Vldadimir Nabokov, nel capolavoro “Lolita”, scrive il finto memoriale di un uomo condannato alla galera. Questi, lungo le pagine del testo, ripercorre tutte le tappe della propria terribile passione nei confronti di Dolores Haze, una dodicenne di cui si è perdutamente innamorato. La storia che ne nasce diventa per il lettore l’occasione per fare i conti con il concetto stesso di vizio.
L’amore non ha età. L’amore è forte e potente come uno tsunami, trascende tutto, cambia le regole del gioco, vuole.
Quando due persone si innamorano, ogni convenzione, ogni regola stinge. Baciarsi per la strada, le mani che scorrono sotto le magliette, fuggire di notte, arrampicarsi su un cornicione, prendere l’auto e guidare per ore, senza stanchezza in corpo, inesauribili come gli dei che si trasformano in pioggia d’oro.
Il vizio non è in chi ama, semmai è negli occhi di chi non può più dare il cattivo esempio.
Lolita di Vladimir Nabokov è forse il romanzo che meglio di tutti sa prendere i nostri principi morali e li stritola come fecero i due serpenti con i figli di Laocoonte. Perché Lolita è uno dei romanzi d’amore più teneri e disperati che siano mai stati scritti.
Humbert Humbert è un uomo devastato dalla bellezza di Dolores Haze, ne conosce ogni lembo di pelle, ogni batuffolo di peluria, ogni neo. Per lei è disposto a tutto. Vive in una casa che detesta, sposa la madre di lei solo per poterla vedere. Gioca con questa ninfetta che non è né donna né bambina, si lascia sedurre e infine la compra, sperpera il denaro per averla. Quando capisce che la sua schiavitù è fuori controllo, che stare con Lolita, amarla a ogni costo, sta diventando pericoloso e sospetto, fugge all’impazzata, di albergo in albergo, la trascina con sé, braccato dalla paura che questo sogno terribile si schianti.
Perché Lolita ha dodici anni e lui quasi quaranta. Perché ciò che per lei aveva la consistenza dell’avventura, per lui è maledettamente serio e orribile e paradisiaco.
E chi, in questa vita in cui il vizio è spesso il termometro dell’intensità, non avrebbe mai voluto scrivere Lolita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Eri semplicemente Lo al mattino, ritta nel tuo metro e quarantasette con un calzino solo. Lola in pantaloni, Dolly a scuola. Dolores sul documento d’identità. Ma tra le mie braccia sei sempre e solo Lolita.
Lolita, di Vladimir Nabokov
RSI Cultura 01.11.2023, 21:55