Il titolo non è certo dei più incoraggianti: moriremo soli. Un senso di condanna, un sentore nichilistico aleggiano intorno a queste poche parole. Certo, verba manent, ma il tutto si ridimensiona se andiamo a scavare nelle radici di Ash the Ash.
Il gruppo è nato nel canton Vaud attorno alla figura del leader Asher, colui che all’atto di formazione ha ceduto alla band tanto di nomignolo. Parliamo di un giovanotto attivo sulla scena dall’età di quattordici anni, in grado di suonare in sei gruppi contemporaneamente. Anche adesso, che la barba ci indica aver superato la post-fanciullezza, le energie non gli mancano.
Per Ash the Ash il ragazzo ha radunato attorno a sé un manipolo di musicisti conosciuti durante la comune frequentazione dell’École de musique di Losanna. Qui comprendiamo come queste istanze giovanilistiche siano, in realtà, una patina sotto cui i Nostri intessono un rock “saputo”, che attinge al pozzo indie-alternative ma senza semplificare il discorso, anzi. Ascoltandone i pezzi, si coglie il piacere con cui Ash the Ash mescolano atmosfere distanti tra loro, ad esempio cucendo chitarre un po’ indifferenti con un filo ritmico non statico, decisamente groovy.
Fra chitarre notturne e battiti marcanti, “We Will Die Alone” tira dritto verso quel passaggio, attorno a metà canzone, in cui la voce femminile di Liss ci fa galleggiare in una accogliente risacca psichedelica. Fino a che non troviamo la via d’uscita. Un brano ben congegnato, con tutte le sue cosine al posto giusto. Il titolo, ancorché importante, diventa aspetto relativo.