Musica rock

30 anni di Wonderwall, la hit che consacrò gli Oasis

È una delle canzoni simbolo degli anni ‘90, a dispetto anche dei fratelli Gallagher che all’inizio non l’amavano granché

  • Oggi, 15:03
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Oasis

La band negli anni '90

  • Imago / Pop-Eye
Di: RigA 

Provvidenziale fu quel poster di George Harrison, che servì a cavare d’impiccio Noel Gallagher. Non fosse stato per il “Quiet Beatle” e il suo disco del 1968, forse oggi non staremmo celebrando i 30 anni di Wishing Stone. Perché sì, Wonderwall, la hit che ha iscritto il nome degli Oasis nell’Olimpo del rock, in origine doveva intitolarsi così. È che quelle due parole messe alla fine del ritornello, all’orecchio di Noel, proprio non suonavano bene. A posteriori, aveva ragione.

Poi, appunto, l’illuminazione. Una parola che di per sé non ha senso compiuto (tradotto è qualcosa che somiglia a “muro delle meraviglie”: largo alle interpretazioni!) ha permesso di chiudere una canzone dedicata a «un amico immaginario che arriverà e ti salverà da te stesso», per dirla con Noel. Che si trovò anche un po’ in imbarazzo nello spiegare alla sua (oggi ex) signora che no, non era dedicata a lei.

Un brano molto anni ’90, con questo tema di fondo così intimo e personale. Forse poco Oasis, se pensiamo che la formazione di Manchester aveva iniziato la sua scalata sulle note di Supersonic, brano in netto contrasto con le atmosfere depressive dei gruppi alla Nirvana. Ma differenze nello spirito, del pezzo e dei tempi, ce ne sono.

L’acustica di Noel attacca con la sua progressione di accordi, un’accoglienza che sa di ristoro; tempo quattro giri e il fratello Liam intona con il suo timbro nasale: «Today is gonna be the day that they’re gonna throw it back to you». E da lì un crescendo, anche questo molto Nineties, con il suono che si ispessisce passaggio dopo passaggio grazie alle orchestrazioni d’archi, fino a quando il ritornello non esplode come una richiesta d’aiuto: «Because maybeee / You’re gonna be the one that saves meee» ...E il resto è storia del pop. 

Qui sta il cambio di atteggiamento fra la prima metà di quel decennio, dominata dai Nirvana e dal loro dibattersi nel dolore, e l’approccio degli Oasis, orientati a mostrare una via d’uscita, da raggiungere foss’anche spintonando. La coolness gallagheriana in contrapposizione al nichilismo cobainiano: non è solo una questione di crunch chitarristico.

Col tempo Wonderwall - la parola - è riuscita pure a darsi un senso. Dopo la sua uscita, quel titolo tirato giù da una parete è diventato termine gergale inglese per indicare una persona sempre presente nei tuoi pensieri o, in modo più fedele all’intenzione originaria, qualcuno che può darti una mano nei momenti di difficoltà. Ah, ed è anche assurta a meme per sbeffeggiare i chitarristi dilettanti e il loro stile sgangherato.

È stata anche il primo singolo dei ’90 a raggiungere il miliardo di ascolti su Spotify. E dire che all’inizio alla band nemmeno piaceva più di tanto. Negli anni Noel ha cercato di ridimensionarne il valore, ricordando come Liam addirittura la odiasse (poi cambierà decisamente idea) e citando altre canzoni del repertorio fra le sue preferite di sempre. Eppure Wonderwall è ancora lì presente nelle scalette dei loro concerti. Anche nel 2025, anno dell’attesa reunion, ha fatto cantare all’unisono i fan. E Noel e Liam, che il senso dello spettacolo ce l’hanno - eccome! - sanno di non poter negare questa gioia.

LEGATO A “CIP CIP” (RETE TRE) DEL 30.10.2025, ORE 15:20

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