Se parli con un musicista romando o svizzero tedesco dell’eventualità di suonare in Ticino, ti dirà sempre Facciamo La Corte.

Quella reazione spontanea racchiude il fascino di una festa che colpisce l’immaginario collettivo locale e nazionale. Una “festa” perché la sua forza sta nel suo valore popolare.

Venerdì 29 e sabato 30 agosto, va in scena, nei vicoli e nelle corti di Muzzano, la decima edizione di Facciamo la corte, così bella, così genuina e aggregante da risuonare anche presso l’Ufficio Federale della Cultura a Berna, che ha consegnato ai suoi creatori Simone Bernardoni, Damiano “Dug” Merzari e Paride Bernasconi, un prestigioso “Premio speciale di musica”.

Facciamo la Corte è la storia di un’idea messa in pratica, germogliata come il seme di una pianta che ha messo radici ed è diventata grande, restando sempre a misura d’uomo, di famiglia e di paese. La decima edizione prevede 22 concerti e tante performances per tutti, nel migliore degli spiriti indie e underground.

Mentre Muzzano attende l’abbraccio della sua popolazione e di chi arriverà da fuori, Simone Bernardoni svela a Confederation Music i segreti del successo del festival di Muggiano. La colonna sonora della puntata viene tutta dal cartellone della decima edizione di Facciamo la Corte.

Inizialmente nato per «coprire i mesi estivi» e gli affitti, l’evento si è evoluto da festa paesana a punto di riferimento per l’underground musicale svizzero. La programmazione, che un tempo includeva anche artisti internazionali, si è concentrata sulla scena elvetica per necessità e per la volontà di «lavorare con gente che sapeva dove sarebbe venuta».
Bernardoni sottolinea come il festival si sia «sempre sviluppato», espandendosi dalla sua corte privata a tutto il nucleo del paese, includendo quest’anno persino la chiesa. Il sostegno della comunità non è stato immediato: «Sono dieci anni che ci lavoriamo», costruendo fiducia nel tempo.
Il recente Premio speciale di Musica 2025 dall’Ufficio federale della cultura è stato «qualcosa di inaspettato», ma dimostra che «certe realtà possono nascere ed essere d’ispirazione». Nonostante il riconoscimento, il festival non rischia la saturazione: «non c’è possibilità di crescita in questo senso», mantenendo la sua dimensione umana.
Con un costo d’ingresso simbolico di dieci franchi, Facciamo la Corte non è un evento a scopo di lucro, ma un luogo di ritrovo autentico. Il suo fascino risiede nella location, «in mezzo a un paese, nelle stradine, nelle piazze», che la rende unica rispetto ai festival tradizionali. Bernardoni conclude: «finora è stato un viaggio bellissimo», un’evoluzione naturale che punta a sopravvivere anno dopo anno.