Cosa significa oggi la risurrezione? Non come dottrina da accettare o negare, ma come domanda reale, concreta, esistenziale. È ancora pensabile, in un mondo che ha sostituito la speranza con la produttività e la salvezza con il benessere?
La risurrezione — nel suo senso più profondo — torna a interrogarci là dove sembrava espulsa: nella cultura pubblica, nel pensiero filosofico, nella vita ordinaria.
Per secoli, questa idea è stata il cuore del cristianesimo: la vittoria sulla morte, la promessa di una vita piena oltre i limiti della storia e del corpo. Ma nella modernità — e ancor più nella tarda modernità — l’immaginario della risurrezione è andato affievolendosi, ridotto spesso a simbolo poetico o a riflesso di bisogni umani. In un’epoca segnata dalla disillusione, la risurrezione è apparsa come un linguaggio estraneo, perfino imbarazzante. Eppure, proprio ora che tutto sembra depotenziato, riemerge come questione viva: che ne è della speranza? C’è qualcosa che resiste alla morte? È ancora lecito, o persino necessario, credere che non tutto finisca nel nulla?
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A rilanciare con coraggio questo interrogativo è uno degli appuntamenti teologici più significativi in Europa: il Forum Faith & Society 2025, che si terrà dal 26 al 28 giugno all’Università di Friburgo, in Svizzera. Il titolo scelto per questa edizione — “Resurrecting the Resurrection” — è tutt’altro che scontato: non si tratta solo di ridare senso a un concetto religioso, ma di capire se la risurrezione possa ancora essere detta, pensata, proposta all’interno di un mondo pluralista e spesso scettico.
Durante il forum si confronteranno alcune tra le voci più autorevoli del panorama teologico, filosofico e spirituale europeo. Tra i nomi attesi spiccano N. T. Wright, forse il più influente studioso biblico vivente, autore di opere fondamentali sulla risurrezione di Cristo letta in chiave storica e teologica; Frère Matthew, priore della Comunità di Taizé, simbolo di un cristianesimo contemplativo e aperto al dialogo ecumenico; Esther Maria Magnis, scrittrice e testimone, nota per le sue riflessioni sul rapporto tra Dio, la sofferenza e la perdita; e Alister McGrath, teologo e scienziato, noto per le sue posizioni nel dibattito con l’ateismo contemporaneo.
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Ma il Forum non sarà un semplice convegno accademico. Con oltre sessanta eventi tra conferenze, workshop e incontri, l’appuntamento si propone come uno spazio aperto, accessibile a credenti e non credenti, studenti, ricercatori, artisti e semplici curiosi. Le lingue ufficiali saranno inglese, francese e tedesco, con traduzione simultanea per favorire la partecipazione internazionale.
L’intento dichiarato è quello di riportare la risurrezione nel cuore del discorso culturale, senza nascondere le tensioni che comporta. Si discuterà della morte in una società che la rimuove sistematicamente, del legame possibile (o impossibile) tra scienza e miracolo, della vita eterna come possibilità filosofica e antropologica, non solo come credo religioso. In altre parole, si cercherà di capire se la risurrezione possa ancora essere un linguaggio di speranza che non neghi la razionalità, ma la attraversi fino in fondo.
Il Forum si svolgerà in luoghi altamente simbolici: il Convento dei Cordeliers, nel cuore medievale di Friburgo, e il campus della Miséricorde, uno dei centri universitari più aperti al dialogo tra fede e società in Svizzera. Non mancheranno momenti di spiritualità condivisa, come la preghiera serale in stile Taizé, aperta a tutti i partecipanti, indipendentemente dalla loro provenienza religiosa.
L’ingresso è modulato per garantire accessibilità: è possibile iscriversi per una singola giornata o per l’intero evento, con tariffe agevolate per studenti, giovani sotto i 26 anni e partecipanti dall’estero. Le iscrizioni online restano aperte fino al 24 giugno, e sono previsti anche pacchetti low-cost per gruppi studenteschi.
In un tempo in cui la religione sembra sempre più relegata ai margini della discussione pubblica, il Forum Faith & Society rappresenta un gesto controcorrente: riportare Dio — e con Lui la domanda sulla vita oltre la morte — nel cuore del dibattito culturale, non per imporre risposte, ma per lasciarsi interrogare. E forse, come in ogni autentico confronto, anche per lasciarsi sorprendere.
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Telegiornale 03.10.2018, 16:00