“Quel che cerco, preparando questo corso, è un’introduzione al vivere, una guida della vita. È un progetto etico (…) Vorrei vivere secondo la nuance, la sfumatura. Contro venti e maree. Contro un’epoca che non dà spazio alle sfumature. E c’è una maestra di sfumature: questa maestra, a mio modo di vedere, è la letteratura.”
Così si esprime Roland Barthes, nel 1977, iniziando il suo seminario al Collège de France, un luogo di cultura aperta al pubblico, sede di grandi avventure intellettuali. Il tema che il semiologo francese ha scelto, per le sue tredici lezioni, è Il Neutro. Un concetto che, potremmo dire, percorre tutta la sua opera, dal Grado zero della scrittura (1953) alla Camera chiara (1980). Investendo un modus operandi tipico della filosofia scettica e della fenomenologia, Barthes sceglie di utilizzare l’epochè, cioè l’arte della sospensione del giudizio. Il suo seminario, vero culmine di un’opera tutta intenta a scongiurare le gerarchie e i paradigmi, parte dall’idea che il neutro non è solo un tema, ma anche un metodo, un nuovo modo di vedere, leggere, vivere.
Accusato solo dieci anni prima d’impostura dalla casta degli storici della letteratura, Barthes va oltre gli steccati istituzionali, si concede affondi autobiografici (a ridosso della morte dell’amatissima madre) e convoca il tao, lo zen, la mistica negativa, analizzando nel seminario una serie di figure: la benevolenza, la delicatezza, il sonno; ma anche il conflitto, l’arroganza, l’intensità. Un po’ come nelle Lezioni americane di Calvino (che ammirava sommamente Barthes), il semiologo usa la sua cultura enciclopedica, il suo spirito analitico, per portarci nelle zone d’ombra, negli interstizi, nelle chiuse (écluses) in cui il senso non è più affidato a un sistema bipolare. Non siamo più nel regno del né né, ma quello del sia sia, in cui la figura dell’androgino, dell’angelo maschile-femminile, ci spinge a guardare al di là delle norme e dei giudizi con una “disperata vitalità”.
Ma attenzione: Barthes è un semiologo strutturalista, ma anche un pensatore pop, disinibito e spericolato. Il seminario sul neutro è perciò una lettura godibile, affascinante, nient’affatto destinata alle e agli specialisti. Il Seminario sul Neutro – che esce oggi in una nuova versione francese completa (Seuil, 2023) e nella traduzione italiana curata da Augusto Ponzio (Mimesis 2022) – è a dir poco elettrizzante, appassionante. Ed è profetico quanto ai temi della nostra contemporaneità, in particolare sulle questioni di genere, gerarchia, etnocentrismo.
In Alphaville (Rete Due, da lunedì a venerdì, 11-13) ne parlano Gianfranco Marrone (il neutro in Barthes), Silvia Nugara (le implicazioni gender), Luigi Azzariti-Fumaroli (sulla straordinaria innovazione metodologica), Martin Rueff (sul versante letterario) e Guido Mattia Gallerani (sulla fortuna di Barthes in Italia).
Roland Barthes, Il seminario sul neutro
Il "Seminario sul Neutro" esce in una nuova versione francese completa (Seuil, 2023) e nella traduzione italiana curata da Augusto Ponzio (Mimesis 2022).
Dossier: le rivoluzioni del neutro (1./5)
Alphaville 25.09.2023, 12:05
Dossier: le rivoluzioni del neutro (2./5)
Alphaville 26.09.2023, 12:05
Dossier: le rivoluzioni del neutro (3./5)
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Dossier: le rivoluzioni del neutro (4./5)
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Dossier: le rivoluzioni del neutro (5./5)
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