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Go Nagai, Goldrake e la bomba atomica

Intervista al maestro del manga, creatore di celeberrimi fumetti e cartoni animati popolati da robot giganti, demoni e mostri, a 50 anni dalla prima messa in onda di Ufo Robo Grendizer

  • 27 settembre, 16:00
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  • IMAGO
Di: Mario Fabio 

Il 5 ottobre del 1975, in Giappone, andava in onda la prima puntata di Ufo Robo Grendizer (in italiano, Ufo Robot Goldrake) la celebre serie animata ideata da Go Nagai che in seguito aprirà la strada al primo sbarco degli anime in Occidente. A cinquant’anni dalla sua apparizione, infatti, Goldrake resta un cartone animato di culto in Italia, in Francia e nella Svizzera italiana, dov’è stato un autentico fenomeno culturale capace di segnare l’infanzia di milioni di spettatori.

Autore visionario, fumettista e animatore tra i più influenti della cultura pop giapponese, Go Nagai è stato il padre dei robot giganti pilotati dall’uomo, ma anche un innovatore che ha ridefinito il linguaggio di manga e anime ben oltre il genere mecha. Ospite lo scorso weekend del Japan Matsuri di Bellinzona, ha ammesso di essere stato influenzato moltissimo dalla cultura europea, a partire dalla Commedia di Dante. Ma non solo, c’era anche il cinema: «Guardavo sempre i film europei, che mi piacevano molto», ha raccontato.

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Kappa

Kappa 25.09.2025, 17:00

  • Natascha Fioretti

Mario Fabio: Che cosa l’ha attratta della cultura occidentale?
Go Nagai: Non saprei dire cosa, di preciso… ma, prima di tutto, mio fratello maggiore era un grande appassionato di cinema. Comprava ogni mese riviste di cinema, e io le leggevo. Così sono entrato subito in confidenza con il cinema europeo.
Cercando di imitarlo, ho imparato molte cose, e penso che quell’influenza sia stata forte.

Riguardo a Goldrake, il personaggio di Actarus/Duke Fleed è un classico eroe tragico universale.
Direi proprio di sì. Non so se in Giappone sia un tema comune, ma riflettendo sulla storia dell’umanità, figure eroiche di questo genere compaiono di tanto in tanto. Quindi, come dire… Dunque, in un certo senso lui è una vittima della guerra, no? È un uomo costretto a lasciare il proprio paese. Persone simili ci sono state in passato e, purtroppo, potrebbero esserci anche in futuro. Credo di aver cercato di esprimere i sentimenti di queste persone attraverso quel personaggio.

Da dove viene l’ispirazione per i mostri che appaiono nelle sue opere?
Difficile da dire. Penso che, semplicemente, all’epoca io stessi cercando di inventare personaggi immaginari che in precedenza non esistevano, e mi sono sforzato in quel senso.

L’originalità di quelle creazioni è incredibile ancora oggi.
Quella è anche la parte più divertente: più i nemici sono interessanti, più il protagonista è costretto a combattere duramente, quindi penso che anche la storia nel suo insieme diventi più interessante.

In opere come Devilman o Shutendoji ci sono elementi di violenza ed eros piuttosto evidenti. Perché ha scelto di includerli?
Credo siano espressioni dei desideri profondi che l’essere umano porta dentro di sé. Nel mondo reale sono cose che è necessario reprimere, ma nelle storie, nei racconti di fantasia… esprimendole, penso che si riesca a descrivere l’essenza, la natura più autentica dei personaggi.

Sono passati ottant’anni dai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, che sono impressi nell’immaginario giapponese e in molti manga. Quali sono i suoi sentimenti riguardo a questo anniversario?
Il Giappone è stato trascinato in quella guerra e, come conseguenza, colpito dalle bombe atomiche. Sono armi terribili, che non dovrebbero mai essere usate contro gli esseri umani. È stato un fatto davvero scioccante e doloroso. Credo che il Giappone abbia la responsabilità di gridarlo al mondo intero: bisogna fare in modo che armi del genere non vengano mai più usate.

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Il papà di Goldrake al Japan Matsuri

Il Quotidiano 20.09.2025, 19:00

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