Davide Staffiero è un uomo fatto per metà di carne e per metà di immaginario letterario e cinematografico. Ha una testa piena di cose da raccontare, spesso quotidiane ed estreme allo stesso tempo, di storie che nascono in un magma ribollente in cui galleggiano mille pezzi di film d’azione, di polizieschi, di horror, di serie tv di culto mischiate a schegge di distopia, di quotidianità malata e sofferente che sfocia nella fantascienza, nel sarcasmo e in una visione del mondo e dell’uomo molto pungente.
“Loggia K”, appena uscito per la casa editrice italiana Edikit, è il suo quarto parto letterario, dopo due romanzi e una raccolta di racconti.
È la storia di un picchiatore professionista, uno che fa “riscossione crediti”: cinquantenne, alcolizzato, misantropo, senza prospettive nella vita. Una bella sera, per una coincidenza, si trova tra le mani una misteriosa tessera con cui accedere a una società segreta che, sostanzialmente, governa il mondo.
«E così, un uomo qualunque, addirittura dei bassifondi, si ritrova, senza sapere né come né perché, nella sala dei bottoni, nelle stanze del potere dove veramente si decidono le sorti del mondo.
Direi che è un’estremizzazione distopica di tante teorie del complotto. Si parla spesso di logge massoniche, di gruppi segreti, di società segrete che governano il mondo: non voglio assolutamente passare per cospirazionista, però che ci siano delle manovre dietro le quinte, di cui l’uomo comune non sa niente, credo che sia abbastanza un dato di fatto.Tutto sta anche nell’idea che ci siano classi sociali molto ben definite, fra le quali non c’è grande mobilità in realtà: se tu parti dal basso, bene o male, rimarrai in basso».
Mi ha sempre attratto il rapporto con il potere, il potere vero, quello che tutti noi, persone comuni, non conosceremo mai.
Staffiero lavora come “Collaboratore acquisti fiction” per la RSI. Mastica cinema e serie tv da mattina a sera e ne è anche un grandissimo appassionato nella sua vita privata. Ovviamente l’immaginario filmico è molto presente nelle sue opere, a volte con citazioni vere e proprie e spesso in maniera esplicita. Anche in “Loggia K”.
«L’idea alla base di “X files” mi ha sempre affascinato tantissimo: un gruppo segreto di vecchi che fanno esperimenti sociali, che sanno che gli alieni sono già arrivati, mentre il resto del mondo non ne sa niente,
Ma l’ispirazione e i riferimenti vengono soprattutto dal thriller anni ‘70, quello di Alan J. Pakula, la “Trilogia della paranoia”, cioè “Tutti gli uomini del Presidente”, “Una squillo per l’ispettore Klute”, e “Perché un assassinio?”: c’è quel clima paranoico degli anni ‘70, dopo lo scandalo Watergate, c’è l’idea che forse il potere non ci sta raccontando tutta la verità, che forse ci sono un sacco di cose che non sappiamo.
Secondo me, lo scandalo Watergate è un momento eclatante, di svolta, dove si scopre che il Presidente del paese più potente al mondo ha mentito spudoratamente».
Ma non aspettatevi una fredda analisi politica. Anzi, quello che salta subito all’occhio in questo romanzo è il linguaggio crudo, molto sporco, che non ha paura del politicamente scorretto.
«L’ho anche ripulito prima dell’ultima lettura, ho abbassato il livello, in origine era ancora più spinto e non volevo che il protagonista risultasse troppo antipatico: è molto difficile, trovare un equilibrio, far capire che è una persona con difetti, ma comunque, far in modo che il lettore tifi per lui.
Il linguaggio è molto più scorretto che negli altri libri che ho scritto, tant’è che, per esempio, mia mamma ha letto le solo le prime pagine e poi m’ha detto: “Senti, non fa per me!”
Il linguaggio è coerente col personaggio e con l’ambiente pulp, stile hard boiled quasi, anche se non c’è un detective che indaga.
Poi, il politicamente corretto mi dà molto fastidio perché è limitante. Chiaramente, non bisogna essere offensivi per il gusto di esserlo. Però, soprattutto la satira, deve essere libera di prendere in giro anche con una certa violenza nei termini, per colpire il bersaglio.
Tanto politicamente corretto lo vedi lontano un chilometro che è finto, non viene dal cuore, è solo moda: io preferisco la libertà, onestamente, soprattutto in ambito creativo».
Loggia K, intervista di Angelica Arbasini a Davide Staffiero (Sedisera Magazine)
RSI Cultura 10.05.2025, 18:50
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