Oltretevere

Un Papa rassicurante, ma non di compromesso

Chi è Leone XIV, al secolo Robert Francis Prevost. Fedelissimo di Francesco, ne incarna le aperture ma con un suo stile. Le grandi sfide della pace e delle politiche sociali, come il vescovo di Roma da cui ha scelto il nome

  • Ieri, 20:48
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Papa Leone XIV

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Di: Paolo Rodari 

Un uomo rassicurante, ma non di compromesso. Capace di portare avanti le aperture di Francesco, ma con un suo stile e senza strappi, come ha chiesto la maggioranza dei cardinali. In un certo senso ricorda Giovanni XXIII: un uomo semplice, che arrivò tuttavia ad indire il Concilio Vaticano II. Robert Francis Prevost, 69 anni, nuovo vescovo di Roma, è il primo Papa statunitense. Si presenta subito con un dettaglio rassicurante per chi crede nella tradizione. Recupera uno degli elementi della veste papale che Francesco non aveva mai indossato: la mozzetta, quella mantellina rossa, corta, sopra la talare bianca indossata per ultimo da Papa Ratzinger

Ha scelto di chiamarsi Leone, come quel Leone XIII che scrisse tra fine Ottocento e inizio Novecento la prima enciclica sociale, la Rerum Novarum. Papa dunque dei lavoratori e delle grandi sfide sociopolitiche, che senz’altro sui temi più delicati dell’agenda internazionale non farà sconti a nessuno. Nemmeno al suo connazionale Donald Trump, il quale certamente - quando diceva di pensare alla possibilità di un Pontefice statunitense - aveva in mente ben altro profilo. Prevost è infatti considerato un progressista su alcuni temi che vedono l’inquilino della Casa Bianca attestato su ben altre posizioni: l’accoglienza ai migranti, il cambiamento climatico, l’attenzione ai poveri. E’ invece più conservatore di Francesco su altri temi, come ad esempio quelli inerenti il diritto di famiglia. In Perù ha conosciuto le sofferenze degli ultimi, le fatiche dei migranti. Per loro si spenderà, anche a costo di inimicarsi Washington.

Prevost conosce bene la Curia romana e i suoi presuli; è a capo della Congregazione dei Vescovi dal 2023. Questa conoscenza gli servirà molto nel costruire la Chiesa del futuro, ovviamente col suo stile più riservato e senz’altro meno carismatico di quello del predecessore. Viene da un ordine, gli agostiniani, nel cui motto c’è tutto un programma: “l’umiltà uccise la superbia”, quella stessa umiltà che Prevost ha mostrato affacciandosi con gli occhi lucidi dalla loggia centrale della basilica di San Pietro. E’ una spiritualità molto incentrata sull’interiorità, quella agostiniana: comunione con Dio e servizio agli altri.

Nato il 14 settembre del 1955 a Chicago, Prevost ha preso i voti negli Agostiniani nel 1981, divenendone successivamente superiore generale per due mandati consecutivi. È stato a lungo missionario in Perù e di quel Paese ha anche ottenuto la cittadinanza, in un certo senso “smarcandosi” dalla sua origine statunitense. La sua opera missionaria in Sudamerica ha quella caratteristica di pastoralità su cui tanto hanno insistito le congregazioni generali che hanno preceduto il conclave.

Sui diritti delle persone LGBT+ non ha avuto parole di grande apertura come Francesco e sembra meno propenso anche a nominare donne in ruoli apicali della gerarchia. Del resto, il suo primo intervento, leggendo un testo scritto davanti a una piazza San Pietro gremita, è stato senza alcuna sbavatura dottrinale: un richiamo alla pace e alla Madonna di Pompei nel giorno della sua festa. Solo sul nodo della comunione ai divorziati risposati ha espresso in passato posizioni aperte, come quelle fatta proprie da Francesco in Amori Laetitia.

Prevost è stato coinvolto marginalmente in due casi di abusi sessuali del clero: uno in Perù e uno negli Stati Uniti. Una donna di Chiclayo, città peruviana, ha raccontato che anni prima lei e altre due donne erano state abusate da due sacerdoti locali. L’allora vescovo aprì un’inchiesta, ma non sospese cautelativamente i sacerdoti, che qundi continuarono a celebrare. A Chicago, invece, è stato accusato di non avere avvisato una scuola cattolica che nelle vicinanze abitava un prete noto per avere abusato di alcuni giovani. Ma nessuno dei due casi ha portato a un processo. Nelle prossime settimane, senz’altro, su questi fatti si dovrà fare luce. Nemmeno a un vescovo di Roma sono concessi sconti.

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