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Il jazz? È Tutta vita!

Il documentario di Valentina Cenni racconta la preparazione di un concerto, rivelando la profondità dei legami fra i musicisti e trasformandosi in metafora dell’esistenza

  • Un'ora fa
Un momento di "Tutta vita"

Un momento di "Tutta vita"

  • Courtesy: Guido Harari
Di: Musicalbox/RigA 

Sei giorni di prove che ci restituiscono un ritratto dell’esistenza, dei legami di cui è intrecciata e degli imprevisti di cui è disseminata. Che qui diventano improvvisazione. C’è l’umanità di un gruppo di jazzisti nelle sue tante sfaccettature in Tutta vita, il primo documentario dell’attrice, autrice e regista italiana Valentina Cenni.

Valentina Cenni

Valentina Cenni

  • Courtesy: Azzurra Primavera

Tutta vita racconta le giornate di preparazione per un concerto a Gorizia. Attorno a Stefano Bollani (che di Cenni è marito), si riunisce la crème della scena jazzistica italiana: Enrico Rava, Paolo Fresu, Daniele Sepe, Antonello Salis, Ares Tavolazzi e Roberto Gatto, i giovani talenti Matteo Mancuso, Christian Mascetta e la cantante e pianista Frida Bollani Magoni. La curiosità della regista è frutto del fascino che il jazz ha sempre esercitato su di lei, «perché c’è un approccio così libero, privo di pregiudizi, di paure e di muri. Questa libertà mi sembra favolosa», racconta a Musicalbox.

L’assenza di costrizioni e briglie Cenni l’ha vista emergere nei musicisti con cui ha lavorato, che si sono mostrati «a loro agio nella vita. Non hanno bisogno di maschere, e per questo sono così genuini». Spontanei e ispirati, e non solo artisticamente, perché «per loro provare non vuole dire soltanto provare la musica, anzi. Forse è l’ultima cosa che fanno, perché prima viene il rapporto, l’incontro di anime».

Ecco perché la narrazione muove dal jazz per dare la sua prospettiva sulla vita, e lo fa attraverso momenti toccanti, come l’interazione musicale fra Bollani e la figlia Frida: «Alla fine suonano insieme il brano. Questo accade nell’arco di due minuti, come se si raccontasse la vita intera di una persona, dal non sapere fino al raggiungimento di qualcosa grazie all’esperienza e all’incontro», ripercorre Cenni.

L’approccio di Cenni è stato all’insegna della discrezione: la sua macchina da presa ha fatto affiorare la complicità, l’ironia, lo spirito allegro con cui questi musicisti vivono la loro arte. L’esperienza ha anche stravolto il suo processo di lavorazione, all’inizio molto impostato, con una corposa parte di scrittura, poi viepiù “jazz”: «Mi sono veramente lasciata andare insieme a loro, mi sono immersa, fusa con loro». La gioia dell’improvvisazione è davvero contagiosa.

29:00
Tutta la vita

Tutta vita – Il jazz come forma di esistenza

Musicalbox 26.11.2025, 16:35

  • Courtesy: Marco Lovisatti e Guido Harari
  • Alessandro De Rosa

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