Cantautrice, scrittrice e attrice, la carriera di Nada Malanima inizia ufficialmente nel 1969, lo stesso anno in cui a Sanremo porta Ma che freddo fa, probabilmente uno dei pezzi più riconoscibili del suo repertorio.
È solo però uno degli elementi del suo percorso artistico, in cui, per restare alla sola musica, ha saputo destreggiarsi nei circuiti pop (con partecipazioni ai vari Festivalbar, Canzonissima e Un disco per l’estate), negli ambienti della canzone d’autore (collaborando con Piero Ciampi, Paolo Conte, Cocciante, Venditti, Baglioni) e in quelli più alternativi (partecipando a progetti di Massimo Zamboni e Zen Circus, per citarne un paio). Una purosangue della musica italiana, e questa definizione ci porta in modo naturale a Nitrito, il suo nuovo album, il ventunesimo della sua carriera. Ne ha parlato non al Sassofono blu, per rievocare un altro suo grande successo, ma a Tra le righe.
Mantenendoci nel campo semantico dell’equino, Nitrito è una galoppata fra suoni sperimentali, introspettivi, crepuscolari, senza trascurare l’importanza di recapitare messaggi profondi: «Cercavo un’altra voce che insieme alla mia desse un po’ lo spirito, il senso di questo album, in cui c’è molta libertà di pensiero e di linguaggio. Quindi il nitrito è un suono molto potente, un suono che allerta, che chiede attenzione, che inquieta, ma dà anche un grande senso di libertà. Era giusto abbinarlo al mio, di nitrito».
È dunque la libertà a riecheggiare nel suono evocato dal titolo. Una condizione che Nada fatica a vedere nella realtà, almeno in purezza: «Essere liberi è una cosa grandissima, una cosa meravigliosa, e non so se riusciamo veramente a esserlo fino in fondo. Magari ci si prova, però poi ci troviamo intrappolati in situazioni che sono indipendenti da noi. Già pensare di esserlo, e provarci a esserlo, è una cosa importante, perché significa rispettare sé stessi, essere in linea con il proprio pensiero e anche un senso di rispetto verso gli altri».
Il video di Bella più bella, una delle canzoni in scaletta, ritrae grandi figure femminili come Maria Callas, Frida Kahlo, Virginia Woolf, Marie Curie. Il brano è un inno «alla potenza delle donne, con tutti i loro aspetti, che sono la bellezza, il coraggio, la libertà, lo spirito di sacrificio. Sono donne eccezionali, questa canzone racchiude questo carattere perché comunque hanno tutte lasciato un segno. Spero non solo per me ma per tutte noi donne, che dobbiamo tener presente un esempio di vita, anche nel mondo contemporaneo. Anche se molte di loro non ci sono più, sono sempre vicine a noi che ci spingono a migliorare».