«Non avrebbe dovuto essere una professione, cosa che accade a un numero piuttosto limitato di persone. Ma il Conservatorio di Mosca era praticamente di fronte a casa, e la scuola centrale di musica intitolata a Čajkovskij si trovava nello stesso quartiere. E così a un certo punto i miei genitori pensarono che insieme ad altre cose come la pittura, la letteratura e tutto ciò che un bambino potesse fare, anche quella sarebbe stata una cosa bella da fare». Quell’intuizione dei suoi genitori sta portando lontano Vsevolod Zdavidov, pianista russo che attualmente risiede a Ginevra, vincitore del premio UBS Jeunes Solistes 2025, conferito ogni due anni ai migliori studenti delle università musicali svizzere. La nuova stella del pianoforte si è raccontata al microfono di Luisa Sclocchis all’interno di Musicalbox.
Nato nella capitale russa nel 2005, studia pianoforte dall’età di quattro anni. Prima dell’ultimo riconoscimento in terra elvetica, in carriera aveva già ottenuto diversi premi, come il Concertino di Praga nel 2020 e il Gina Bachauer International Junior Piano Competition l’anno successivo. Lui, che i concorsi potendo li eviterebbe, ritiene però siano utili in questa fase della sua vita, perché è il momento in cui salire sul palco è importantissimo. Del Jeunes Solistes sottolinea il valore a livello umano: è stato il nostro paese ad accoglierlo «e in un periodo così particolare questo concorso mi ha aiutato tanto a consolidare la sensazione che il tempo trascorso in questo paese sia prezioso, e sono molto grato alla Svizzera per avermi ospitato per così tanto tempo». In riva al Lemano, dal 2023 è allievo della Haute école de musique, dove studia sotto la guida di Nelson Goerner.
Del suo modo di approcciare lo strumento, Zdavidov sottolinea le influenze legate «al compositore, alle suggestioni dell’epoca in cui la musica è stata scritta e certamente alle tue impressioni personali, a quelle lasciate da altre esecuzioni». Un misto di spunti in cui anche l’aspetto temporale ha il suo rilievo. E a questo proposito, è curioso sentire da lui come vive questa contemporaneità dominata dall’immagine. A questo proposito cita il consiglio datogli da un amico, giornalista e filosofo inglese: «Una volta mi disse: “Seva, dovresti essere il più possibile all’antica per essere al passo coi tempi”. Vorrei continuare a rimanere di questa scuola. Insomma, anche se è ovvio che sia necessario in qualche modo seguire la tendenza, penso davvero che più si è all’antica, meglio è».
Rispetto alla pratica del compositore si schermisce, affermando di non poter comporre nulla di meglio di quanto esiste già. È sulla sua prospettiva personale che nutre un forte desiderio: «Mi piacerebbe un giorno poter vivere la vera vita di un russo, quindi avere un paese in cui poter tornare e dove poter trascorrere il mio tempo come artista, cosa che oggi non è certamente possibile. Mi piacerebbe sentirmi davvero un cittadino del mondo e non solo un immigrato come ora, qualcosa che nessuno desidera veramente». Un cammino lungo che, però, sente di voler intraprendere.