Letteratura

I gemelli nella letteratura e nel cinema: il fascino del doppio

Dai gemelli mitologici Castore e Polluce alle inquietanti bambine di Shining, il doppio è sempre stato un potente simbolo della psiche umana, capace di solleticare la nostra curiosità

  • 9 dicembre 2024, 08:09
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Di: Sofia Bertoli 

Immagina di guardarti allo specchio e vedere qualcuno che ti somiglia così tanto da sembrare identico a te, ma che allo stesso tempo non sei tu. Perché questa immagine ci affascina tanto? 

Nella mitologia, nella letteratura e persino nel cinema, i gemelli sono un simbolo di dualità, mistero e complessità psicologica. Possiamo andare indietro, attraverso i secoli e le arti, e osservare come la loro figura abbia attraversato il tempo, dal mito antico alla narrativa contemporanea.

Grazie alla loro natura, è possibile esplorare temi universali su cui l’umanità si interroga da sempre, come il concetto di identità e duplicità. La presenza dei gemelli nelle storie è un elemento che stimola riflessioni profonde sul concetto di singolo e doppio, sui contrasti tra uguale e diverso, proprio per le loro caratteristiche uniche.

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Gemelli

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Il mito dei gemelli ha origini lontane e non è infatti difficile trovarne esempi nella mitologia classica. Tra i più celebri ci sono Castore e Polluce, figli di Zeus e Leda, nonché fratelli di Elena. Questi due inseparabili fratelli incarnano la perfetta simmetria di due entità indissolubilmente legate, ma anche una profonda contraddizione: Polluce è un dio immortale, mentre Castore no. L’affetto che li stringe è però così forte che quando Castore muore, il suo gemello Polluce, nonostante l’immortalità, sceglie di morire a sua volta, perché non concepisce una vita senza il fratello. La vicenda di Castore e Polluce, chiamati anche Dioscuri, ha ispirato numerosi autori e registi, che ne hanno tratto simbolismi legati alla inseparabilità e all’amicizia.

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Questo modello mitologico si riflette in molte opere letterarie e cinematografiche, dove i gemelli sono concepiti come due entità parallele, inseparabili e incapaci di esistere senza l’altro. Nella letteratura, però, i gemelli hanno però incarnato significati più complessi, alcuni dal carattere perturbante. In Dostoevskij, ad esempio, il tema del doppio è cruciale e interessa tutta la sua opera, da Il sosia (1846) fino ai Fratelli Karamazov (1878-80). L’inetto protagonista de Il sosia, Golyadkin, vive un’esperienza di alienazione psicologica quando incontra un altro uomo identico a lui, un sosia appunto, ma dal comportamento completamente opposto al suo. In questo racconto emergono le contraddizioni che si annidano nell’inconscio umano, costretto a convivere con un animo in perpetuo dissidio interiore. Il doppio non è semplicemente un altro essere, ma una parte di sé che si ribella, che tenta con forza di emergere e sovrastare l’altra. La metafora del doppio è potente in letteratura, perché permette di indagare sensazioni umane che altrimenti sarebbero difficili da esprimere. Pensiamo al dottor Jekyll e Mister Hyde che, sebbene non siano due gemelli, incarnano appieno il concetto di dualismo, di conflitto tra bene e male, di cui tutti siamo soggetti. 

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Anche nel cinema, la figura dei gemelli è spesso utilizzata per esplorare temi complessi e indagare a fondo la psiche umana, ma anche per suscitare emozioni potenti. Pensiamo alle gemelle di Shining (1980), film di Stanley Kubrik. Queste due bambine, apparentemente innocue, hanno un effetto disturbante sullo spettatore. La loro comparsa, pur fugace, sembra presagire eventi terrificanti. Sebbene non accada nulla di realmente spaventoso, la loro apparizione rimane una delle scene più inquietanti della storia del cinema, nonché una magistrale prova dell’uso della suspense. 

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Fortunatamente però, i gemelli non sono sempre figure disturbanti; le gemelle Olsen, ad esempio, sono famose per aver interpretato numerose pellicole per ragazzi, dal tono decisamente più allegro rispetto al film di Kubrik. Ancora più celebri ci sono le gemelle Kessler, ballerine e showgirl tedesche all’apice del successo negli anni Sessanta. Lindsay Lohan da bambina ha interpretato il ruolo di due gemelle separate alla nascita e poi riunite. Pellicole leggere, ma capaci di analizzare temi universali, come la separazione e il legame speciale che unisce questo tipo di fratelli.

Avere un gemello è come avere sempre un migliore amico al tuo fianco, qualcuno che ti conosce meglio di chiunque altro, capace di leggerti dentro. I fratelli gemelli vivono un’unione magica, indissolubile e difficile da spiegare a chi non la vive. Per questo, sono stati spesso utilizzati nella letteratura e nel cinema per sfruttare il potenziale narrativo di questo legame. Rappresentano il doppio, l’altro, l’eco di sé, ma anche il particolarissimo rapporto tra due individui che, pur nell’apparente simmetria, sono comunque due entità separate.

Evocano inevitabilmente una riflessione sull’io. Ecco perché gli esempi letterari che li riguardano sono sopravvissuti nei secoli nella memoria collettiva. In loro si concretizza l’uguale, l’apparente e il diverso, ciò che quindi è rivelato e ciò che è nascosto, ciò che sta all’esterno e ciò che c’è all’interno, in un affascinante gioco di contrasti e similitudini. Simboli di unione ma anche di separazione, rappresentano una delle più affascinanti e complesse esplorazioni della psiche umana. Che si tratti di miti antichi, di romanzi psicologici o di inquietanti scene cinematografiche, il mistero dei gemelli si intreccia con il nostro stesso concetto di identità, facendoci interrogare su chi siamo davvero, oltre il nostro specchio.

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