Novità discografiche

I primi passi di Bob Dylan

Il diciottesimo capitolo di inediti del cantautore e premio Nobel, tra registrazioni avventurose e versioni rare dei successi degli anni ‘60

  • Ieri, 17:03
Bob Dylan e Joan Baez

Il cantautore con Joan Baez, 1963

  • Imago / Granger Historical Picture Archive
Di: Riccardo Bertoncelli 

Nel 1985 la Columbia Records aprì i suoi archivi per documentare alcune pagine inedite fra le tantissime di Bob Dylan, con un’antologia intitolata Biograph. Era un primo, timido passo sotto la pressione dei fan ma ancor più dei produttori di dischi clandestini, che da decenni inondavano il mercato di nastri segreti. Quel tentativo sporadico ebbe un seguito nel 1991, con i primi tre volumi di una collana chiamata “Bootleg Series”.

A quel punto le uscite diventarono regolari; prima come raccolte di nastri da varie epoche, poi come antologie focalizzate su un particolare disco o un determinato periodo. Oggi la “Bootleg Series” è arrivata al volume 18 ed è quasi completa, con il nuovissimo box uscito in questi giorni, Through the Open Window. 1956-1963; otto CD che documentano gli inizi della storia, quando Robert Zimmerman si trasformò in Bob Dylan, lasciò il natio Minnesota per andare a New York e nel giro di uno-due anni divenne la stella più splendente della nuova musica folk allora in voga. Non era solo un custode della tradizione ma un appassionato autore anche di nuove canzoni calate nella realtà e nei fermenti sociali dell’epoca.

I primi otto brani di Through the Open Window sono una sorta di preistoria, con un Dylan quindicenne che in un negozio di musica si paga un provino di Let the Good Times Roll e a diciotto a casa di un amico registra con tutte le ingenuità del caso una prima canzone sua, I Got a New Girl. Timido ma ambizioso, con incrollabile fiducia in sé, il ragazzo passa dal primo amore rock&roll al folk, scopre Woody Guthrie e i bluesmen fra le due guerre e a New York arricchisce il suo sapere assorbendo come una spugna dischi, libri, consigli della generosa comunità di artisti e appassionati che lo accoglie al Greenwich Village, capitale del folk revival.

Dylan arriva a New York nel gennaio 1961. Tempo tre mesi ed è già un fenomeno, trova un ingaggio regolare al Gerde’s Folk City di spalla a John Lee Hooker e impara nuovi brani e altri ne scrive di suo pugno. A fine settembre il critico del New York Times lo segnala sul quotidiano e il ragazzo trova una prima fama. Il leggendario produttore John Hammond lo ingaggia per la Columbia, il manager Albert Grossman lo accoglie nella sua agenzia e gli procura un contratto con una casa di edizioni musicali. Cominciano a circolare nastri e provini ufficiali, ma esistono tracce anche precedenti, ed è questo il tesoro di Through the Open Window: avventurose registrazioni a casa di amici o in radio, e nastrini rubati alle serate nei piccoli club del Village, anche fuori New York, perfino a Montreal.

Lo sboccio è rapido. Con il 1962 il repertorio cambia forma, i brani nuovi sono sempre più numerosi e compaiono le prime canzoni storiche, A Hard Rain’s Gonna Fall, Don’t Think Twice e Blowin’ In The Wind, destinate a un album che farà la storia, The Freewheelin’. Dylan esce dalla tana del Village e diventa personaggio nazionale, un concerto alla Town Hall di New York dell’aprile 1963 segna la prima consacrazione ma molto di più verrà in estate, con un’acclamata esibizione al festival di Newport, l’incontro in scena con Joan Baez e la presenza cantata alla storica marcia per i diritti civili a Washington, fine agosto, quella guidata da Martin Luther King, la volta famosa di «I had a dream».

Through the Open Window segue la storia passo passo, con numerosi inediti, fermandosi alla fine del 1963, quando il racconto va a congiungersi ad altri volumi della collana che testimoniano la ricchissima stagione di metà anni ‘60. Il confine temporale è segnato dall’album più arrabbiato e forte di quel primo Dylan, The Times They Are-a Changin’, e dal concerto alla Carnegie Hall del 26 ottobre 1963 proposto per la prima volta in integrale: diciannove canzoni tutte originali, di luccicante bellezza.

Through the Open Window è uno spettacolo ma è bene sapere che non esaurisce il discorso. È giusto una selezione, perché sembra incredibile ma anche in quei tempi di povera tecnologia c’era qualcuno che agitava microfoni per aria e registrava alla bell’e meglio, e tanto è rimasto fuori da questo pur ampio contenitore. Materia per gli appassionati ultrà, per i moderni bootleggers o, forse, chissà, per un altro volume in futuro della “Bootleg Series”.

Bob Dylan

Through the Open Window. The Bootleg Series Vol. 18. 1956-1963 
(Columbia Legacy, 8 CD)

LEGATO A “MONTMARTRE” (RETE DUE) DEL 31.10.2025, ORE 15:35

24:34

“Through the Open Window. The Bootleg Series Vol. 18. 1956-1963”, Bob Dylan

RSI Rete Due 31.10.2025, 15:35

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  • Davide Fersini

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