Il vino parla, lo sanno tutti. Basta guardarsi in giro.
È ventriloquo a un milione di voci, scioglie la lingua, svela segreti che senza vino non si sarebbero mai scoperti.
Grida, sussurra, racconta grandi cose: progetti meravigliosi, amori tragici, tradimenti. Ride a crepapelle, soffoca piano una risata. Vino, alcol, sbornie, ciucche.
Sono temi che inzuppano la letteratura di ogni tempo e di tutte le geografie, svolti in un bel libro che si intitola, da vent’anni a questa parte, Elogio della sbronza consapevole. È una stravagante, godibilissima antologia, con il sottotitolo Piccolo viaggio dal bicchiere alla luna. Gli autori, Enrico Remmert e Luca Ragagnin, raccolgono sequenze originali, lucidi estratti, una serie di aforismi, citazioni legati al motivo del bere: può essere vino, birra, qualunque cosa, purché sia alcolica. Dai puri distillati della Bibbia alle prose visionarie di Dylan Thomas.
Pare che anche alcuni animali siano dediti alle sbronze, e forse proprio per questo fatto alcuni di noi sono propensi al consumo sregolato di alcool, a causa di alcuni geni ereditati da un primate che, amando la frutta fermentata, profitta dello stato di estasi alcolica indotto da quei frutti un po’ “andati”.
https://rsi.cue.rsi.ch/cultura/societa/Sbronze-artistiche-ed-alcolisti-arcinoti--2150532.html
Elogio della sbronza consapevole ci porta tra i classici del mondo antico. Incontriamo, per esempio, Anacreonte, che celebra con solennità il ragazzo amato:
Porta l’acqua, ragazzo, porta il vino / e ghirlande portaci di fiori / orsù portale, ché non voglio / con Eros fare a pugni.
Poi c’è Euripide, che decreta filosoficamente l’estasi dionisiaca:
Dove non è vino non è amore / e null’altro diletto havvi ai mortali.
Ancora, tra i tanti, la giornalista americana Dorothy Parker che ritrae i conformismi erotico-alcolici delle classi altoborghesi:
«Adoro farmi un Martini / perfino un secondo bicchiere / al terzo finisco sotto il tavolo / al quarto sotto il mio cavaliere»
Con intenso abbandono, il romantico inglese John Keats sogna la bellezza:
«Poter bere una coppa del caldo Sud, con perle bollicine scintillanti all’orlo / e la bocca una purpurea macchia; / potessi io bere, e non visto abbandonare il mondo / e via, con te svanire nella foresta oscura»
Non si tratta di un invito al consumo smodato, certo. Ma, nel caso, si sa che la colpa è dello scimpanzè.
Il vino che parla
Kappa: la non notizia 04.12.2025, 18:00
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