Musica d’autore

La canzone, «una pagina da riempire come ti pare»

A colloquio con David Riondino, per capire se le canzoni possono ancora raccontare il mondo di oggi

  • Oggi, 11:02
David Riondino.jpg
  • Imago/Dreamstime
Di: Claudio Farinone/Red. 

Chi meglio del cantautore, attore, regista e scrittore toscano David Riondino ci può traghettare nell’universo sconfinato delle canzoni? Romantiche, satiriche, ironiche, scanzonate, drammatiche... le canzoni ci possono raccontare il presente da diverse angolazioni e, talvolta, sono in grado di cambiarci la vita. Le canzoni sono frutto di un’alchimia fatta non solo di una felice combinazione tra testo e musica, ma di arrangiamenti, suoni e immaginari. In questa puntata degli incontri estivi di Rete Due, entreremo nei meccanismi di questa forma d’arte solo apparentemente semplice ma frutto di grandi capacità e intuizioni chiedendoci se le canzoni siano ancora capaci di raccontarci la contemporaneità.

La prima riflessione Riondino la compie sui testi dei cantautori italiani fra gli anni ’60 e ’80, usando Vola colomba come pietra di paragone. Canzone che, a scanso di equivoci, reputa bellissima:

«Il fatto che ci fossero nella stesura di cinque accordi delle parole decisamente diverse che non erano “Vola, colomba bianca, vola” ma “Dio è morto”, era già di per sé una forma sovversiva, perché non si era abituati a mettere nelle canzoni delle cose che in genere andavano altrove: nei discorsi, negli articoli, nelle poesie, nei libri. La canzone d’autore sposta sul “veicolo canzone” tutta una serie di temi sociologici, politici, psicologici, allargando la quantità di temi che si possono definire canzone. I primi a capirlo sono stati gli imprenditori americani che pubblicavano Dylan, che evidentemente sull’onda del folk, che già aveva un margine per queste cose di protesta, di canto sociale, ha innestato le sue ballad urbane.

Noi mettiamo dentro le canzoni dei temi che non eravamo abituati a contemplare, con le canzoni di Paoli che sono, diciamo, più vicine alla lirica francese, erotica, sensuale, calda, e le canzoni del canzoniere italiano. Ma dopo anche i vari Guccini, De André e Jannacci hanno a che fare con temi che prima non si trattavano. Canzoni come Mario di Jannacci non l’avresti mai sentita prima. Bellissima anche Giuseppina davanti alla fabbrica, oppure Noi non ci saremo, Dio è morto oppure i Dieci comandamenti fatti alla sua maniera da Fabrizio [De André].

Poi la canzone, naturalmente, come tutte le arti, ha dei cicli che si consumano, si riprendono, e adesso c’è una forma di canzone diversa perché la vedi soltanto a Sanremo, e quindi si affollano tutti lì e in altre uscite. Forse un’uscita estiva c’è, da qualche parte. Sono canzoni che devono rimanere impresse perché deve rimanere impresso il cantante. Per cui sono canzoni molto più circensi».

Nella produzione di Riondino si trovano tante canzoni che ci fanno sorridere grazie all’ironia che lo contraddistingue:

«Io amo i giochi di parole con le canzoni, con le situazioni surreali che possono entrare dentro un raccontino di 3 minuti come quello di una canzone. Io facevo delle specie di grandi assemblaggi di tanti temi diversi. Si trovano in vecchi dischi come Boulevard: Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir si incontravano in un bar. Lui le offriva un caffè, lei voleva un Fernet. Di modo che uomini e donne non si capivano. Non si capivano a Parigi, tant’è vero che arrivava Vadim con Brigitte Bardot. Lui le offriva un caffè, lei voleva un Bordeaux. Anche lì non si capivano. A quel punto si inserisce un tema tragico greco, “Ti lascerò per Paride, o stupido Agamennone, perché non so che farmene di 400 pecore”.

[…] in uno spazio molto breve come quello di una canzone, puoi fare questi disegni che a volte possono sembrare collage, a volte una caricatura satirica, a volte una ballata. Immaginate una pagina che puoi riempire come ti pare e che dura un tempo limitato. Possono venire fuori cose molto belle».

L’ascolto di Volver a los 17 , interpretata da Mercedes Sosa, dà lo spunto per parlare delle canzoni come forma di resistenza ai regimi oppressivi:

«Certo, perché durante la dittatura, quello che rimaneva e che girava di bocca in bocca erano le canzoni fatte all’estero da questi cantanti che erano andati via, tra cui Mercedes [fuggita dall’Argentina della giunta militare]. E la stessa cosa era capitata coi brasiliani, quando Chico Buarque stava a Roma durante il golpe dei brasiliani. Perché le canzoni rimangono, girano, la gente si incontra, le canta quando sa che non c’è la polizia che la sente. Basta una chitarra e queste poesie rifioriscono. Volano, le canzoni per chitarra: canzoni per essere ricantate. Difficile ora ricantare una canzone che nasce per essere tecnologica, o rap. Ma lì succedeva. […] E la canzone è formidabile come simbolo identitario, di appartenenza, di dissenso, perché è emotiva».

33:32

David Riondino

Musicalbox 23.06.2025, 15:35

  • Courtesy: David Riondino
  • Claudio Farinone

Correlati

Ti potrebbe interessare