Anniversario

Savonarola oggi: il profeta che parlava anche al nostro tempo

Nel giorno della sua nascita, il 21 settembre 1452, il frate che sfidò la Chiesa ci ricorda che la fede autentica non teme il potere, ma lo interroga

  • 2 ore fa
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«Savonarola predica contro il lusso e la prodigalità», un dipinto realizzato nel 1879 dall’artista tedesco Ludwig von Langenmantel (1854-1922)

  • Wikimedia Commons
Di: Rod 

Oggi, nel giorno della nascita di Girolamo Savonarola, è inevitabile chiedersi cosa significhi ricordare un uomo come lui in un tempo come il nostro. Nato il 21 settembre 1452 a Ferrara, Savonarola fu un frate domenicano, un predicatore infuocato e un riformatore politico, ma soprattutto fu una coscienza scomoda. Un uomo che non si accontentava di osservare il mondo, ma lo interrogava. E lo faceva con una radicalità che ancora oggi ci mette a disagio.

Nel pieno del Rinascimento, quando l’Italia brillava per arte, potere e ricchezza, Savonarola alzava la voce contro la corruzione della Chiesa, contro il lusso dei palazzi vaticani, contro una spiritualità che si era trasformata in spettacolo. Mentre Roma si comportava come una nuova Babilonia, lui predicava povertà evangelica, giustizia sociale e rinnovamento morale. Non lo faceva per ribellione sterile, ma per una fede profonda, che non tollerava compromessi. Parlava di Dio, ma anche di equità, di politica, di responsabilità. E lo faceva con una forza che scuoteva le coscienze.

A Firenze, dopo la cacciata dei Medici, Savonarola contribuì a instaurare una repubblica fondata su principi cristiani. Promosse riforme sociali, propose tasse proporzionali, si batté per i più deboli. Ma non si fermò lì. Organizzò il celebre “falò delle vanità”, dove si bruciavano pubblicamente oggetti di lusso, strumenti musicali, opere d’arte considerate simboli di decadenza. Un gesto estremo, certo, ma coerente con la sua visione: liberare l’anima dalle catene del superfluo.

La sua voce, però, era troppo scomoda. Papa Alessandro VI, il famigerato Borgia, lo scomunicò. Fu arrestato, torturato e infine arso vivo in Piazza della Signoria nel 1498. Non perché fosse un eretico, ma perché era un profeta. E i profeti, si sa, non sono mai ben accolti quando parlano troppo chiaramente.

Eppure, oggi, in un mondo che sembra aver perso il senso del limite, in cui la spiritualità si confonde con il marketing e la fede con l’identità di marca, Savonarola ci parla ancora. Ci ricorda che credere non è solo aderire a un dogma, ma interrogarsi, mettersi in discussione, avere il coraggio di dire ciò che è giusto anche quando è impopolare. In un’epoca di crisi climatica, disuguaglianze crescenti e istituzioni religiose spesso silenziose di fronte alle ingiustizie, la sua voce torna a farsi sentire. Non come condanna, ma come invito.

Savonarola non era perfetto. Era austero, talvolta intransigente, sicuramente radicale. Ma era autentico. E forse, oggi più che mai, abbiamo bisogno di figure autentiche. Di voci che non si piegano al consenso. Di spiritualità che non si svendono. Di profeti che non temono di bruciarsi.

Ricordarlo nel giorno della sua nascita non è solo un atto di memoria. È un gesto di resistenza. È dire che la verità, anche quando fa paura, merita di essere ascoltata.

16:24

Corsi Serali - RSI, 9 aprile 1965

RSI Cultura 17.09.2025, 10:19

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