Tra i viali silenziosi di Castel Gandolfo, il verde del Borgo Laudato si’ sembra respirare una quiete densa di significato. Non è solo un’oasi di sostenibilità incastonata nella storica residenza papale: è il luogo scelto da Papa Leone XIV per dare il via a una nuova tappa nel cammino della Chiesa. Qui, mercoledì 9 luglio, verrà celebrata per la prima volta la “Messa per la custodia della creazione”, nuovo formulario liturgico che fa il suo ingresso ufficiale nei riti cattolici.
La celebrazione non sarà pubblica. Vi parteciperanno soltanto le persone che ogni giorno lavorano nel Borgo: agronomi, tecnici ambientali, operatori pastorali, volontari. Volti quotidiani di una nuova sensibilità, chiamati a pregare con parole e simboli che parlano di terra, di creature, di responsabilità. A presiederla sarà lo stesso Pontefice, in un gesto che non è soltanto liturgico ma profondamente pastorale.
Il formulario, approvato da Leone XIV e promulgato dal Dicastero per il Culto Divino, raccoglie e approfondisce le intuizioni nate con Laudato si’. Le preghiere evocano il cielo stellato, i frutti della terra, gli animali, il respiro stesso del mondo. Ma si fanno anche denuncia e invocazione: “L’opera della creazione è seriamente minacciata dall’uso irresponsabile e dall’abuso dei beni che Dio ci ha affidato”, recita uno dei passaggi chiave. Una liturgia che porta sull’altare le ferite del mondo, e le trasfigura in impegno e speranza.

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Non è solo una novità liturgica. È una conferma: la crisi climatica, il degrado ambientale, l’ingiustizia ecologica restano tra le priorità della Chiesa. E Leone XIV, con questa Messa, riafferma una linea già tracciata con forza dal suo predecessore. La fedeltà all’eredità di Papa Francesco non è formale, ma sostanziale. Lo spirito della Laudato si’ vive e si rinnova.
Il luogo scelto è emblematico. Il Borgo Laudato si’ è un progetto nato per incarnare concretamente i principi dell’enciclica: economia circolare, agricoltura biologica, energia pulita, comunità solidali. Non è solo un “parco verde”, ma un laboratorio di futuro. Qui la conversione ecologica non è una teoria, ma una pratica quotidiana. E il fatto che proprio da questo spazio prenda il via il nuovo percorso liturgico rafforza la connessione tra contemplazione e azione, tra spiritualità e concretezza.
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In parallelo, dal Sud del mondo si alza un’altra voce. Le Chiese di America Latina, Africa e Asia hanno diffuso in questi giorni un documento congiunto in vista della prossima Cop30 in Brasile. Un appello coraggioso, che chiede ai governi una svolta radicale nelle politiche ambientali, anche a costo di una decrescita economica. È un grido che fa eco alle stesse istanze della Messa per il creato: quella di una giustizia che attraversa il cielo e la terra, che non separa l’ambiente dall’umanità, i poveri dagli ecosistemi.
Intanto, Leone XIV si prepara a trascorrere qualche giorno di riposo nella residenza estiva. Ma è significativo che la sua permanenza cominci con un segno preciso: la celebrazione di una liturgia che guarda al futuro, e che riconosce nel creato un dono da custodire, non una risorsa da sfruttare.
Non si tratta solo di aggiornare i formulari. È la liturgia che si fa profezia. Una Chiesa che prega per la terra è una Chiesa che sceglie da che parte stare. E il 9 luglio, tra il silenzio dei cipressi e il canto degli uccelli, sarà il giorno in cui questo cammino avrà una voce nuova. Verde, concreta, universale.
Notizia legata al Notiziario 17.00 del 2 luglio 2025.