1915-2025

Édith Piaf: vedere la Vie en rose, nonostante tutto

La regina della chanson ha affrontato le sue sofferenze con il canto, traendo da esso la sua forza

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Édith Piaf
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Di: RigA 

Il 19 dicembre 1915 veniva alla luce Édith Piaf. Chissà se ai tempi in cui accarezzava orecchie e faceva strizzare cuori con la sua voce si usava già parlare di “resilienza”. Ne dubitiamo fortemente, ma in un’epoca in cui detta parola viene usata spesso e volentieri perché è bello così, forse nel descrivere le sue vicende pronunciarla può avere un senso. E un senso diverso acquistano, alla luce di una biografia costellata di momenti drammatici, le sue canzoni, che risuonano ancora oggi immortali: La Vie en rose, Non, je ne regrette rien, Milord.

Le disavventure si palesarono presto nella vita di Piaf, fin da quando, alla nascita, la madre Annetta, troppo male in arnese per potersi occupare di lei, la abbandonò. A prendersi cura della piccola Édith fu la nonna paterna, che gestiva un bordello in Normandia.
Sempre al periodo dell’infanzia risale la temporanea cecità, dovuta a una forma acuta di cheratite. Verso i sette anni la nonna, che oltre a essere tenutaria di una casa di tolleranza era donna devota, la portò in pellegrinaggio al santuario di Teresa di Lisieux, e pochi giorni dopo Édith riacquistò la vista. L’evento, che ebbe letteralmente del miracoloso, la legherà per sempre a Teresina: «Ora canto per te!», pronuncerà ogni volta che salirà sul palco.  

Fu esibendosi per strada accanto al babbo, artista circense, che imparò a conquistare il pubblico. Era uno scricciolo di donna, diremmo in italiano: non arrivava al metro e cinquanta e pesava sui 40 chili. Caratteristica notata dall’impresario del cabaret parigino che per primo puntò su di lei, affibbiandole il soprannome di “La Môme Piaf”, il piccolo passero.

Gli anni dal secondo dopoguerra ai primi ’60, quelli dei grandi successi, delle tournée internazionali, delle apparizioni in tv all’Ed Sullivan Show e degli spettacoli fissi all’Olympia, nascondevano, dietro quel paravento luccicante, i grandi dolori patiti da Piaf. La figlia Marcelle, avuta nel 1933, era morta due anni dopo a causa della meningite. E che gli affetti le venissero strappati con ferocia lo confermerà la morte in un incidente aereo del pugile Marcel Cerdan, con cui aveva avuto una relazione intensa e appassionata. A lui dedicò Hymne à l’amour

Il canto è un modo di fuggire. È un altro mondo. Quando canto non sono più sulla Terra

Édith Piaf

Vicissitudini e incidenti impressero in lei segni martorianti: uno schianto automobilistico le procurò fratture multiple e, tra i postumi, una dipendenza da morfina; l’alcol fu compagno infedele di tutta la vita (e concausa del trapasso). Per via della sua natura ansiosa, che le impediva di prendere sonno (arrivò addirittura a temerlo, riconducendolo a una forma di morte), sviluppò un rapporto strettissimo con i sonniferi. 

Fino a quel giorno d’ottobre del 1963, in cui il suo esile corpo, stremato da tutto quel vivere, cedette all’abbraccio della morte: Édith Piaf se ne andava all’età di 47 anni.

Ancora oggi, la sua voce comunica quella volontà di reagire alla sofferenza elevandola a struggente bellezza. 

LEGATO A “MILLESTORIE” (RETE UNO) DEL 19.12.2026, ORE 11:05

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Millestorie 19.12.2025, 11:05

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