lasciando a ogni partecipante la libertà di decidere come desiderava essere vista e ritratta. Nella Dreifaltigkeitskirche è esposta proprio una di queste fotografie.

Verena Meier
L’ha sostenuta il pastore Alex Kawalla: «È stata la mia stessa comunità a spronarmi a essere coraggioso. La pala era lì da 140 anni, è stata una piccola rivoluzione. Non poteva non indispettire qualcuno... Sono però convinto che lo sdegno faccia bene alla nostra fede. Non credo che la chiesa sia un luogo migliore rispetto al resto del mondo. Né la chiesa cattolica né quella evangelica possono sottrarsi al confronto con la violenza sessualizzata e gli abusi. Quello che ora possiamo fare è cercare di sviluppare barriere che impediscano questa violenza e questi abusi. Cominciando ad essere aperti e a porci dalla parte delle vittime, mostrando una forte solidarietà».
Parole forti, come quelle che ha voluto dire sempre a Segni dei tempi Joana, 24 anni e un passato tormentato, protagonista fra le donne di Julia Krahn: «Questo progetto presenta un vocabolario capace di dire ciò che è realmente accaduto. Quella speranza di poter far parlare anche coloro che ancora non possono o non vogliono. Penso quindi che sia importante rendere tutto ciò pubblico, affinché le parole possano finalmente essere trovate e usate. Ritengo che proprio nel contesto della Chiesa un progetto di questo tipo acquisti ancor più significato. Per la semplice ragione che in chiesa non se ne parla spesso. I giornali si occupano ogni tanto di preti che hanno fatto questa o quest’altra cosa. Ma ora, attraverso questa fotografia e le molte altre, viene mostrato e spiegato in modo nuovo e semplice il tema degli abusi».

Portrait: Julia Krahn, “Harmony as Utopia” 2025, Kunstsammlungen Bistum Regensburg, 2025,




