«Una storia spettacolare, una vita incredibile. Alcibiade è un personaggio che sembra uscito da una serie Netflix, ma è tutto vero». Così lo scrittore olandese Ilja Leonard Pfeijffer descrive il protagonista del suo monumentale romanzo storico Alcibiade, pubblicato in Italia da Ponte alle Grazie. Mille pagine, una bibliografia sterminata e una narrazione in prima persona che restituisce voce e anima a uno dei personaggi più affascinanti e ambigui dell’antichità.
Alcibiade, figlio dell’aristocrazia ateniese, allievo di Socrate, stratega, oratore, traditore e patriota, attraversò da protagonista la Guerra del Peloponneso, passando da Atene a Sparta, poi alla Persia, per poi tornare ancora ad Atene. «Era un uomo innamorato della gente, ma anche del potere. Un populista ante litteram, capace di incarnare le contraddizioni della democrazia ateniese», spiega Pfeijffer, incontrato al Salone del Libro di Torino.
Un romanzo storico, ma non solo
«Non volevo scrivere un saggio, ma nemmeno un romanzo d’invenzione. Ho scelto la forma del romanzo storico per poter esplorare la vita interiore di Alcibiade», racconta l’autore. «La mia ambizione era farlo parlare, pensare, sentire. Per questo ho scritto in prima persona. Volevo che il lettore avesse la sensazione che Alcibiade fosse nella sua testa».
Il risultato è un’opera che unisce rigore filologico e libertà narrativa. «Le fonti antiche – Tucidide, Platone, Senofonte – ci offrono moltissimo. Ma per colmare i vuoti ho dovuto usare la fantasia, sempre con rispetto. La parola “romanzo” implica empatia, non licenza arbitraria».
Un personaggio per il nostro tempo
Perché raccontare Alcibiade oggi? «Perché la sua storia parla di noi», risponde Pfeijffer. «La democrazia ateniese era in crisi, come la nostra. Alcibiade è il simbolo di quella crisi: carismatico, divisivo, capace di manipolare le masse e di tradire per tornaconto personale. Ma anche di servire la città, a modo suo».
Il romanzo è nato da un progetto coltivato per anni. «Da giovane ho studiato greco antico, ho amato la classicità. Poi ho avuto bisogno di tempo e coraggio per affrontare un’impresa così monumentale. Ma sentivo che era il momento giusto. Viviamo in un’epoca in cui la democrazia è fragile, e Alcibiade ci aiuta a capire come si può perdere».
Traditore o patriota?
Uno dei momenti più controversi della vita di Alcibiade fu la sua fuga ad Esparta, dopo essere stato accusato di empietà ad Atene. «Molti lo hanno visto come un tradimento. Ma lui stesso, nel romanzo, spiega che fu una scelta strategica», dice Pfeijffer. «Voleva restare rilevante, non essere dimenticato. E forse, con la sua vendetta personale, ha reso un servizio alla città».
Il romanzo non nasconde le ombre del personaggio. «Alcibiade è mosso da ambizione, rabbia, desiderio di rivalsa. Ma anche da un amore profondo per Atene. È un uomo che combatte per sé stesso e per la polis, spesso senza distinguere i due piani».
Un libro per il presente
Alcibiade è anche un libro sul potere, sulla comunicazione politica, sulla manipolazione delle masse. «Scrivere questo romanzo durante la guerra in Ucraina ha reso tutto più attuale», confessa Pfeijffer. «La guerra del Peloponneso era anche una guerra per il controllo del grano, come oggi. Le mappe del libro mostrano rotte e strategie che ricordano quelle odierne. La storia si ripete, o almeno rima».
Il romanzo si chiude con un capitolo dedicato a Timandra, l’ultima compagna di Alcibiade. «Volevo dare voce a una donna, chiudere con uno sguardo diverso. Timandra è testimone e custode della memoria. È lei a raccontare la fine di un uomo che ha vissuto troppo intensamente per morire».

Alcibiade parla con noi
Laser 28.07.2025, 09:00
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