Letteratura

Esistere in un'altra vita

Su Histoire d'O di Pauline Réage

  • 24 maggio 2023, 00:00
  • 14 settembre 2023, 09:02
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Di: Daniele Bernardi

Si “guadagna” qualcosa ad essere schiavi? Histoire d'O di Pauline Réage, classico letterario dell'erotismo novecentesco francese, sembra dirci di sì. Ma cosa? Il libro fu pubblicato nel 1954 dal giovane Jean-Jacques Pauvert, editore che, di lì a poco, avrebbe avuto fama per aver sottratto alla clandestinità l'opera omnia del Marchese De Sade. Nato per una sorta di scommessa tra l'autrice e il suo amante Jean Paulhan (quest'ultimo sosteneva che una donna non potesse scrivere alcunché di provocatoriamente eccitante), il romanzo narra del percorso della giovane O attraverso i labirinti della sottomissione sessuale.

Pauvert à 19 ans

Pauvert a 19 anni

Alla sua comparsa il libro fece scandalo e, nonostante nel 1955 avesse vinto il prestigioso Prix des deux Magots, sulla sua pubblicizzazione fu a lungo posto un veto da parte delle autorità. Naturalmente, ciò non impedì (anzi, forse proprio grazie a questo) ad Histoire d'O di farsi strada e di essere considerato uno di quei testi attorno ai quali aleggia un perenne alone di mistero (il vero nome della scrittrice rimase a lungo segreto). Eppure la storia in esso riportata – se così la si può chiamare – è pressoché inconsistente, com'è inevitabile in una narrazione che fa del rituale perverso il suo centro.

Durante una passeggiata in un parco, O viene condotta dal suo amante a un'austera vettura. Una volta preso posto, l'auto si avvia nel più completo silenzio. René – questo il nome dell'uomo – ordina ad O di slacciarsi le calze e arrotolarle sopra il ginocchio, di togliersi le mutande e, scostata la gonna, posare i glutei sulla finta pelle dei sedili. «Immobile e muta, (…) denudata e offerta», O sente allora che non potrà più chiudere né incrociare le gambe, come le verrà effettivamente ordinato in seguito. L'automobile si ferma a una villa con corte e giardino. Qui René taglia le bretelle del reggiseno di O per poi dirle: «Ora sei pronta. Ti lascio. Scenderai e andrai a suonare a quella porta. Seguirai chi ti aprirà, farai quel che ti verrà ordinato. (…) Tu sei soltanto colei che offro».

A questo preambolo segue il singolare calvario che, per usare la formula di Jean Paulhan, rivelerà alla protagonista la propria «felicità nella schiavitù». Infatti per tutto il romanzo O è sottoposta ad abusi continui da parte di uomini ai quali – in quella casa come altrove – è messa a disposizione da René. Ma contrariamente a quanto si potrebbe credere, l'atto di fornire ad altri il suo corpo turba solo parzialmente O, poiché attraverso di esso l'uomo la farà sentire assurdamente sicura, libera dal peso di se stessa e speciale, «protetta da un senso d'irrealtà simile a un sogno, e dalla sensazione di esistere in un'altra vita».

Nel racconto, uno dei vertici di questa pratica si ha quando René decide di cedere definitivamente O a un altro (Sir Stephen), che prenderà il suo posto per essere lui, ora, il padrone assoluto dopo che O avrà dato il suo consenso (cosa che la ragazza farà): «”Ti lascio a Sir Stephen,” disse allora René “rimani come sei, ti manderà via quando vorrà”. Quante volte era rimasta (…) così, in ginocchio, offerta a qualsiasi sconosciuto? Ma aveva avuto le mani legate dai bracciali, felice prigioniera a cui tutto era imposto, a cui nulla era richiesto. Ma qui era per la sua stessa volontà che rimaneva seminuda, quando un sol gesto, lo stesso che sarebbe bastato a farla rialzare, sarebbe bastato a coprirla. La sua promessa la legava come i bracciali di cuoio e le catene. Si trattava soltanto della sua promessa? E per quanto fosse umiliata, o piuttosto perché umiliata, non provava anche la dolcezza di essere apprezzata semplicemente per la sua umiliazione (…)?».

Libro popolato più da “ingranaggi” che da veri e propri personaggi, Histoire d'O è praticamente la sola opera della fantomatica Pauline Réage (pochi gli altri testi, fra cui Ritorno a Roissy, seguito del primo romanzo), sulla cui origine il pubblico dei lettori si interrogò lungamente chiedendosi se lo pseudonimo non celasse l'identità di un maschio.

Col tempo si scoprì che si trattava di Dominique Aury (Rochefort-sur-Mer, 1907 – Corbeil-Essonnes, 1998), nome pure questo fittizio, volto a nascondere quello di nascita di Anne Desclos, curiosissima personalità delle lettere francesi la cui esistenza è stata raccontata da Angie David nella sua corposa biografia Dominique Aury – La vie secrète de l'auteur d'Histoire d'O (Editions Leo Scheer, 2006).

Qui si viene a conoscenza che dietro alla mano che redasse l'intramontabile caso si nascondeva la personalità di una donna unica, anticonformista, dal vissuto turbolento ma anonimo, che fu non solo sentimentalmente legata al sopraccitato Jean Paulhan, ma pure al giornalista Thierry Maulnier e alla scrittrice Edith Thomas. Cattolica e bisessuale, amica di Maurice Blanchot, studentessa frequentatrice degli ambienti dell'estrema destra e poi membro della Resistenza, segretaria generale della «Nouvelle Revue Française» e collaboratrice di André Gide per la rivista «L'Arche», Réage-Aury-Declos fu una personalità intrigante che fece dell'operare nell'ombra la cifra della sua opera creativa così come della sua vita.

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