Musica elettronica

Musica per videogame: il gioco si è fatto serio

Genere a sé e in continua crescita, le sette note videoludiche sono redditizie anche per i musicisti affermati. Il ruolo dell’intelligenza artificiale

  • 27 maggio, 11:03
35:06

Musica e videogiochi

Voi che sapete... 23.05.2025, 16:00

  • Imago Images
  • Lalitha Del Parente e Giovanni Conti
Di: Lalitha Del Parente/Giovanni Conti/Red. 

Nel videogioco contemporaneo, la musica non è più solo decorativa: è strutturale. Interagisce con le scelte del giocatore e contribuisce a creare mondi credibili e coinvolgenti. Si direbbe che l’elemento musicale sia diventato un vero e proprio identificativo delle varie narrative, portando i videogame a dare profondità e contesto alle esperienze immersive.

Il genere della musica per videogame ha addirittura una categoria ai Grammy Awards. Ma quali sono le sfide di costruire una colonna sonora interattiva e qual è il suo valore culturale? A Voi che sapete se ne discute con Alceste Ayroldi, docente, saggista e critico musicale e Silvio Relandini, esperto di informatica e docente di tecnologie musicali. 

«Abbiamo case discografiche e compositori che si sono dedicati esclusivamente alla musica per videogiochi, senza parlare del fatto che vi sono master e corsi di laurea presso conservatori in Italia, e anche in Svizzera, che si occupano solo della preparazione degli studenti per comporre colonne sonore per videogame.

È un business per coloro che producono i videogiochi ma anche per tutti coloro che si occupano della composizione per videogiochi. Abbiamo un elenco nutrito di musicisti che si dedicano anche alla musica per videogame, come Angelo Badalamenti, che per esempio è un noto compositore di colonne sonore per film e serie televisive, ma anche Trent Reznor, che è il leader dei Nine Inch Nails. Quindi dà anche visibilità in una platea che è quella dei giovani, alla quale forse non sarebbero arrivati altrimenti». (Alceste Ayroldi)

L’evoluzione delle tecnologie di creazione ha consentito al genere di espandersi. Per Relandini l’intelligenza artificiale segna una nuova tappa di questo percorso:

«Noi guardiamo a essa non tanto come una sostituzione degli stili compositivi, e quindi un’autogenerazione musicale, quanto piuttosto a un mezzo che si affianca a un compositore per permettere una scrittura molto più rapida. Il compositore diventa una sorta di coordinatore, e l’intelligenza artificiale diventa un una sorta di tecnico che, sulla base delle indicazioni del compositore, crea tutte quelle linee melodiche, armoniche, contrappuntistiche necessarie allo sviluppo della colonna».

Correlati

Ti potrebbe interessare