Musica e società

La lotta di Rosa Parks risuona ancora oggi

Nel 1955 il suo gesto di protesta accese i movimenti per i diritti civili: da allora la figura dell’attivista ispira canzoni di tutti i generi

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Musica e lotta per i diritti civili

Voi che sapete... 21.05.2025, 16:00

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  • Claudio Farinone e Giovanni Conti
Di: Claudio Farinone/Giovanni Conti/Red. 

Correva il 1955 quando Rosa Parks, al secolo Rosa Louise McCauley (nella foto), si rifiutò di cedere il suo posto sull’autobus a un passeggero bianco a Montgomery, Alabama. Questo gesto di protesta accese un movimento di resistenza contro la segregazione razziale e portò alla nascita del boicottaggio degli autobus di Montgomery: un evento chiave nella lotta per l’uguaglianza. Rosa Parks è spesso chiamata “la madre del movimento per i diritti civili” perché il suo coraggio ha spinto molte persone a lottare contro le ingiustizie razziali e a chiedere un cambiamento sociale. La sua azione ha contribuito a mettere in luce le ingiustizie della segregazione e ha spinto il governo e la società a riflettere e a cambiare. Il 2025 celebra due importanti momenti storici che riguardano l’attivista afroamericana: vent’anni dalla sua scomparsa e settant’anni dall’episodio di Montgomery.

Il suo coraggio e il suo ruolo nel movimento per l’uguaglianza hanno ispirato pure molte canzoni, artisti e generi musicali che hanno sostenuto la lotta per i diritti civili. La sua storia ha alimentato un senso di orgoglio e di resistenza che si riflette in molte opere musicali di quegli anni e oltre. Da Wadada Leo Smith agli Outkast, da Karen Carpenter a Didjaman, passando da William Parker, The Neville Brothers e molti altri hanno dedicato almeno un capitolo della loro musica alla donna che sfidò le leggi segregazioniste.

Voi che sapete ne parla con lo storico Ferdinando Fasce, professore ordinario di Storia Contemporanea nell’Università di Genova e con il musicologo e critico Alceste Ayroldi.

Il professor Fasce mette in prospettiva il gesto di Rosa Parks:

«Bisogna ricordare che in realtà era già stata sbattuta fuori da quell’autobus, dallo stesso autista, dodici anni prima. Questa volta invece non accetta di essere sbattuta [fuori], si ferma lì e questo mette in moto il boicottaggio. Si decide a questo punto di boicottare gli autobus. E non bisogna dimenticarlo: il 70% degli utenti degli autobus erano afroamericani. A Montgomery, Alabama, viene coinvolto Martin Luther King, che non aveva mai preso l’autobus in vita sua perché quelli del ceto medio come lui usavano l’auto proprio per evitare queste forme discriminatorie. Si mette in moto una vicenda destinata a trasformare, perché questa è la scintilla che fa scoppiare la presenza degli afroamericani sulla scena pubblica statunitense e strappa poi il diritto a usare gli autobus».

In musica, i fatti di Montgomery diventano per gli afroamericani lo strumento per alzare la voce. Ayroldi fa notare che qualcosa era già successo prima:

«La voce l’avevano già alzata, gli afroamericani, nel momento in cui all’inizio degli anni ‘40 nasce il bebop [...]. La musica afroamericana era fatta per divertirsi, era lo swing, era quel quel ritmo ballabile. Arriva il bebop, arrivano [Thelonious] Monk, Charlie Parker, Oscar Pettiford, Dizzy Gillespie e cambiano le carte in tavola. E già questo era uno scenario, musicalmente parlando, molto molto interessante. Il discorso musicale, la musica e il jazz in particolare, ha accompagnato tutta la rivolta e tutta la rivendicazione dei diritti civili degli afroamericani». 

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