Nel lessico della diplomazia pontificia, ogni parola è una scelta ponderata. E quando due papi si esprimono sulla NATO, le sfumature diventano rivelatrici. Papa Francesco, nel 2022, aveva parlato dell’«abbaiare della NATO alle porte della Russia», evocando un’immagine di provocazione e tensione. Papa Leone XIV, il 15 settembre 2025, ha invece affermato: «La NATO non ha cominciato nessuna guerra», tracciando una linea netta tra chi difende e chi attacca.
Francesco: la metafora dell’abbaiare
Le parole di Francesco, pronunciate in un’intervista al Corriere della Sera, avevano sollevato un polverone. L’«abbaiare» della NATO era stato interpretato da alcuni come una critica all’espansione dell’Alleanza verso Est, vista come una possibile causa scatenante dell’invasione russa dell’Ucraina. Il Papa argentino non aveva giustificato Putin - più volte aveva riconosciuto l’aggressione in Ucraina -, ma aveva cercato di leggere il conflitto in chiave storica e geopolitica, evitando una condanna frontale. Ma quella posizione, seppur coerente con la sua visione di una Chiesa mediatrice, aveva lasciato perplessi alcuni osservatori, soprattutto in Europa orientale, dove l’aggressione russa era vissuta come una minaccia esistenziale.
Leone XIV: la realtà dell’aggressione
Tre anni dopo, Papa Leone XIV ha scelto un registro più diretto. «La NATO non ha cominciato nessuna guerra», ha detto lasciando Villa Barberini a Castel Gandolfo, rispondendo alle domande sulle tensioni con il Cremlino. Ha parlato della preoccupazione dei polacchi per le violazioni dello spazio aereo, ha riconosciuto la «situazione molto tesa» e ha ribadito la necessità di distinguere tra aggressori e aggrediti.
Due approcci, una stessa tensione
Francesco ha cercato di interpretare le cause profonde del conflitto, mettendo in discussione anche le responsabilità occidentali. Leone XIV, invece, ha scelto di fotografare la realtà: un’Alleanza sotto attacco, una Russia che mostra i muscoli, e una Chiesa che non può ignorare l’evidenza.
Il meccanismo di aiuti militari all’Ucraina, finanziato dagli alleati NATO e approvato da Washington, è un segnale di coesione che smentisce la narrativa di un’Alleanza divisa. In questo contesto, le parole di Leone XIV, seppure pronunciate a braccio, risuonano come un atto di chiarezza perché a suo avviso non è la NATO a cercare la guerra, ma la Russia a portarla ai confini dell’Europa.
Conclusione: il peso delle parole
Leone XIV e Francesco parlano entrambi di pace, ma lo fanno da prospettive diverse. Il primo con la fermezza di chi riconosce l’aggressione, il secondo con la prudenza di chi cerca di capire le radici del conflitto. In mezzo, un mondo che cambia, e una Chiesa che cerca ancora una volta di essere voce nel deserto, ma con toni anche diversi.

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Telegiornale 10.09.2025, 20:00







