Difficilissimo non conoscerla, difficilino non averci fatto almeno un giretto per curiosità. Nel 2026 Spotify compirà vent’anni, e quante volte abbiamo sentito dire che il suo avvento è stata una rivoluzione? La piattaforma di streaming musicale nata in Svezia ha interrogato il nostro modo di fruire delle canzoni, dei dischi (se ha ancora senso parlare di questo formato; forse sì), e posto questioni più concrete rispetto al mero confronto fra il consumo musicale di oggi rispetto a ieri. Giusto per elencarne un paio, le polemiche che hanno toccato Spotify riguardano la retribuzione dei musicisti (si viaggia su cifre assai basse) e gli investimenti militari effettuati dal suo cofondatore. Quando, cantava qualcuno, «Music is love».
Due decenni fa siamo entrati nell’era della musica gassosa. Così la definisce il critico musicale Alceste Ayroldi a Voi che sapete. Uno stato che distingue la musica in streaming da quelle “solida” dei supporti e “liquida”, che almeno vedi arrivare in forma di file: «quella delle piattaforme non la vediamo neanche, è lì e non appartiene a noi». Con la conseguenza che se dovesse chiudere una di queste piattaforme (perché ci sono anche Apple Music, Amazon, Tidal, Deezer e compagnia), non ci resterebbe nulla in mano, rileva Ayroldi.
La parola che più di tutte connota questi tempi di musica aeriforme è “playlist”, le selezioni di brani servite all’utente. Celato dietro queste scalette, a tirar fila, troviamo ancora una volta lui, l’algoritmo, «che attinge dai generi musicali e ne crea di nuovi», fa notare Ayroldi, secondo il quale «c’è un’accettazione del furto della nostra identità musicale, di ciò che ascoltiamo. Veniamo plasmati per ascoltare anche cose che dovrebbero essere vicine a quell’ascolto, ma che in linea di massima sono generate tutte in base alle esigenze di mercato».
Lo streaming musicale: arma di distrazione di massa
Voi che sapete... 21.10.2025, 16:00
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Un flusso di brani praticamente infinito che, mette in guardia il critico, è frutto di manipolazioni algoritmiche, di manovre opache. Ayroldi cita l’acquisto di stream falsi, le playlist artificiali, in cui passano «musiche che non c’entrano niente con il tuo ascolto ma che per loro fa stream e quindi gioca a favore anche delle case discografiche». Un condizionamento per cui «sono favoriti artisti di etichette partner e contenuti conformi al comportamento dell’utente». Da che si deduce come il gusto della scoperta musicale ne esca ridimensionato. Il tutto a vantaggio di un livellamento in cui l’algoritmo «privilegia brani brevi, immediati, altamente “skippabili” [che si possono saltare]. Questo ha favorito una struttura diversa dei brani».
Vogliamo far piovere sul bagnato? Allora aggiungiamo le decine di migliaia di canzoni realizzate con l’intelligenza artificiale che ogni giorno compaiono su queste piattaforme, difficilmente distinguibili da quelle opera dell’intelligenza umana. Nella ricerca di rimedi che possano salvare l’umanità della musica, Claudio Angeleri, presidente del Centro Didattico produzione Musica di Bergamo, propone quanto fatto con i giovani allievi, che «apprezzano la bellezza del fare musica e la musica dal vivo, e non solamente quella scaricata: è la cultura dell’ascolto».
Angeleri punta su un approccio glocal alla diffusione della musica, che incroci il globale di internet al locale dei concerti, della musica da vivere come esperienza nel mondo reale. Dal canto suo Ayroldi elenca tre punti precisi, il primo dei quali è l’aumento dei compensi ai musicisti «e in questo si devono mettere una mano sul cuore le case discografiche, perché anche loro percepiscono parecchio». Del “pacchetto” pensato dal giornalista fanno poi parte la qualità del suono, «che andrebbe ulteriormente migliorata per evitare banalizzazioni dal punto di vista musicale», e un maggior equilibrio fra personalizzazione e diversità culturale, «che altrimenti l’algoritmo non ci fa neanche assaporare». Misure a cui affiancare, sempre secondo Ayroldi, il sostegno ai musicisti fuori da questa «omologazione sonora».
Spotify: verso i due decenni
Voi che sapete... 10.12.2025, 16:00
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